Clochard "sfrattato", l'appello: «Troviamo una casa a Peter e al suo cane»

Sabato 10 Aprile 2021 di Filomena Spolaor
Clochard sfrattato, l'appello: «Troviamo una casa a Peter e al suo cane»
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MESTRE- Un tetto per Peter e il suo cane. Un appello per tutto quello che appartiene a un clochard ungherese malato, che ogni giorno fa l'elemosina al Tronchetto, e che ora sarà ora sfrattato da una baracca, la sua casa abbandonata in via Pacinotti.

Lo lancia Alessia Vianello, impiegata al parcheggio del Tronchetto, che chiede attenzione per quell'uomo che due anni fa incontrava ogni giorno di fronte al suo ufficio. Durante l'ora di pausa con i colleghi, la donna faceva sempre una passeggiata. 


L'INCONTRO

«Un giorno gli davo due euro - racconta - un altro tre, e un po' alla volta abbiamo cominciato a chiacchierare. Sono venuta a scoprire che erano in due: lui e la sua compagna Kristina. Lei è l'unica che si esprime con qualche parola in italiano. Mi spiega che purtroppo è malata di tumore, e all'ospedale dell'Angelo c'è un medico che la vuole curare. Ma non ha fissa dimora, e vengo a sapere che vivono in una casa abbandonata vicino al Vega, l'ex magazzino di un bar. Non hanno niente con sé: solo uno zaino, due pentole e due coperte per i cani che sono tutta la loro famiglia». Insieme ai colleghi, Alessia decide di portargli un po' di frutta, da mangiare. «Ci siamo trovati in quattro mura - spiega la donna - dove i due clochard vivevano senza acqua né gas». Kristina viene curata all'ospedale dell'Angelo, operata fa la chemio per sei mesi, ma continua a vivere sempre dentro a quel magazzino fatiscente. Nel frattempo arriva l'inverno, il medico dell'Angelo dice a Kristina che avrebbe avuto bisogno di un po' di igiene, del riscaldamento per supportare la malattia, ma questa si aggrava. La coppia decide di fare tornare Kristina in patria, dove aveva lasciato tre figlie avute da una precedente unione. Peter non sapeva se la compagna sarebbe tornata o meno, decide di raggiungerla, spinto da Alessia. «Arrivato dice la donna ha salutato Kristina entrando di frodo in ospedale, lasciandola poi sola per tornare alle cinque della mattina successiva al Tronchetto. Lei è morta senza nessuno il venerdì Santo dello scorso anno».

IL RICOVERO

Alessia con Peter ha sempre parlato grazie al traduttore di Google. Aiutata dalla sorella e dai colleghi, da quando lui è ritornato a Venezia, gli ha sempre portato da mangiare. Ad agosto il dispiacere e la solitudine abbattono Peter che viene colto da un infarto. Viene ricoverato in ospedale 15 giorni, e Alessia affida i cani alle guardie zoofile dell'Enpa. Da qui il destino comincia ad accanirsi e dopo due mesi, una trombosi lo blocca in quel tugurio che lui chiama casa senza acqua, luce, gas, solo una stufa a legna che la donna è riuscita a comprargli con una colletta tra amici e colleghi. Una volta uscito dall'ospedale, Alessia si mette in contatto con Emergency e un medico ogni giorno va a consegnargli i medicinali fuori dalla baracca. Ma un altro problema incombe, circa un mese fa qualcuno appende alla porta una lettera firmata dall'Ispettorato del lavoro di Venezia e tre ditte indirizzata a Peter, dove è scritto che il 15 aprile la struttura sarà pulita, sanificata, e demolita. «Abbiamo indagato confida la donna e scoperto che nessuna delle tre imprese citate che stanno lavorando nei dintorni ha chiesto lo sfratto. Forse è stata L'autorità Portuale oppure il Parco Scientifico, che avevano venduto il bar».

L'APPELLO

Una soluzione per Peter potrebbe essere un dormitorio, ma avendo un cane, lui dice che lo rifiutano. Dopo la trombosi il clochard è sempre seguito da un medico di Emergency, «ma non può finire in strada», dice Alessia, che lancia un appello al Comune e a chiunque di buon cuore si dispiaccia per Peter e possa trovare un alloggio per lui e il suo cane. «Diciamocela tutta - conclude - che un clochard si sceglie la vita che più gli si veste addosso, che l'asfalto e il freddo sono l'abitudine di una vita di strada, che i suoi cani, gli abiti sporchi e logori sono tutto quello che gli appartiene. Ma il diritto al suo tetto, perché toglierglielo»?

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