Diamante Marzotto racconta mamma Marta: «Musa inquieta, l'amore con il Conte e le lettere di Guttuso»

Venerdì 10 Settembre 2021 di Alda Vanzan
Marta Marzotto con la figlia Diamante

VENEZIA - «Quando è morta l'hanno ricordata come stilista. E io mi sono offesa per lei». È in quel momento, racconta Diamante Marzotto, che nasce l'idea di ricordare con un film la madre Marta, di cui quest'anno ricorre il quinto anniversario della morte. «Avevo pensato a un film hollywoodiano, con attori pazzeschi, ma come potete immaginare non è facile.

Poi, durante il lockdown, Massimiliano Finazzer Flory mi ha esposto il suo progetto. Ed ecco questo cortometraggio in cui la rappresentiamo come mecenate e come musa».


Presentato ieri alla Mostra del cinema e prossimamente in distribuzione nei musei di Milano, Roma, Bologna in occasione di particolari eventi, La Musa Inquieta. Storia di una mecenate che visse più volte è un film singolare, perché è la figlia Diamante, ripresa di spalle, con i mitici caftani della madre, a impersonare Marta. E perché ci sono i quadri che, come dice il regista, sono altri tre attori: la Madonna del Libro di Sandro Botticelli il cui restauro venne finanziato dalla stessa Marzotto in memoria della figlia Annalisa, uccisa dalla fibrosi cistica a soli 32 anni. Un Guttuso, di cui Marta fu musa. E un Guardi, con le vedute della sua amata Venezia. Perché è al Lido di Venezia che tutto inizia, quando Marta Vacondio, l'ex mondina diventata quasi per caso indossatrice nell'atelier cult di Gigliola Curiel, conosce il conte Umberto Marzotto, il primo dei suoi tre grandi amori.


Diamante Marzotto, per preparare il film su quali materiali avete lavorato?
«Ho recuperato tutti gli archivi e, soprattutto, tutto quello che mia mamma non aveva regalato. Era di una generosità estrema, si spogliava letteralmente di quello che aveva addosso. Poche ore prima di morire volle distribuire a chi l'aveva curata e seguita un pacco di scialli in cashmere che non ricordava neanche più di avere in armadio. Adorava fare regali. Fu il suo ultimo gesto prima di abbuffarsi di caviale, d'altra parte con il caviale prendeva gli Omega 3».
Che rapporto aveva con Venezia e Cortina d'Ampezzo?
«A Venezia ha conosciuto mio padre, alla Mostra del cinema lei era spettatrice e spettacolo contemporaneamente. Amava follemente Cortina e a Cortina, il prossimo 24 febbraio, giorno del suo compleanno, faremo un evento. A Venezia, invece, con Gloria Beggiato del Metropole, l'11 dicembre di quest'anno lanceremo il Premio Marta Marzotto: la prima edizione sarà nell'ambito del cinema, poi spazieremo in tutte le altre arti, con l'obiettivo di sostenere i talenti».
Che mamma era Marta Marzotto?
«Una mamma che non sapeva consolare, stava così male se ci vedeva soffrire che si irrigidiva. Se la cavava con un regalo. Una volta, a Parigi, stavo passando un momento un po' così e piangevo, piangevo. Lei un po' si vergognava, un po' le facevo una pena tremenda. Parlando di noi fratelli una volta disse: Vi ho fatti per noia, ero a Portogruaro, i giorni non passavano mai. E infatti è fuggita dal paese dove c'era la villa di papà ed è andata a godersi la vita».
Però con il conte Umberto Marzotto è stato un grande amore, cinque figli.
«È stata una bellissima storia d'amore».
Sua madre diceva: Se non avete una storia d'amore, inventatevela. Dei suoi tre amori - il conte Marzotto, Renato Guttuso, Lucio Magri - cosa diceva? 
«Che li aveva sbagliati tutti e tre. Ma la verità è che poi non ha più avuto un compagno, ha scelto di vivere la sua libertà».
Guttuso?
«Le ha scritto delle lettere incredibili. Se qualcuno mi scrivesse anche solo tre righe di quello che Renato Guttuso ha scritto a mia mamma mi sentirei la donna più amata del mondo».
Le avete utilizzate per preparare il film?
«Non si possono pubblicare, dicono che le lettere appartengano a chi le scrive, non a chi le riceve, dovrebbero passare 70 anni dalla morte dell'ultimo erede».
Lei aveva espresso il desiderio di seppellire i resti di Marta Marzotto al cimitero monumentale di Milano. Si farà?
«Forse sì, i miei fratelli ora sono d'accordo. Marta voleva che le sue ceneri fossero disperse, ma non aveva lasciato nulla di scritto e dunque non si può fare, le conserva mio fratello Matteo. Però su una cosa era stata chiara: voleva che alla sua morte festeggiassimo. È mancata il 29 luglio, guarda caso il giorno di Santa Marta, e da allora facciamo sempre una festa in Sardegna. Lei voleva così».
 

Ultimo aggiornamento: 11:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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