MESTRE - Su consiglio della banca avevano investito in uno strumento finanziario parte dei loro risparmi - per un ammontare complessivo di 50 mila euro - finendo per perdere quasi tutto.
A distanza di 20 anni dall'inizio di quello sfortunato investimento, i figli di una coppia di coniugi di Mestre sono riusciti a recuperare una parte dei soldi perduti dai genitori, a conclusione di un contenzioso avviato con l'istituto bancario, definito dall'Arbitro per le controversie finanziarie: una parte della pretesa risarcitoria è stata considerata ormai prescritta, in quanto risalente ad un periodo antecedente gli ultimi dieci anni.
INVESTIMENTI A RISCHIO
La vicenda aveva avuto inizio nel 2002, quando i due coniugi di Mestre si era fidata del consiglio del consulente finanziario della propria filiale bancaria decidendo di investire parte dei risparmi in obbligazioni dello stesso istituto. La banca aveva, poi, provveduto a suggerire una serie di diverse operazioni, come rimborso di altri titoli e acquisto di azioni della banca medesima. I titoli erano stati acquistati a più riprese, fino ad arrivare ad un importo complessivo di 50 mila euro.
Successivamente, a seguito di problematiche di bilancio, le obbligazioni erano state convertite in azioni e i titoli avevano progressivamente perso il loro valore, per azzerarsi quasi completamente.
Nel frattempo il marito era venuto a mancare e la donna aveva abbandonato la questione, non interessandosene più, probabilmente anche perché non particolarmente esperta in investimenti finanziari.
IL RICORSO
Ad un certo punto, però, nel 2021, i figli della signora sono venuti a conoscenza, attraverso la consultazione di alcuni documenti, della consistente perdita finanziaria sofferta dai genitori e si sono quindi rivolti all'avvocato Emanuele Compagno, di Dolo, il quale ha iniziato ad analizzare estratti conto, contratti e tutte le varie operazioni bancarie effettuate nel corso degli anni precedenti.
Il legale ha, quindi, elaborato un ricorso di fronte all'Arbitro per le controversie finanziarie, con una minuziosa descrizione dei fatti e delle motivazioni per le quali risultava evidente che i risparmiatori non fossero consapevoli dei rischi connessi agli investimenti effettuati. Le schede Mifid, ad esempio, non apparivano corrette, né la consulenza prestata dalla banca appariva effettivamente espletata nell'interesse del cliente: al concretizzarsi delle difficoltà finanziarie della banca non era mai stato suggerito un disinvestimento. La decisione delll'Arbitro per le controversie finanziarie ha emesso la sua decisione lo scorso 22 maggio dando ragione, seppure parzialmente, ai risparmiatori.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout