Cacciolato, medico di famiglia non vaccinato: «Non sono no vax, è paura per la salute»

Giovedì 28 Ottobre 2021 di Alvise Sperandio
Renzo Cacciolato, medico di famiglia
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VENEZIA - Renzo Cacciolato è il medico di medicina generale che nei giorni scorsi è stato sospeso fino al prossimo 31 dicembre perché non vaccinato. È il primo caso tra Mestre e Venezia, il terzo in provincia. Com’è noto, i sanitari hanno l’obbligo di vaccinazione, pena il rischio, appunto, di non poter più lavorare, restando senza stipendio. Cacciolato, 61 anni, ambulatorio in via Miranese, accetta di rispondere alle domande de Il Gazzettino per spiegare la sua posizione: «Non sono un no-vax – dice –. Ho molti dubbi di potermi vaccinare per ragioni di salute».
 

Dottore, perché è stato sospeso fino a fine anno?
«Io ho spiegato la mia situazione, ma la commissione valutatrice dell’Ulss 3 Serenissima mi ha considerato non disposto a sottopormi a questa terapia vaccinale.

Le mail in possesso del Servizio d’igiene pubblica dimostrano una mia continua richiesta di domande, informazioni e incontri volti a fornirmi notizie utili per esprimere un valido consenso al trattamento».

È stato definito un no-vax:ci si riconosce?
«Posso dire che non ho mai espresso a questa commissione il rifiuto al vaccino anti-covid. Il fatto è che non sono mai stato messo nelle condizioni di poterlo fare. Ho sempre espresso la mia volontà di vaccinarmi anche ai giovani e inesperti medici vaccinatori che ho incontrato. Loro mi rispondevano che questo è il protocollo aziendale e forse era meglio che io parlassi con un medico più esperto. Questi colloqui, più volte richiesti e anche promessi negli incontri nella sede vaccinale di Marghera e in ospedale, non sono mai avvenuti».

E quindi?
«Credo che la mia sospensione derivi da un fraintendimento. La commissione crede di aver risposto a tutte le domande che ho posto loro e forse c’è un errore nella pila di pratiche ferme sulla scrivania... Non voglio pensare diversamente».

Cosa ne pensa del vaccino contro il Covid?
«Io mi definisco un “vaccinando oculato”, cioè uno che apprende dalle esperienze e cerca di trarne buoni insegnamenti, basati sulla osservazione scientifica naturalmente e magari di trasferirli a tutti, con umiltà. La mia preoccupazione deriva da alcuni episodi di reazione post-vaccinale che hanno accompagnato la mia infanzia e la vita adulta. Io nella roulette della vita con le vaccinazioni ho sempre rischiato molto. Scusate se sono prudente».

Lo ha raccomandato o lo ha sconsigliato ai suoi assistiti?
«Sono contento che ci sia una nuova freccia al nostro arco nella dura lotta contro la malattia, ma dovrà trovare una collocazione molto precisa nella nostra farmacia anti-virus. Forse è un po’ troppo presto per avere sicurezze al 100%, ma questo fa parte del mio carattere prudente quando si tratta di salute. Non lo consiglio in assoluto sempre, ma valuto, come spero facciano tutti. Se un paziente ha un forte raffreddore o una sindrome intestinale, ad esempio, consiglio di aspettare la guarigione e sospendo temporaneamente la vaccinazione. Lo stesso se ci sono reazioni infiammatorie dopo la prima dose. Mentre in altri casi ravvedo una possibile sospensione definitiva, inviando alla valutazione dello specialista in ambiente protetto».

Ma lei, i vaccini, li somministra?
«Io non ho mai dato la disponibilità di vaccinare a Marghera o in altre sedi per assoluta mancanza di tempo, perché lavoro tutto il giorno. Però ho proposto a pazienti anziani e non deambulanti la vaccinazione a domicilio che ho eseguito previa attenta anamnesi».

Aveva preallertato i suoi pazienti che sarebbe stato sospeso, vista la vigenza dell’obbligo?
«Con alcuni di loro, meno di trenta sicuramente, mi ero confidato. La sospensione è arrivata improvvisa e inaspettata perché alle mie richieste non è mai stato dato seguito. In realtà il servizio d’Igiene pubblica potrebbe obbiettare che una risposta è stata inviata per posta elettronica certificata, ma è una risposta ciclostilata, di stile, buona per tutte le occasioni».

Ora hanno il disagio di doversi trovare un altro medico e i suoi colleghi vengono sovraccaricati di lavoro.
«Capisco. Non mi preoccupa il numero dei pazienti che ho perso e che perderò. Se mi preoccupassero i soldi avrei esercitato la professione diversamente».

Che idea s’è fatto dell’obbligo vaccinale per i sanitari?
«La sicurezza in studio, per quanto riguarda me e la mia segretaria, è sempre stata garantita dai tamponi proposti dall’Ulss a carattere settimanale, ma principalmente dai tamponi che ci siamo auto-prescritti e abbiamo eseguito da terzi a cadenza bisettimanale. Non ci siamo mai ammalati, nemmeno un raffreddore. Io ritengo che un tampone sia un ottimo presidio per il controllo della trasmissione del virus».

Cosa farà in questi due mesi?
«Dopo quattro anni di incredibile lavoro, mi fermo e posso fare un po’ di sport, mangiare bene, dimagrire, scrivere un libro e occuparmi della mia famiglia...».
 

Ultimo aggiornamento: 19:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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