Il mago dei cappelli: mille lavori e una vita in giro per il mondo, poi l'idea geniale e la nascita della sua azienda da 20 milioni di fatturato

Giovedì 13 Maggio 2021 di Vittorio Pierobon
Gianni Pasin

Gianni Pasin, imprenditore di San Donà, 76 anni, una vita avventurosa in giro per il mondo e mille lavori, ha fondato un'azienda di copricapi sportivi che è diventata punto di riferimento per gli assi di Formula 1 e i piloti di motociclismo. Un colosso da venti milioni di fatturato, che esporta in 56 Paesi: «Siamo diventati un grande realtà internazionale».


IL PERSONAGGIO
Il re dei cappelli abita a San Donà di Piave. L'azienda che ha fondato 25 anni fa, la Master Italia, è leader in Europa nella vendita dei cappellini tipo baseball e dei berretti e, da qualche anno, ha iniziato la conquista del mercato americano.

Un colosso da 20 milioni di fatturato, che esporta in 56 Paesi al mondo. Gianni Pasin, 76 anni portati con piglio giovanile, da tempo ha lasciato il timone al nipote Alessandro Colle Tiz, ma l'artefice del successo iniziale è stato lui. La sua storia di grande imprenditore è ripartita a cinquant'anni, quando ha deciso di mollare per l'ennesima volta un posto sicuro e mettersi in proprio. Per lui, ragioniere che odiava il posto fisso e amava viaggiare, cambiare lavoro è stata una costante: «Nella mia vita ho fatto di tutto - racconta orgoglioso - Ho viaggiato in oltre 90 Paesi, sono stato nei luoghi più sperduti dell'Africa e dell'Asia, nella Cina del dopo Mao e nella Cuba di Fidel Castro, ho usato tutti i mezzi di trasporto possibili, dal cammello al risciò, dal pullmino degli hippy, per andare fino a Kabul e Kathmandu, al Concorde, ho mangiato qualsiasi cibo, compresi serpenti e insetti sconosciuti, ho fatto mille lavori, ho venduto mobili, macchine idrauliche, piastrelle, vestiti, nei Paesi Arabi, in Sudan, Australia, Singapore e chissà quanti altri Stati, ho importato in Italia dalla Cina, gli oggetti più svariati, dagli orologi alle calcolatrici». 


ALL'AVVENTURA
Ma evidentemente non era soddisfatto di questo turbinio lavorativo, che gli ha dato soddisfazioni economiche e avventure alla Indiana Jones. Ha lavorato, come contabile, in un cantiere per la costruzione di una diga sul Niger, ha viaggiato da solo dalla Nigeria all'Algeria chiedendo passaggi ai camionisti, ha attraversato il Sahara con un gruppo di tuareg. Ha vissuto ad Hong Kong, occupandosi dell'importazione in Italia di oggettistica e prodotti elettronici. «Ho avuto una vita lavorativa avventurosa - ammette - ma a un certo punto mi sono reso conto che dovevo calmarmi. Dovevo specializzarmi: vendere una sola cosa, ma fatta bene». La scelta è caduta sul cappello sportivo. E il successo è stato immediato. L'idea giusta al momento giusto. La produzione del cappello a sei spicchi, tipico del baseball, è interamente in mano alla Cina. Impossibile pensare di produrlo in Europa a prezzi competitivi. Da noi si può abbellire personalizzandolo con ricami e loghi. 


L'INIZIO
Tutto è cominciato nel 1996 con uno stand 4 per 4 al Chibi-mart di Milano la fiera dell'oggettistica. Pasin si è presentato con 70 cappelli appena, ed altri 30 in magazzino. Praticamente niente. È tornato a San Donà con ordinazioni da capogiro. A sentire il suo racconto sembra una favola. «In quei quattro giorni si è deciso il mio destino. Pareva che non aspettassero altro che acquistare cappelli. Tutti mi chiedevano di vedere il campionario e di ricevere alcuni modelli in visione. Non potevo accontentarli perché non ne avevo!». Quella di Pasin e sua moglie Antonia è stata una corsa contro il tempo: «Ho immediatamente ordinato un container ad un produttore cinese - racconta l'imprenditore - che mi aveva mandato un dèpliant promozionale, ma prima di avere la merce ci sarebbero voluti mesi. Gli ho chiesto dove si potevano trovare i suoi cappelli in Europa. Li vendevano in Francia, Inghilterra e Olanda. Con Antonia siamo partiti ed abbiamo acquistato tutti cappelli che c'erano in vendita in Europa per poterli spedire ai nostri compratori. Poi abbiamo preso un aereo per la Cina». 



