Pochi medici in Veneto? Malpagati? E pronti a scappare dagli ospedali pubblici? È la polemica di questi giorni, innescata dopo le dimissioni del primario del Pronto soccorso dell'ospedale San Bortolo di Vicenza e che ieri ha registrato un botta e risposta a distanza tra il presidente della Regione Luca Zaia, il sindacato dei medici Cimo, il capogruppo del Pd Giacomo Possamai.
«Se vogliamo parlare dei problemi della sanità, parliamone, ma con numeri reali alla mano - ha detto Zaia -. Dal 31 dicembre 2019 al 31 dicembre 2021 in Veneto ci sono 85 medici dipendenti in più.
Attacco a Zaia
«Il presidente Zaia vive evidentemente su un altro pianeta, oppure ha scelto deliberatamente di negare la marea di problemi in cui naviga la sanità veneta», è stata la replica del capogruppo del Pd, Giacomo Possamai. Che ha fornito altri numeri: «In Veneto la spesa del personale per popolazione residente è tra le più basse d'Italia e, rispetto al budget complessivo della spesa sanitaria, la quota del personale è inferiore del 3-4% rispetto a regioni paragonabili come Toscana ed Emilia Romagna. Circa l'8% dei cittadini veneti è senza il medico di famiglia e nelle diverse strutture mancano 1.500 medici e oltre 3.000 tra infermieri, tecnici e operatori socio-sanitari. Uno stato di emergenza diffuso che il presidente Zaia ora ha il coraggio di negare in toto».
E altri numeri li ha messi sul tavolo il sindaco Cimo-Fesmed: «85 unità in più? Il riferimento va fatto alla carenza di 1295 medici al dicembre 2018 come da documento ufficiale dell'allora segretario regionale alla Sanità, Domenico Mantoan. Quanto alla retribuzione media non è dato di sapere se nel calcolo sono compresi anche i numerosi contratti libero professionali. Resta poi il problema dei Pronto soccorso, oramai affidati quasi interamente a cooperative esterne».
Medici in Veneto
A metà pomeriggio, Zaia ha allargato il tiro: «I medici devono diventare figure strategiche dal punto di vista formativo, e quindi garantendo più accesso alle borse di studio, alle specialità e dunque avere più medici sul mercato, ma anche dal punto di vista del trattamento di stipendio. Il vero problema è che medici sul mercato non ce ne sono. Per me il Paese deve dire che la figura del sanitario, special modo il medico, è una figura strategica nazionale come una volta lo era l'Esercito: il Paese dunque va bene che faccia scelte meritocratiche, ma deve pagare di più i medici».