Orecchio strappato al figlio della compagna, il pm: «Condannate quella coppia violenta»

Sabato 19 Ottobre 2019 di Nicola Munaro
Orecchio strappato al figlio della compagna, il pm: «Condannate quella coppia violenta»
A maggio lui, 31enne marocchino, era stato condannato a 2 anni e 8 mesi per maltrattamenti alla compagna. Adesso i due, ormai ex, con lui in carcere a Venezia, sono tornati assieme in aula per l'accusa di maltrattamenti su minori: ovvero i figli che lei aveva avuto da una precedente relazione. Un'accusa che ha spinto il pm Alessia Tavarnesi a chiedere la condanna - in abbreviato - a 3 anni per il marocchino e a 2 anni per la madre dei bambini, una 23enne residente in terraferma veneziana.
L'ORECCHIO STRAPPATO
Tra i capi d'imputazione che vengono contestati alla coppia, il fatto che a uno dei bambini della donna fosse stata causata una lesione, letteralmente uno strappo, al livello della parotide. In pratica il trentunenne avrebbe preso il bambino e gli avrebbe tirato per l'orecchio, fino a lacerarglielo mentre la madre non era in casa. Imputazione da cui il nordafricano si è sempre difeso spiegando di aver preso sì il bambino per le orecchie ma di averlo fatto per evitare che cadesse da un tavolo dove lui l'aveva messo e da cui il piccolo era scivolato. Tutto questo mentre la donna era fuori casa ed era andata a prendere le sigarette. Altre lesioni compatibili con dei maltrattamenti erano state trovate e refertate dai medici sul copro del fratellino. Per l'accusa i due conviventi avrebbero infierito sui bambini di lei, colpendoli e malmenandoli in diverse occasioni, prima di separarsi per quelle stesse vessazioni che lui aveva inferto alla giovane veneziana.
«QUANDO ESCE LO SPOSO»
La storia della coppia era emersa durante il processo al trentunenne, poi condannato. La stessa ragazza che dal banco dei testimoni, nella scorsa udienza, aveva giurato amore eterno all'uomo che per due anni l'ha picchiata e insultata: «quando esce lo voglio sposare», le sue parole. Era stata lei stessa a spiegare come fosse sua la responsabilità di quei lividi. «Ero io che lo istigavo. Siamo due caratteri simili - aveva detto la giovane - ci siamo picchiati, lui mi ha picchiata e l'ho picchiato anch'io. Lo provocavo, lui era geloso e reagiva così, ma anche io lo avevo maltrattato e lo graffiavo. Non riesco a stare senza di lui, quando uscirà lo voglio sposare», le parole con cui aveva chiuso la sua deposizione. «Dobbiamo tutelare chi non è in grado di tutelarsi da solo», aveva detto il pm Tavarnesi.
 
Ultimo aggiornamento: 14:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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