IL VIAGGIO
«Ho conosciuto un Paese apparentemente arretrato, ma affamato di riscatto - prosegue Pasin - Stava partendo la riforma economica di Deng Xiaoping. Il nostro fornitore aveva sede a Nantong. Quando, dopo un viaggio complicato in auto da Shanghai, attraverso le campagne cinesi, ho visto il suo laboratorio fatiscente, in una specie di condominio adibito a fabbrica, mi sono messo le mani nei capelli. Volevo affidare il mio futuro a quel ragazzetto? Non avevo alternative, in Italia avevo decine di ordinazioni da evadere. Ho fatto benissimo, Jeffrey, si chiama così, mi ha fatto avere cappelli eccellenti e tutt'ora è uno dei nostri fornitori. Non ha più quel minuscolo laboratorio, ma quattro fabbriche modernissime. In pochi anni ho visto esplodere la Cina, una trasformazione pazzesca». 


SVOLTA RADICALE
Nel giro di un mese la vita di Pasin è cambiata. Al primo container ne sono seguiti molti altri. Master Italia, che commercializza con il marchio Atlantis, non si è più fermata. Ha costantemente affinato la qualità del prodotto, personalizzandolo secondo le esigenze dei clienti. Qualche nome? I due Rossi, Vale e Vasco. Negli stand dei circuiti motociclistici e dei concerti, i cappellini in vendita sono quelli di Atlantis. E ancora, in passato, i piloti di Formula 1 Alonso, Trulli, Alesi, Fisichella, Massa e molti altri big tra cui Laura Pausini. La crescita di Master Italia è stata rapidissima, esponenziale. «Facevo fatica a tenere il passo - ammette Pasin - Ero partito pensando di gestire l'azienda con mia moglie e una segretaria. Impossibile, ho dovuto subito aumentare personale ed allargare i locali, continuavo a comprare capannoni e ad assumere. Ora alla Master Italia lavorano più di trenta persone. Tutta gente del territorio, perché se è vero che il prodotto viene dalla Cina, e altrettanto vero che tutto il servizio e il design sono made in Italy, anzi in San Donà». 


IL BRACCIO E LA MENTE
Il passaggio decisivo, che ha fatto spiccare il volo alla Master Italia, è stato l'ingresso di Alessandro Colle Tiz, il nipote di Pasin. «Sandro ha dato la svolta moderna e ci ha portato in Europa e nel mondo - racconta il fondatore - ho fatto un po' di fatica a convincerlo ad entrare, perchè lui aveva una brillante carriera di manager alla Pfizer. Passare da un gigante della farmaceutica a una ditta, ancora piccola, che vendeva cappelli, non era un avanzamento. Ha accettato la sfida. Con lui Master Italia si è internazionalizzata, informatizzata e il fatturato è schizzato». Ora Colle Tiz è presidente. Ha trasformato l'azienda affidandosi alla tecnologia, con un portale avveniristico che consente ai clienti di configurare il prodotto scelto ed ordinarlo da soli. Una vendita online su scala mondiale. Dall'Australia agli Stati Uniti. «I mercati mondiali chiedono questo - chiarisce Alessandro Colle Tiz - negli Stati Uniti stiamo trovando spazio, perché sappiamo unire alla creatività e fantasia tipicamente italiane, il rispetto per l'ambiente. L'obiettivo è arrivare nel 2025 ad essere completamente sostenibili». Intanto, zio Gianni, che evidentemente non conosce la parola pensione, ha aperto a Ceggia un'altra attività: La casa dei racconti, un piccolo relais di campagna dotato di tutti i comfort e circondato da campi, coltivati, vigneti e un boschetto. «Dopo tanto viaggiare è un ritorno alle origini. Mi piacerebbe che anche attorno all'area dove c'è la Master Italia, venisse piantato un boschetto - chiosa Pasin - così restituiamo un po' di ossigeno alla terra». 
Gianni Pasin, imprenditore di San Donà, 76 anni, una vita avventurosa in giro per il mondo e mille lavori, ha fondato un'azienda di copricapi sportivi che è diventata punto di riferimento per gli assi di Formula 1 e i piloti di motociclismo Un colosso da venti milioni di fatturato, che esporta in 56 Paesi: «Siamo diventati un grande realtà internazionale».


