Troppi medici di base lavorano soli, in arrivo una nuova riforma: «Ecco le Case di comunità»

Domenica 29 Maggio 2022 di Paolo Guidone Alda Vanzan
Medici di base
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VENEZIA - Tra qualche anno, grazie ai fondi del Pnrr (ben 2 miliardi di euro a livello nazionale), avremo le Case di Comunità: meno di un ospedale, più di un ambulatorio, saranno strutture aperte sempre, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, dove oltre al proprio medico di base si potranno trovare anche specialisti ed effettuare esami. Le Case di Comunità saranno il top dei servizi ai pazienti: in Veneto ne sono state previste 99, dovranno essere realizzate entro il 2026. Ma nel frattempo? E, comunque, cosa faranno i pazienti nei cui territori non sono previsti questi «luoghi di eccellenza»? È qui che si inserisce la proposta della Fimmg del Veneto, la Federazione dei medici di famiglia che con la Regione peraltro negli ultimi tempi ha avuto rapporti alquanto tesi, tanto da disertare il tavolo di confronto. L'idea è di favorire l'aggregazione dei medici con la Regione che dovrebbe contribuire alle spese degli ambulatori per quanto riguarda il personale amministrativo e la sua formazione. «Questa nostra proposta - dice il segretario della Fimmg, Maurizio Scassola - vuole essere un'occasione per rilanciare i rapporti e riaprire i tavoli di trattativa».

I DATI
La proposta di riforma è stata illustrata ieri, 28 maggio, nell'assemblea della Federazione veneziana, presente anche il segretario nazionale Silvestro Scotti, e «non appena possibile sarà presentata anche alla Regione, segno della volontà di porsi come soggetto propositivo e non di opposizione». Il dato di partenza è che oggi in Veneto il 50% dei medici di famiglia lavora da solo, non ha neanche una segretaria. Il motivo? «Perché avere una struttura organizzata con del personale amministrativo costa», spiega Scassola. Obiezione: con quel che prende un medico di base, una impiegata potrà pure permettersela. «Ma la professione del medico di medicina generale non è più appetibile, il modello è primitivo, in tanti preferiscono fare altro. Così come nei servizi di urgenza ed emergenza, è il carico di lavoro che fa fuggire i medici». Scassola cita il 17° corso di formazione in medicina generale, quello appena iniziato: «C'erano 370 neolaureati, 70 si sono già dimessi».
L'altro dato è che solo il 23% della popolazione veneta ha come riferimento una medicina di gruppo organizzata con personale amministrativo e infermieristico formato: su 86 autorizzate, solo 76 attivate. «Questo è inammissibile - dice Scassola - perché così si crea una disuguaglianza nei confronti della popolazione».

Tra l'altro, rincara il segretario della Fimmg, dal 2018 le medicine integrate non sono più state finanziate dalla Regione. Il tutto condito dalla carenza di medici: i dati della Fimmg parlano di 2.710 medici in servizio con una previsione che 375 vadano in pensione nei prossimi tre anni. «E potrebbero essere di più se decideranno di andare in quiescenza prima di compiere i 70 anni». Situazione critica nelle Continuità assistenziali, le ex Guardie mediche, con 537 incarichi vacanti. Quanto alla decisione di utilizzare gli specializzandi, i cosiddetti dottorini, Scassola non ha dubbi: «Senza un tutoraggio sono ragazzi mandati allo sbaraglio».

I LIVELLI
Viste le premesse e le considerazioni («Se siamo a questo punto è perché è stata sbagliata la programmazione, sia a livello nazionale che regionale»), il confronto con Palazzo Balbi non si preannuncia in discesa. La Fimmg, però, ci conta e alla Regione proporrà una riforma basata su tre livelli. 1) Microteam (chiamati Aft) che riuniscano almeno 5 medici di uno stesso territorio, dove ci sia la possibilità di avere personale amministrativo almeno in uno degli ambulatori; attività di 12 ore continuative per 5 giorni a settimana. 2) Medicine di gruppo integrate con almeno 10 medici e, ad esempio, dotazioni strumentali adeguate per la diagnostica di primo livello, con attività di 12 ore continuative per 7 giorni a settimana. 3) Case di Comunità, regolate dal Pnrr; minimo 10 medici di base più il team completo, apertura H24 per 7 giorni su 7.
Va da sé che, secondo la Fimmg, per favorire l'aggregazione tra i medici di base e quindi fornire maggiori servizi ai cittadini, Regione e Stato devono sostenere i costi quantomeno del personale amministrativo degli ambulatori. «Questa nostra proposta di riforma della medicina generale - dice Scassola - vuole essere un'occasione per rilanciare i rapporti e riaprire i tavoli di trattativa con la Regione Veneto. Non è più il tempo dei provvedimenti tampone che rincorrono affannosamente le emergenze, che pur ci sono e riconosciamo. Crediamo che questa riorganizzazione possa essere una risposta strutturale e concreta ai bisogni di salute e di assistenza della popolazione».
 

Ultimo aggiornamento: 30 Maggio, 09:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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