Mestre. L'assedio dei "tossici" in via Felisati e via Salettuol. Negozianti e residenti disperati: «Viviamo blindati». Il reportage

Mercoledì 28 Dicembre 2022 di Fulvio Fenzo
Mestre. L'assedio dei tossici in via Felisati e via Salettuol. Negozianti e residenti disperati: «Viviamo blindati»
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MESTRE - L’assedio è su tutto il perimetro. A tutte le ore: mattina, pomeriggio, sera e figuriamoci la notte. Come in quei film delle case infestate dai fantasmi, solo che qui gli “spettri” sono perlopiù ragazzi e ragazzi che si piazzano sotto, dietro o all’entrata del condominio per iniettarsi l’ennesima dose di eroina, ai quali spesso e volentieri si aggiungono i pusher.

Attorno, negozianti che di pomeriggio si barricano dentro i locali chiudendosi a chiave («perché non sai chi potrebbe entrare»), oppure attività che alzano le recinzioni aggiungendo metri di filo spinato per evitare che qualcuno le scavalchi. E per terra le immancabili siringhe, mozziconi di qualunque cosa ci sia da fumare e bottiglie e lattine vuote di birra.

PORTA FORZATA

Il condominio è quello di via Felisati, angolo via Salettuol e poi di nuovo giù per via Salettuon, uno dei primi - ancora diversi anni fa - a denunciare nel rione Piave la presenza costante di tossicodipendenti. Ed è ancora come e peggio di prima. «Stiamo per cambiare il portone d’entrata - raccontano dalla palazzina signorile di nove piani -. Ne metteremo una blindata, perché quella che abbiamo, già rinforzata, riescono ad aprirla per bivaccare nell’androne, salire le scale ed andarsi a bucare ai piani superiori. Non sappiamo più cosa fare, siamo disperati». Attorno hanno aggiunto recinzioni su recinzioni, perfino nel vano interrato dei contatori giù da quella rampa dove si trovano mucchi di stagnole, confezioni di siringhe e altra sporcizia. «Ce ne è una anche là, tra le due auto parcheggiate a lato», indichiamo al netturbino che cerca, tra gli improperi dei passanti, di tenere pulita una strada dove ormai si getta tutto per terra. Se dovesse venire la “squadra” dedicata di Veritas bisognerebbe attendere mezza giornata. Per fortuna la raccoglie, ma è solo una di meno, perché presto arriveranno altri ragazzi a farsi. «Anzi, sono già arrivati - dice una donna che abita di fronte -. Guardali lì, sono un paio». 

BARRICATI

Il parroco di via Piave ha anticipato la messa del sabato sera perché la gente ha paura di uscire. «Eccome se abbiamo paura - racconta un’anziana -. Alla mattina vado a fare la spesa, poi torno a casa e non mi muovo più. Non sai chi ti puoi trovare sotto casa». E se la gente non gira, si barricano anche i negozianti: «Dopo le 4 di pomeriggio, o anche prima, chiudiamo la porta d’entrata a chiave e, prima di aprire, guardiamo chi c’è. Ma è possibile lavorare così? Abbiamo un gruppo WhatsApp tra attività della zona per avvisarci quando vediamo qualcosa che non va. Quando c’è da stare in guardia». Ma la polizia non la chiamate? «Abbiamo chiesto più pattuglie a piedi e la cosa è durata solo qualche giorno - rispondono in via Felisati -, ma adesso vediamo di nuovo solo tanti giri in macchina... E quando il camper del questore si è piazzato nei giardini di via Piave, i pusher nigeriani che di solito si trovano lì si sono spostati proprio qui, in via Salettuol. Abbiamo chiamato e ci hanno risposto che “non tutti i nigeriani sono spacciatori”». 

NUOVI CLIENTI

L’albergo sulla curva di via Felisati ha alzato con rete e filo spinato la recinzione sul retro. «Quest’estate la scavalcavano e ce li trovavamo dentro a dormire - spiegano dall’hotel -. Ormai li conosciamo tutti, anche se ultimamente vediamo tossicodipendenti nuovi, giovani e italiani. E non strafatti, ma vestiti bene e con ai piedi quelle scarpe Golden Goose che costano centinaia di euro. E vediamo anche professionisti rivolgersi ai pusher». Quasi di fronte, in via Col Moschin, c’è l’ex hotel Piave, chiuso e abbandonato. Dal cancelletto a lato (che anche un ragazzino può scavalcare) ogni mattina sbucano fuori alcuni personaggi che, a sentire in giro, sarebbero spacciatori che operano in zona, e che avrebbero praticamente trovato una sistemazione a due passi dal “posto di lavoro”. «È paradossale - commenta un commerciante - ma qui siamo talmente disperati che il problema non è più nemmeno quello dei pusher. Anzi, questi fanno di tutto per non creare problemi, perché così non vengono braccati dalla polizia. Qui il problema sono i tossicodipendenti che girano giorno e notte, notte e giorno. Sempre di più e sempre più ingestibili. E noi siamo costretti a vivere blindati». 

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Ultimo aggiornamento: 29 Dicembre, 10:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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