Direttore Torricella silurato, il Porto dovrà pagare 340mila euro

Sabato 8 Settembre 2018 di Elisio Trevisan
Il porto di Venezia
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MESTRE - A pochi mesi dal suo insediamento alla presidenza dell’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico settentrionale, Pino Musolino ha licenziato in tronco il direttore tecnico Nicola Torricella.

Il licenziamento è stato deciso per giusta causa, cosa che non solo la lasciato il manager senza uno stipendio ma gli ha pure impedito di partecipare a bandi per trovare un altro lavoro in enti pubblici.
Ora, a quasi un anno di distanza, il giudice del Tribunale del lavoro Barbara Bortot ha stabilito con un’ordinanza che quel licenziamento disciplinare era ingiustificato e ha condannato il Porto (tutelato dall’avvocato Checchetto) a corrispondere a Torricella (patrocinato dall’avvocato Miazzi) 220 mila euro corrispondenti a 18 mensilità, l’importo massimo previsto dal Contratto di lavoro dei dirigenti aziendali, altri 122 mila euro a titolo di indennità sostitutiva del preavviso, e 6500 euro di spese di lite. 
NON È FINITA
E questo potrebbe essere solo l’inizio perché da un lato il Porto ha l’opportunità di presentare ricorso, e dall’altro Torricella quella di proseguire chiedendo i danni per il trattamento ricevuto e per le occasioni di lavoro perdute; infine potrebbe muoversi anche la Corte dei conti perché il Porto è stato condannato a pagare oltre 340 mila euro quando, invece, avrebbe potuto cavarsela con molto meno dato che il giudice aveva chiesto alle parti di mettersi d’accordo e transare sul numero di mensilità: potrebbe dunque configurarsi un danno erariale che, se accertato, sarebbe imputato al presidente dato che la firma sul licenziamento è la sua e non quella di un dirigente.
«Il dottor Nicola Torricella ho dovuto mandarlo via perché si era interrotto il rapporto di fiducia, che è fondamentale per lavorare assieme a un alto dirigente, altro che» aveva detto il presidente Musolino, annunciando anche un esposto alla Procura della Repubblica, sul licenziamento di uno dei massimi dirigenti del Porto dopo 14 anni di attività dei quali quattro da impiegato tecnico e dieci da direttore tecnico.
«Mettere me e la mia famiglia a pane ed acqua senza avere letto i documenti, o peggio, non sarà una cosa facile da perdonare» aveva invece sostenuto Torricella in un’intervista al nostro giornale spiegando che «vi sono oltre 50 documenti, alcuni agli atti anche del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che provano la mia buona fede e il buon operato».
E il giudice per decidere è andato ad esaminare proprio i documenti. E alla fine ha rigettato la richiesta della difesa di annullare il licenziamento e la contestazione disciplinare, richiesta sostenuta citando le leggi sui dipendenti della pubblica amministrazione, secondo le quali il presidente non avrebbe potuto farlo dato che ha funzioni di indirizzo politico, mentre le funzioni amministrative spettano ai dirigenti: per il giudice le Autorità portuali prima, e quelle di Sistema dopo sono invece sottoposte a una disciplina speciale che accoglie solo una minima parte delle norme sulla pubblica amministrazione.
L’EVIDENZA
Che il licenziamento fosse ingiustificato, però, per il giudice è più che evidente proprio analizzando la storia delle contestazioni e i documenti che dimostrano l’insussistenza delle pretese gravi violazioni.
Elisio Trevisan
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Ultimo aggiornamento: 10:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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