Mestre. Mense aziendali, centinaia di persone restano senza lavoro a causa dello smart working

Mercoledì 17 Maggio 2023 di Elisio Trevisan
Mense aziendali, centinaia di persone restano senza lavoro a causa dello smart working

MESTRE - Anche le mense aziendali sono da annoverare tra le vittime del Covid. Il virus, però, non ha nessuna colpa, è stato piuttosto un'occasione, un'opportunità, per le società che si sono accorte di poter risparmiare una montagna di soldi comprimendo i costi. Tutto è cominciato con la pandemia, è vero, ma è continuato dopo e hanno fatto la stessa fine delle mense anche i bar aziendali e altri servizi come le pulizie. «Con l'avvento del Covid è scattato il meccanismo dello smart working e così sono state chiuse mense, bar e ristoranti interni, e chiaramente le società hanno rinunciato alle imprese di pulizie. - spiega Andrea Brignoli, segretario della Filcams Cgil - Finita la pandemia, un po' alla volta si riattivano i servizi ma, sorpresa, lo smart working continua per almeno due terzi del personale e così ad esempio dove lavoravano 800 persone oggi ce ne sono 200, e il servizio mensa che faceva 800 pasti adesso ne fa 200.

E allo stesso modo il servizio pulizie che faceva 400 uffici adesso ne fa poche decine». E così le mense di Regione Veneto, Telecom, Assicurazioni Generali, Poste, Porto, Ferrovie dello Stato, Actv, Ulss, Agenzia delle Entrate, Ovs e via di seguito sono state travolte dal "vento" del Covid.

BUONI PASTO

«E quando la pandemia se n'è andata le aziende in molti casi hanno continuato a tenere i lavoratori in smart working e hanno sostituito la ristorazione interna con buoni pasto. - continua Brignoli - Molti usano quei buoni per fare le spese e, in ufficio, mangiano un panino al volo, il risultato è che lavorano di più anche durante la pausa pasto, vengono meno gli aspetti della sicurezza e dell'igiene, e le società macinano profitti anche sui risparmi energetici. Senza dimenticare che vanno persi decine e decine di posti di lavoro nelle mense, nei bar e nelle imprese di pulizie». Le mense che resistono sono quelle degli stabilimenti manifatturieri come, ad esempio, Fincantieri, e poi c'è qualche mosca bianca come la San Marco Group di Marcon che, in controtendenza, ha costruito una mensa nuova e confeziona pasti su misura per ogni lavoratore.

Per il resto la lista delle chiusure è lunga: all'Agenzia delle Entrate a Marghera Serenissima Ristorazione ha chiuso mensa e anche bar con licenziamenti e ricollocazioni di personale; la Regione Veneto aveva tre mense ed ora ne ha due ma Vivenda confeziona solo un terzo dei pasti e ha ridotto il personale; sempre Vivenda è subentrata nell'appalto delle Poste e anche lì è in difficoltà perché di 800 persone che potrebbero andare al lavoro, 150 vanno in mensa, quindi di 600 pasti al giorno che pensava di fare, ne confeziona 150 e ha assunto 2 delle 10 persone che ci lavoravano; Telecom era servita da Cir e anche lì la mensa è stata chiusa e il personale licenziato o ricollocato; le tre mense delle Ferrovie dello Stato a Venezia, Mestre e Marghera chiuse; le due mense del Porto e il bar chiusi; la mensa Enel di Fusina ridimensionata e chiuso il bar a Santa Marta; il ristorante Le Isole di fronte al centro commerciale Le Porte di Mestre, che serviva gli uffici dell'Ulss, ha chiuso soppiantato da un ristorante cinese che ha riassorbito 4 dei 14 dipendenti della vecchia mensa; quella di Ovs è stata ridimensionata; e quella delle Generali di Marocco da 1400 pasti è precipitata a meno di 400. Le uniche che reggono, anche se ridimensionate, sono quelle dell'Actv in via dei Martiri della Libertà e al Tronchetto, quest'ultima in particolare è aperta grazie al fatto che dà da mangiare anche a dipendenti di altre aziende.

Ultimo aggiornamento: 18 Maggio, 09:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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