MESTRE - La gente cammina veloce. Senza guardarsi tanto attorno. Anche perché, più che osservare, ci si sente osservati quando si procede tra via Stazione e via Cappuccina all'altezza del sottopasso del tram. Una giungla, un raduno di pusher, sbandati, ubriaconi, dove sembra di mettere i piedi in una specie di discarica a cielo aperto con chiazze sull'asfalto di urina, escrementi, resti di spinelli, qualche volta anche siringhe, cartacce e residui di cibo consumato là fuori. In quello che sembra un girone dantesco ci sono, immancabili, anche gli immigrati senegalesi che vanno a recuperare i loro enormi sacchi di plastica di colore celeste in un negozio gestito da cinesi carichi di merce, che spesso capita essere contraffatta, prima di salire sui bus per Venezia. Un percorso, quello tra la stazione ferroviaria e via Cappuccina che Elena, una giovane di Pianiga che lavora in uno studio mestrino, fa ogni giorno con il terrore disegnato in volto perché sa di rischiare di venire malmenata, derubata.
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