Mestre. L'appello di Laura, 43enne con una grave malattia cronica: «Fatemi lavorare in smartworking per non sentirmi disabile»

Lunedì 14 Novembre 2022 di Paolo Guidone
Mestre. L'appello di Laura, 43 anni, affetta da una grave malattia cronica: «Fatemi lavorare in smartworking per non sentirmi disabile»

MESTRE - Vorrebbe essere socialmente più attiva lavorando in smart working e ricevere una migliore assistenza economica e sanitaria Laura, mestrina di 43 anni, paziente cronica con disabilità seguita dall’Ulss veneziana.

A seguito di un incidente stradale quando aveva 19 anni, Laura ha subito una lesione alla spina dorsale, che si è progressivamente aggravata, ed è diventata una paziente neurologica. Da allora, dopo lunghi periodi trascorsi immobilizzata su un letto e diversi interventi sono trascorsi 24 anni, la vita è andata avanti ma Laura ha dovuto convivere con il dolore cronico e contare su un’assistenza sanitaria percepita sempre più come inadeguata.

L'appello di Laura: «Fatemi fare lo smartworking»

Inizialmente, grazie a un sistema di infusione intramidollare a rilascio prolungato di morfina, Laura ha potuto completare gli studi, lavorare per otto anni come cassiera in un cinema di Mestre ed essere attiva nel mondo del volontariato, ma a un certo punto l’assunzione prolungata di morfina le ha causato una paresi intestinale, costringendola a lasciare l’impiego e a ricorrere ad altre sostanze antidolorifiche contenenti molecole che, per continuare ad avere effetto, devono essere periodicamente cambiate a rotazione. «Quando una donna sola come me diventa fragile e incollocabile al lavoro, ricevere dallo Stato un assegno di invalidità di 290 euro al mese è qualcosa che non si può accettare perché mi costringe ad andare a procurarmi la spesa allo sportello alimentare “Tutti in piedi” di Mestre – osserva Laura – e perché così facendo si dimostra di trascurare una parte di popolazione che vive con patologie gravi, non lavora e non può contare sul sostegno di una famiglia. Eppure con i mezzi tecnologici attuali e una copertura di rete garantita potrei lavorare da casa, rimettermi in gioco, rendermi utile e guadagnare qualcosa in più che mi permetta di vivere meglio».

Oltre all’esiguo sostegno economico Laura lamenta la mancanza di un costante sostegno psicologico. «Fare una visita una volta al mese con lo psicologo e con lo psichiatra che ti prescrive farmaci antidepressivi non è sufficiente e poi il Centro di salute mentale non ha un indirizzo collegato con la terapia del dolore – spiega Laura – mentre servirebbe l’attivazione di uno sportello che assista psicologicamente e mantenga attivo il paziente cronico che deve seguire la terapia del dolore, magari attraverso l’attivazione di laboratori o di attività di gruppo. Non nego che in termini di assistenza in questo territorio ci siano cose che funzionano, ma ce ne sono altre che sono carenti, mi sono resa conto che il paziente cronico neurologico avrebbe bisogno anche di un ricovero invernale di almeno 30 giorni l’anno in una struttura in cui poter fare piscina e fisioterapia per riattivare le funzioni motorie e corporali e abituarlo all’uso di ausili come la carrozzina che devo utilizzare per i miei spostamenti o. Invece ci sono persone nella mia stessa situazione che sono costrette a passare tutto l’inverno a casa immobili a letto, piene di dolori, che potrebbero essere ricoverate temporaneamente in una struttura come il Fatebenefratelli».

Ultimo aggiornamento: 17:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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