Addio a Guido Zordan, l'architetto che progettò la nuova Mestre

Sabato 22 Giugno 2019 di Elisio Trevisan
Guido Zordan
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MESTRE - Si è spento ieri mattina dopo due anni di sofferenze l'architetto Guido Zordan, un professionista, amministratore pubblico e docente universitario che entra di diritto nei personaggi che hanno fatto la storia della terraferma, in minima parte anche per le polemiche memorabili sulla sua scala. Aveva 83 anni e l'ultima sua opera, realizzata assieme al figlio Tobia, è stata un libro Tra forma e funzione (a cura di Raffaello Tomaello) dedicato ai suoi progetti che, completato l'anno scorso, non è mai stato presentato al pubblico a causa dell'aggravamento delle condizioni di salute. Per i mestrini è il progettista della riqualificazione di Piazza Ferretto, della Torre Civica e di via Palazzo. Per alcuni di loro è quello che, con la nuova scala, ha inferto una ferita dolorosa all'unica Torre cinquecentesca rimasta in città. Per gli altri è lo studioso che, amando Mestre, le ha restituito la memoria cancellata da secoli di distruzioni del centro storico.
DENTRO LE MURA Mestre, infatti, un tempo era come Castelfranco o Cittadella ma le sue mura e porte sono state smantellate nel giro di due secoli tanto che, nel Novecento, ormai gli abitanti erano convinti che piazza Ferretto fosse il cuore dell'antica città, mentre invece era solo il più importante borgo fuori delle mura, così la Torre, e l'antica porta che contiene, erano l'accesso alla città della quale via Palazzo era una delle strade principali. Nella sua vita da docente dello Iuav, l'Istituto universitario di architettura di Venezia, Zordan ha fatto fare ai suoi allievi decine di ricerche e tesi di laurea su Porto Marghera, sul riutilizzo del porto, sul tessuto urbano della terraferma che, rimasta senza le antiche mura, si è sviluppata in un modo completamente diverso da tutti i centri che invece hanno mantenuto la parte storica: il che è stato un male ma anche un bene perché ha permesso sperimentazioni altrove vietate.
AMMINISTRATORE Zordan, anche quando l'allora sindaco di Venezia Paolo Costa, tra il 2003 e il 2005 lo chiamò a ricoprire il ruolo di assessore all'Urbanistica ed Edilizia privata, accettò interrompendo tutti i suoi incarichi professionali nello studio privato e allo Iauv, per dedicarsi a disegnare lo sviluppo futuro della città. Il suo nome appare tra quelli di Roberto D'Agostino, Giorgio Sarto e Bernard Winkler, come progettisti della Variante al Piano regolatore relativa agli insediamenti storici della Terraferma. Era un professionista prestato all'amministrazione pubblica e per questo fu sempre libero da condizionamenti politici, anche perché, non avendo ambizioni di carriera in quel settore, nessuno aveva motivo di temerlo. Quando Costa concluse il suo mandato, lui ringraziò tutti e tornò ad insegnare e a progettare.
E, per Mestre, tra le sue idee degli anni Novanta ci sono la nuova piazza Barche con la riapertura del canal Salso, interrato nel 1933, fino all'antico porto, la Fossa Gradeniga, davanti a Coin, e c'è pure la riapertura del Marzenego in via Poerio. Anni dopo, con l'amministrazione Orsoni che voleva abbattere la scala della Torre, è stato suo figlio Tobia, da direttore dei lavori avendo vinto un bando di gara, a contribuire alla realizzazione della nuova via Poerio; e lo scorso gennaio il Consiglio comunale ha votato all'unanimità perché si torni a scavare il canal Salso fino al Centro Le Barche.
I funerali si terranno martedì 25 giugno alle 11 nella chiesa di Carpenedo; su sua richiesta niente fiori ma eventualmente offerte all'associazione Parkinsoniani Associati Venezia-Mestre (www.parkinsonianiassociati.it).

 
Ultimo aggiornamento: 23 Giugno, 10:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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