Centro islamico in via Piave a Mestre, lavori quasi finiti: «Si apre tra una settimana»

Martedì 30 Maggio 2023 di Fulvio Fenzo
Centro islamico nell'ex supermercato a Mestre

MESTRE - «Manca solo la pittura e completare gli ultimi lavori nei bagni, il resto lo abbiamo fatto tutto. Per la prossima settimana apriremo il centro culturale». L’ordinanza del Comune di stop alla moschea di via Piave, firmata il 15 maggio scorso con 30 giorni di tempo per adeguarsi, è ancora affissa sui portoni in vetro dell’ex supermercato Pam al civico 17. Ma dentro, dopo aver convinto i fedeli che volevano pregare anche nel cantiere, si è continuato a lavorare sistemando le pareti, i soffitti e gli impianti. «Entro questa settimana dovremo finire tutto - spiega Abdullah Somrat, 27enne di origine bengalese, referente della comunità islamica -.

Qui davanti, perché si entrerà solo dal lato di via Piave, metteremo dei tappeti, mentre l’imam si sistemerà lì in fondo. Il nostro centro culturale sarà in questo spazio di 550 metri quadri circa, mentre negli altri 200 metri quadri, cioé quello che era il magazzino dell’ex supermercato, probabilmente faremo una biblioteca. Comune non sarà uno spazio per i fedeli, perché non possono “andare oltre” la posizione dell’imam».

 
RESTAURO QUASI TERMINATO 


L’obiettivo è quello di aprire già la prossima settimana, come centro culturale islamico - con attività di doposcuola e studio della religione e delle lingue per i bambini, ed un punto di informazione per gli immigrati - ma anche come sala di preghiera collettiva. Cioè quello che il Comune ha espressamente vietato nell’ordinanza di due settimane fa. «Abbiamo fatto domanda di accesso agli atti per vedere cosa ci contestano - riprende Somrat -, come stiamo recuperando il contratto con il vecchio supermercato per confrontare l’afflusso di persone consentito a quei tempi, dimostrando così che non ci saranno grandi differenze. I momenti di preghiera sono di 10-15 minuti, non tutto il giorno». 
Ma c’è il problema del venerdì, il giorno che corrisponde alla “domenica cristiana” per quanto riguarda le funzioni. «Lo sappiamo anche noi, perché prevediamo picchi di 400 persone per la preghiera collettiva delle 13.30. Forse qualcuna di meno, ma probabilmente anche di più... Comunque stiamo studiando come prevenire gli assembramenti, per esempio facendo uscire le persone a gruppi di una ventina alla volta».


«FAREMO UN’INAUGURAZIONE»


L’imam è Arif Mahmud, anche presidente dell’associazione Ittihad, ed è lui che nei giorni scorsi ha parlato esplicitamente di una moschea aperta a tutti. «Per noi tutto il mondo è una moschea - spiega - perché possiamo pregare ovunque». «Anch’io nel mio negozio prego, e nessuno viene a dirmi che non posso farlo perché mi trovo in un’attività commerciale» riprende Abdullah Somrat, aggiungendo anche che una moschea dovrebbe essere di proprietà della comunità, mentre qui si trovano in affitto (si parla di 3.700 euro al mese, versati al titolare italiano dall’autunno scorso). «Abbelliremo le vetrine - prosegue -, altro che portare “ulteriore degrado in via Piave” come ha detto il sindaco (anche se in realtà Brugnaro ha parlato solo delle irregolarità riscontrate nei sopralluoghi, ndr.). Noi pensiamo invece che il nostro centro culturale sarà un’opportunità di rilancio di questa parte di via Piave, basterebbe la volontà di agevolare il dialogo con l’amministrazione comunale per affrontare insieme la questione». 


Un dialogo che, però, se anche partisse rischia di spegnersi sul nascere nel momento in cui il centro culturale-moschea verrà aperto. «Abbiamo fatto tutti i lavori, sistemato i muri che cadevano a pezzi. Ora ci resta solo da ridipingere tutto, fare le pulizie, sistemare tappeti e un po’ di arredi - conclude il referente di questa parte della comunità islamica bengalese -. Ripeto, per la prossima settimana dovremo farcela e faremo anche un’inaugurazione. Tutti sono invitati».

Ultimo aggiornamento: 06:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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