MESTRE - La paura? Di fatto è un freno anche per la partecipazione alla messa che, di suo, scontava già una flessione generalizzata dopo il Covid, ma che ora fatica a trovare nuovi impulsi per la ripresa anche di fronte alle notizie di criminalità e degrado che affliggono alcuni quartieri. «Sì, hanno il loro peso, almeno in certe parti della città», dice don Natalino Bonazza, parroco di San Giuseppe in viale San Marco e vicario foraneo per Mestre che già qualche mese fa, come altri sacerdoti, non aveva avuto dubbi a riconoscerlo: «Dopo la pandemia la partecipazione non è più quella di prima, soprattutto nella messa della domenica».
Messe vuote
Discorso diverso per quella feriale, che in tutte le parrocchie si tiene al mattino buon'ora o prima di cena, e dove resta presente lo "zoccolo duro", fatto soprattutto di anziani, ma che pure è alle prese con una certa trasformazione. «Da noi, che pure siamo un quartiere tranquillo, un gruppetto di anziane si è organizzato per rincasare assieme, così che per strada nessuna resti mai sola fino a destinazione», racconta don Bonazza.
È un'emergenza che ci deve interpellare tutti, sacerdoti e fedeli. Il Covid ha portato uno scossone, accelerando la frequentazione più per convinzione che per convenzione. Ragionamento che vale anche per le giovani famiglie con bambini in età da catechismo». Al Sacro Cuore, in via Aleardi, il parroco don Fabio Mattiuzzi invita i parrocchiani a essere più attenti a chi, in un quartiere sempre più multietnico, soffre la solitudine. "Riflettevo su quanto poco sono conosciute le persone che vivono con qualche disagio, che si sono rinchiuse in casa per mille motivi", scrive sul suo foglio settimanale. Lanciando una proposta: «Sarebbe bello riuscire a creare una rete che possa aiutare queste "tante" persone e farle sentire parte di una comunità, di una famiglia. Dare compagnia, informare che si può ricevere la comunione a casa, fare delle spese, creare un luogo, che abbiamo già designato e sistemato in patronato, dove poter passare dei momenti di svago Non ho la ricetta in mano conclude don Mattiuzzi , ma cominciare almeno a informarsi e passare notizie di coloro che per chissà quali cause non hanno più una vita sociale, penso sia possibilissimo e bello da attuare».
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout