"Troppa burocrazia": sfuma il sogno della darsena a Forte Marghera

Lunedì 3 Agosto 2020 di Elisio Trevisan
Veduta dall'alto di Forte Marghera con l'area Spina.
MESTRE L’Area “Spina” del Forte Marghera doveva diventare la prima darsena pubblica della terraferma per piccole barche da diporto, e invece non se ne farà nulla. Assonautica Venezia ha deciso di mollare la spugna perché la burocrazia è come le onde della Tempesta perfetta, il film del 2000 con George Cloney, impossibile batterla. E così l’area “Spina”, come una spina di pesce tra San Giuliano e la darsena della Baia del Forte, resterà così com’è, abbandonata, e se non ci stanno attenti tornerà pure a riempirsi di rifiuti e sporcizia di ogni genere.
ANNI DI ATTESA
Eppure Assonautica aveva fatto le cose per bene, già ai tempi della Giunta Orsoni aveva partecipato ai bandi del Comune, come molte altre realtà che si sono insediate negli spazi del Forte; aveva vinto e si apprestava ad avviare il progetto non per una darsena vera e propria che rovinerebbe il paesaggio ma per un sistema di ormeggi per quasi 100 piccole imbarcazioni, con una “club house”, uffici e base per le attività di formazione e trasferimento tecnologico legate a promozione, studio e sviluppo della navigazione ecosostenibile in laguna, comprese le escursioni con barche elettriche: tutto questo avrebbe trovato posto nella casetta al centro della “spina” che sarebbe stata restaurata, allontanando anche gli sbandati che la occupavano regolarmente. L’idea era quella di creare una serie di approdi in terraferma per inserire finalmente, e a pieno titolo, anche Mestre nell’ambito della gronda lagunare e facilitare gli spostamenti in barca, e non più solo in macchina, per Venezia e per il resto del territorio.
Tutto bene, salvo che poi sono cominciati i guai: il Comune ha bloccato tutti i bandi perché erano state scoperte delle irregolarità che, anche se non riguardavano Assonautica, le hanno imposto un primo stop. Ed era solo il primo perché, in seguito, è arrivata anche una multa per abbandono di rifiuti, sostanzialmente residui ci demolizioni edilizie. Tutte quelle immondizie c’erano già e Assonautica se l’era trovate ma, per spirito di collaborazione e perché comunque voleva andare avanti col progetto, ha provveduto a proprie spese alla pulizia dell’area.
La mazzata finale è arrivata quando il presidente dell’Associazione Roberto Magliocco, alla fine dell’anno scorso, ha deciso di lasciare l’incarico anche perché amareggiato proprio dalla vicenda dell’area Spina, un progetto al quale credeva molto e che aveva già ricevuto l’interesse di molti diportisti che non vedevano l’ora di sistemare la barca in un ambiente naturale, bello e sicuro dato che naturalmente era prevista pure la sorveglianza contro i vandalismi e i tanti furti che si verificano agli ormeggi in concessione dal Demanio lungo il canal Salso e l’Osellino.
Marino Masiero, il nuovo presidente, è uno del mestiere, gestisce da anni due marine, una a Chioggia e il porto turistico di Rodi Garganico in Puglia. Così, con l’occhio clinico, ha ripreso in mano l’idea per vedere se, burocrazia permettendo, riesce a farla partire e ha verificato che i tempi, ormai, sono cambiati e che il business plan che era stato fatto ormai dieci anni fa non va più bene. «Per stare in piedi oggi un’attività di ormeggio ha bisogno di almeno 350 posti barca contro gli 85 del progetto iniziale - spiega Masiero -. I costi fissi, per una struttura da 85 posti e per una da 400, sono gli stessi, solo che con 85 barche non incassi i soldi sufficienti per pagare le spese. Noi siamo un’Associazione senza scopo di lucro, non possiamo e non vogliamo guadagnare ma andare in pari sì».
I CONTI NON TORNANO
Oltretutto c’è l’investimento iniziale difficile da sostenere per Assonautica senza la certezza di un ritorno: ci vogliono 2 milioni di euro per scavi, banchine galleggianti, smaltimento fanghi, impianto di videosorveglianza, e poi bisogna pagare il guardiano di notte, un’impiegata, un meccanico e i servizi di luce, acqua, gas.
Le strade a questo punto sono due: «O il Comune paga e realizza il progetto e Assonautica lo gestisce, oppure il Comune ci affida un’area molto più grande, appunto per 350 posti barca, e allora possiamo anche pensare noi a tutto e assicurare pure la gestione. Altre soluzioni non ne vedo».
Elisio Trevisan
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Ultimo aggiornamento: 08:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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