La filiera delle feste è praticamente ferma
il blocco ha bruciato oltre 130 milioni

Domenica 28 Giugno 2020 di Alvise Sperandio
Uno dei pochi matrimoni celebrati
Il blocco delle cerimonie religiose, dalle prime comunioni ai matrimoni, dai battesimi alle cresime, ma anche dei congressi e in generale degli eventi pubblici, a causa della pandemia, manda in rosso i conti della filiera delle feste.
Confartigianato metropolitana di Venezia calcola che in provincia siano ben 4.183 le imprese che lavorano nel settore, pari al 22% dell’intero comparto: ebbene, considerando che in tempi normali mediamente sono 25 mila gli eventi che si svolgono in un anno, quelli saltati durante i tre mesi di lockdown e quelli che restano incerti per i mesi a venire, in attesa di capire cosa sarà del Covid-19, lo stop ai festeggiamenti “pesa” per un volume di affari da 130-150 milioni di euro. Insomma, un altro pesante contraccolpo sul tessuto economico locale che non solo danneggia i fatturati di tante realtà artigiane, ma sta già aprendo allo spettro della chiusura e dei licenziamenti. In particolare, a livello di cerimonie religiose molto è fermo, come spiega il vicario episcopale del Patriarcato don Fabrizio Favaro: «Qualche matrimonio si è celebrato, ma con la capienza limitata in chiesa e il problema del banchetto alla luce delle norme sul distanziamento sociale – afferma il sacerdote – Invece, le prime comunioni e le cresime, che coinvolgono interi gruppi di bambini e ragazzi, col seguito delle loro famiglie, genitori, nonni, padrini e madrine, sono rinviate secondo quanto indicato dal Comitato tecnico scientifico e recepito dall’accordo tra governo e Chiesa».
LE MISURE DELLA DIOCESI
Misure recepite anche dalla diocesi: specialmente le cresime sono ritenute a rischio, visto che intingere il dito nell’olio sacro e toccare tutte le fronti è considerato un pericoloso volano di contagio. Per questo, mentre le prime comunioni si faranno in autunno, le cresime al momento sono state rinviate a data da destinarsi. E se anche le parrocchie giocoforza ci rimettono un mucchio di offerte, che vanno a sommarsi a quelle già perse con le messe ordinarie sospese durante il lockdown, sono migliaia gli artigiani, dipendenti e professionisti coinvolti nella filiera delle feste che guardano con preoccupazione ai prossimi mesi. Un settore, questo, molto importante come confermano i numeri: nel 2018, in provincia sono stati infatti celebrati 2.706 matrimoni, 4.355 battesimi, 5.980 prime comunioni, 5.475 cresime (quest’ultimo dato è riferito al 2019) e 7.331 eventi e congressi vari. Dunque, 25.847 appuntamenti nell’arco dei dodici mesi, che quest’anno da febbraio si sono fermati e restano sospesi anche per i mesi a venire in attesa di capire cosa succederà. Ad occuparsi di celebrazioni ci sono tante professionalità: si va dai sarti, agli orafi, dai ceramisti agli organizzatori di eventi, dai fioristi, agli operatori audio e video, dai fotografi agli acconciatori ed estetiste, dai ristoratori agli addetti al trasporto persone. Secondo le stime di Confartigianato, si parla di un giro d’affari, tra preparativi e svolgimento dell’evento, dai 130 ai 150 milioni di euro l’anno in provincia.
LE PRIME CHIUSURE
Peraltro, il pericolo di chiusura purtroppo per alcune aziende si è già materializzato, con ben 106 aziende artigiane legate alle cerimonie che si sono viste costrette a gettare la spugna. Nel dettaglio: i più colpiti sono i settori bellezza, 41 chiusure, e ristorazione, 29; seguono 11 nel settore dell’abbigliamento; altrettante negli allestimenti, alloggi e location; 7 nell’artistico e nell’intrattenimento e servizi audio e video. Insomma, emergono segnali di cedimento poco incoraggianti, tanto che il presidente di Confartigianato metropolitana Salvatore Mazzocca lancia un appello a chi di dovere, la politica: «Visto il recente Bando per contributi a supporto delle micro e piccole imprese colpite da Covid-19 nei settori commercio, somministrazione e servizi alla persona – afferma – anche per la filiera degli eventi sarebbe opportuno intervenire a sostegno dei nostri imprenditori e lavoratori maggiormente colpiti. Ci appelliamo alla Regione anche per questi “invisibili” del variegato business delle cerimonie e degli eventi, auspicando, che possa essere approvata al più presto una analoga misura di sostegno, che metta a disposizione delle imprese dei contributi d’emergenza a fondo perduto. In questo momento – conclude – anche importi che possono apparire modesti possono diventare un aiuto, un segnale importante per supportare la resilienza delle aziende, nell’attesa di una ripartenza di questo settore».
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci