Marina di Venezia, lo storico camping del Cavallino: «Ecco come ripartiremo»

Lunedì 15 Giugno 2020 di Edoardo Pittalis
Marina di Venezia, lo storico camping del Cavallino: «Ecco come ripartiremo»
«Quest'anno per noi inizia il 20 giugno prossimo, ma deve essere una parentesi. Il ritardo ha comportato molti disguidi in termini economici, è passato il momento importante che sono le Pentecoste: per i tedeschi rappresentano quello che per gli italiani è Ferragosto. Due settimane totalmente perse. Questo significa una battuta d'arresto per tutto il territorio. Lo Stato si è dimenticato del turismo all'aria aperta, 2600 campeggi in tutta Italia, fino a quando la Regione e il nostro Comune non hanno portato avanti il problema rivolgendosi direttamente a Roma».
Elisabetta Canale e Paolo Bertolini sono l'amministratore e il presidente del Marina di Venezia di Cavallino-Treporti, un camping da 1.200.000 presenze l'anno. Cavallino è la capitale europea del turismo all'aria aperta, la prima spiaggia del Veneto, la seconda italiana. Con oltre 6 milioni di presenze è la sesta località in Italia, più di Napoli. La precedono soltanto: Roma, Milano, Venezia, Firenze e Rimini. Se si ferma un settore del genere si paralizzano trascinando centinaia di migliaia di posti di lavoro.



«Cavallino-Treporti lavora per il 75% con ospiti stranieri, se si aprono le frontiere allora siamo sicuri di fare una buona stagione. I nostri ospiti stanno già confermando le prenotazioni per le abitazioni e le piazzole, possiamo contare su una clientela fidelizzata in più di 60 anni».

La Canale, padovana, 64 anni, e Bertolini, trentino, 61 anni, stanno rimettendo in moto un'azienda che fattura 23 milioni di euro, ha 550 dipendenti, si trasforma d'estate in una cittadina di 12 mila abitanti che si muovono su 70 ettari di superficie, oltre un chilometro di spiaggia, un parco acquatico di 15 mila metri quadrati. Negozi, ristoranti, artigiani che fanno il pane e il gelato; un centro commerciale, il Listòn, che è appena stato premiato tra i migliori 26 progetti nel mondo.
«Siamo tra le nove aziende riconosciute come eccellenze dall'Adac, il Touring Club tedesco: su 130 strutture riconosciute in tutta Europa, nove sono qui, è la concentrazione più alta».

Il Marina di Venezia è nato nel 1958 da un'idea di Romolo Canale e di Cornelio Bertolini, il padre e lo zio degli attuali dirigenti. In quegli anni le grandi case automobilistiche tedesche cercavano posti dove i loro dipendenti potessero trascorrere le vacanze in campeggio e le spiagge del Cavallino sembrarono un luogo ideale per le famiglie della NSU e della Volkswagen. Allora si trattava quasi esclusivamente di piazzole attrezzate.

Poi cosa è accaduto?
«Nell'immaginario collettivo degli italiani il campeggio è una tenda. Non è più così da tempo. L'evoluzione è stata dalla tenda alla roulotte, al camper, all'unità abitativa e da qui la corsa ai servizi. Oggi il parco acquatico è indispensabile, anche se c'è il mare: il turista trascorre metà del tempo al mare, il resto nelle piscine. L'ospite è diventato sempre più esigente, col tempo ha chiesto una ristorazione diversa dal solito wurstel e patatine, ha chiesto divertimenti. Abbiamo provato a far entrare la nostra cucina, con i prodotti del territorio dalla castraura all'asparago. Oggi si promuove tutto il territorio nelle fiere, non una singola azienda, e questo è il grande cambiamento culturale del nostro turismo. Negli anni abbiamo cambiato tanto: dalle unità abitative negli Anni '60 all'urbanizzazione con bungalow, agli ultimi mutamenti modificando l'architettura degli interni con spirito ambientale, riutilizzando gli alberi, adattando le piante e la natura. Siamo un sito di interesse comunitario, abbiamo le dune fossili dove nidifica un uccellino in via di estinzione, il fratino. Queste sono zone che non possono essere toccate».

Elisabetta Canale quando è entrata in azienda?
«È stato un tranquillo passaggio generazionale. Papà aveva una serie di attività, era produttore di materie plastiche, poi c'è stato il colpo di fulmine turistico. Mi ha passato il timone nel 1990. Ho frequentato il campeggio da bambina, a 12 anni giravo in lungo e in largo con la Graziella che mio padre mi aveva regalato. Ho visto tutto crescere, da vicino. Allora le cose erano certamente più semplici, oggi questa è un'industria del turismo vera e propria, ha bisogno di una grande struttura. Molti collaboratori hanno incominciato a lavorare qui da studenti universitari e ci sono rimasti».

E l'ingresso di Bertolini?
«Lo zio era agente dell'Agip per il Trentino, aveva qualche esperienza nel turismo con stazioni di servizio nelle autostrade. Anche io sono arrivato qui da ragazzino, con Elisabetta abbiamo passato le vacanze insieme fino al 1990, quando è incominciata la nostra grande avventura. Abbiamo cercato subito di dare un taglio più moderno, industriale a un'azienda che era di grande artigianato, e questo ci ha fatto notare a livello nazionale».

Il cliente è cambiato?
«È cambiato completamente. Prima si accontentava di nulla, gli bastava lo spazio per la tenda. Oggi è più esigente, non è più importante il prezzo del parcheggio, ma cosa troverà di nuovo. Prima di partire ci domandano: cosa ci fate trovare la prossima estate? Oggi abbiamo 25 animatori, trent'anni fa ne bastavano quattro. Il nostro target è la famiglia con bambini, ma ultimamente vengono persone di ogni età. Garantiamo un'assistenza completa, c'è un posto medico aperto 24 ore su 24. C'è pure l'ambulatorio veterinario. Abbiamo famiglie alla terza generazione, talmente legate al campeggio che ci sono coppie che si sono sposate qui e hanno voluto battezzare qui i loro figli. Disponiamo di una chiesetta cattolica e di una protestante. Per i sessant'anni abbiamo raccolto in tre volumi i racconti dei turisti più affezionati, come Andreas Merkle di Stoccarda che viene dal 1963, da quando aveva 5 anni. O come le sorelle Elmar e Christa Raab che dal 1969 non sono mai mancate. I turisti che ritornano sono così tanti che il Comune ha istituito il titolo di ambasciatore di Cavallino-Treporti per chi frequenta i campeggi da più di 40 anni e porta figli, nipoti e amici. Ognuno ha una targhetta all'ingresso dl municipio»

Ma tornano perché vicino c'è Venezia?
«Era più importante una volta, oggi il turista va a Venezia solo se la giornata è uggiosa e se non sceglie l'outlet di Noventa! La percentuale di chi va a Venezia è del 4%, prima era quasi la totalità. Crediamo, però, nella sfida di far visitare la Laguna con gite guidate, navi e biciclette»

Quali sono i problemi con la nuova situazione?
«Per quest'anno, che è una parentesi, ci concentriamo sull'emergenza. Abbiamo fatto tesoro di tutte le indicazioni che si sono state date e facciamo rispettare i tre elementi importanti: il distanziamento; la cura assoluta dell'igiene; il mantenimento della mascherina dove necessario. Anche se cercare le mascherine non è stato semplice, ce ne occorrono 15 mila solo per i dipendenti e ne avremo per tutte le esigenze dei clienti. Ma siamo pronti: aldilà della fortuna di essere su un territorio speciale, ogni giorno abbiamo 12 mila persone che devono mangiare; il prodotto più richiesto è il gelato. Siamo fortunatamente aziende inserite in campi, giardini, orti che forniscono prodotti a chilometro zero. Ogni turista che viene a Cavallino-Treporti spende al giorno in media 80 euro, metà nell'azienda ricettiva, metà fuori. La permanenza è di 9 giorni. Bastano due conti per capire quanto rappresenta l'indotto e che cosa accade se tutto si ferma!».
 
Ultimo aggiornamento: 10:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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