IL PERSONAGGIO
Il re dei cappelli abita a San Donà di Piave. L'azienda che ha fondato 25 anni fa, la Master Italia, è leader in Europa nella vendita dei cappellini tipo baseball e dei berretti e, da qualche anno, ha iniziato la conquista del mercato americano. Un colosso da 20 milioni di fatturato, che esporta in 56 Paesi al mondo. Gianni Pasin, 76 anni portati con piglio giovanile, da tempo ha lasciato il timone al nipote Alessandro Colle Tiz, ma l'artefice del successo iniziale è stato lui. La sua storia di grande imprenditore è ripartita a cinquant'anni, quando ha deciso di mollare per l'ennesima volta un posto sicuro e mettersi in proprio. Per lui, ragioniere che odiava il posto fisso e amava viaggiare, cambiare lavoro è stata una costante: «Nella mia vita ho fatto di tutto - racconta orgoglioso - Ho viaggiato in oltre 90 Paesi, sono stato nei luoghi più sperduti dell'Africa e dell'Asia, nella Cina del dopo Mao e nella Cuba di Fidel Castro, ho usato tutti i mezzi di trasporto possibili, dal cammello al risciò, dal pullmino degli hippy, per andare fino a Kabul e Kathmandu, al Concorde, ho mangiato qualsiasi cibo, compresi serpenti e insetti sconosciuti, ho fatto mille lavori, ho venduto mobili, macchine idrauliche, piastrelle, vestiti, nei Paesi Arabi, in Sudan, Australia, Singapore e chissà quanti altri Stati, ho importato in Italia dalla Cina, gli oggetti più svariati, dagli orologi alle calcolatrici». 


ALL'AVVENTURA
Ma evidentemente non era soddisfatto di questo turbinio lavorativo, che gli ha dato soddisfazioni economiche e avventure alla Indiana Jones. Ha lavorato, come contabile, in un cantiere per la costruzione di una diga sul Niger, ha viaggiato da solo dalla Nigeria all'Algeria chiedendo passaggi ai camionisti, ha attraversato il Sahara con un gruppo di tuareg. Ha vissuto ad Hong Kong, occupandosi dell'importazione in Italia di oggettistica e prodotti elettronici. «Ho avuto una vita lavorativa avventurosa - ammette - ma a un certo punto mi sono reso conto che dovevo calmarmi. Dovevo specializzarmi: vendere una sola cosa, ma fatta bene». La scelta è caduta sul cappello sportivo. E il successo è stato immediato. L'idea giusta al momento giusto. La produzione del cappello a sei spicchi, tipico del baseball, è interamente in mano alla Cina. Impossibile pensare di produrlo in Europa a prezzi competitivi. Da noi si può abbellire personalizzandolo con ricami e loghi. 

L'INIZIO
Tutto è cominciato nel 1996 con uno stand 4 per 4 al Chibi-mart di Milano la fiera dell'oggettistica. Pasin si è presentato con 70 cappelli appena, ed altri 30 in magazzino. Praticamente niente. È tornato a San Donà con ordinazioni da capogiro. A sentire il suo racconto sembra una favola. «In quei quattro giorni si è deciso il mio destino. Pareva che non aspettassero altro che acquistare cappelli. Tutti mi chiedevano di vedere il campionario e di ricevere alcuni modelli in visione. Non potevo accontentarli perché non ne avevo!». Quella di Pasin e sua moglie Antonia è stata una corsa contro il tempo: «Ho immediatamente ordinato un container ad un produttore cinese - racconta l'imprenditore - che mi aveva mandato un dèpliant promozionale, ma prima di avere la merce ci sarebbero voluti mesi. Gli ho chiesto dove si potevano trovare i suoi cappelli in Europa. Li vendevano in Francia, Inghilterra e Olanda. Con Antonia siamo partiti ed abbiamo acquistato tutti cappelli che c'erano in vendita in Europa per poterli spedire ai nostri compratori. Poi abbiamo preso un aereo per la Cina».

 
IL VIAGGIO
«Ho conosciuto un Paese apparentemente arretrato, ma affamato di riscatto - prosegue Pasin - Stava partendo la riforma economica di Deng Xiaoping. Il nostro fornitore aveva sede a Nantong. Quando, dopo un viaggio complicato in auto da Shanghai, attraverso le campagne cinesi, ho visto il suo laboratorio fatiscente, in una specie di condominio adibito a fabbrica, mi sono messo le mani nei capelli. Volevo affidare il mio futuro a quel ragazzetto? Non avevo alternative, in Italia avevo decine di ordinazioni da evadere. Ho fatto benissimo, Jeffrey, si chiama così, mi ha fatto avere cappelli eccellenti e tutt'ora è uno dei nostri fornitori. Non ha più quel minuscolo laboratorio, ma quattro fabbriche modernissime. In pochi anni ho visto esplodere la Cina, una trasformazione pazzesca». 


SVOLTA RADICALE
Nel giro di un mese la vita di Pasin è cambiata. Al primo container ne sono seguiti molti altri. Master Italia, che commercializza con il marchio Atlantis, non si è più fermata. Ha costantemente affinato la qualità del prodotto, personalizzandolo secondo le esigenze dei clienti. Qualche nome? I due Rossi, Vale e Vasco. Negli stand dei circuiti motociclistici e dei concerti, i cappellini in vendita sono quelli di Atlantis. E ancora, in passato, i piloti di Formula 1 Alonso, Trulli, Alesi, Fisichella, Massa e molti altri big tra cui Laura Pausini. La crescita di Master Italia è stata rapidissima, esponenziale. «Facevo fatica a tenere il passo - ammette Pasin - Ero partito pensando di gestire l'azienda con mia moglie e una segretaria. Impossibile, ho dovuto subito aumentare personale ed allargare i locali, continuavo a comprare capannoni e ad assumere. Ora alla Master Italia lavorano più di trenta persone. Tutta gente del territorio, perché se è vero che il prodotto viene dalla Cina, e altrettanto vero che tutto il servizio e il design sono made in Italy, anzi in San Donà». 

IL BRACCIO E LA MENTE
Il passaggio decisivo, che ha fatto spiccare il volo alla Master Italia, è stato l'ingresso di Alessandro Colle Tiz, il nipote di Pasin. «Sandro ha dato la svolta moderna e ci ha portato in Europa e nel mondo - racconta il fondatore - ho fatto un po' di fatica a convincerlo ad entrare, perchè lui aveva una brillante carriera di manager alla Pfizer. Passare da un gigante della farmaceutica a una ditta, ancora piccola, che vendeva cappelli, non era un avanzamento. Ha accettato la sfida. Con lui Master Italia si è internazionalizzata, informatizzata e il fatturato è schizzato». Ora Colle Tiz è presidente. Ha trasformato l'azienda affidandosi alla tecnologia, con un portale avveniristico che consente ai clienti di configurare il prodotto scelto ed ordinarlo da soli. Una vendita online su scala mondiale. Dall'Australia agli Stati Uniti. «I mercati mondiali chiedono questo - chiarisce Alessandro Colle Tiz - negli Stati Uniti stiamo trovando spazio, perché sappiamo unire alla creatività e fantasia tipicamente italiane, il rispetto per l'ambiente. L'obiettivo è arrivare nel 2025 ad essere completamente sostenibili». Intanto, zio Gianni, che evidentemente non conosce la parola pensione, ha aperto a Ceggia un'altra attività: La casa dei racconti, un piccolo relais di campagna dotato di tutti i comfort e circondato da campi, coltivati, vigneti e un boschetto. «Dopo tanto viaggiare è un ritorno alle origini. Mi piacerebbe che anche attorno all'area dove c'è la Master Italia, venisse piantato un boschetto - chiosa Pasin - così restituiamo un po' di ossigeno alla terra». 

(vittorio.pierobon@libero.it)

Ultimo aggiornamento: 17:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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