A Marghera una nuova fabbrica di auto, investimento da un miliardo: la sfida di un imprenditore del Bangladesh

Venerdì 11 Novembre 2022 di Elisio Trevisan
MARGHERA - Un imprenditore bengalese alla ricerca di un'area a Porto Marghera
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MESTRE - Quasi un miliardo di investimento, un migliaio di posti di lavoro e un’area da 250 ettari. I soldi è pronto a metterli un imprenditore del Bangladesh, i dipendenti li assumerà a Venezia e i 250 ettari li sta cercando a Porto Marghera. È stato il console generale del Bangladesh, M. H. J. Jabed, a presentare la proposta, con tanto di business plan, alla città l’altro ieri quando si è incontrato con l’assessore al Commercio della Giunta Brugnaro. Sebastiano Costalonga conferma la notizia ma non vuole aggiungere altro: «Sarà il sindaco Luigi Brugnaro a valutare la cosa e a decidere se l’iniziativa potrà avere gambe. Le aree non mancano e la volontà di questa Amministrazione è quella di favorire gli investimenti, soprattutto se sono ambientalmente sostenibili, e di rilanciare Porto Marghera. E, per quanto mi riguarda, ho detto al console che è un bene anche per il mio settore del commercio, perché, se la cosa si concretizzerà, significherà cominciare a investire sul territorio e creare ricchezza, mentre fino ad oggi i cittadini del Bangladesh sono venuti a lavorare alla Fincantieri o nel turismo ma non hanno mai speso soldi in città, mandandoli invece a casa e rimanendo una comunità poco integrata».
 

IL BUSINESS
L’imprenditore in questione, a quanto sembra, è specializzato nell’automotive e in particolare nei nuovi settori delle propulsioni ecologicamente sostenibili come quelle elettriche, e sta sviluppando il suo business in giro per il mondo. Uno dei luoghi prescelti è proprio Venezia perché da un lato rappresenta un marchio capace di diffondere a livello internazionale qualsiasi iniziativa imprenditoriale vi si insedi, e dall’altro l’industriale sa bene che Venezia sta lavorando molto sui fondi europei per attività manifatturiere sostenibili e che Porto Marghera è un’area piena di spazi liberi e, infine, che proprio qui si svilupperà la Zls, Zona logistica semplificata, pensata proprio per attrarre investimenti da tutto il mondo grazie ad agevolazioni fiscali, tariffarie e di semplificazione burocratica, oltre a crediti d’imposta. Una nuova fabbrica con mille dipendenti, specializzata in produzioni green, inoltre, sarebbe un volano potente per lanciare la Fondazione Venezia capitale mondiale della sostenibilità dato che è impegnata nella promozione e nello sviluppo della società civile e del capitale umano, nella dimensione storica, sociale, economica e culturale di Venezia e della sua proiezione metropolitana, e in coerenza con i valori di uno sviluppo sostenibile e inclusivo. Se il sindaco, dopo gli opportuni approfondimenti degli uffici, deciderà di andare avanti con l’operazione, la Società è pronta a inviare a Venezia i propri tecnici anche perché le intenzioni sono quelle di avviare la realizzazione della fabbrica nel più breve tempo possibile. Per Venezia potrebbe, inoltre, essere uno dei primi investitori stranieri e, se la cosa andasse in porto dimostrando che a Porto Marghera si può ricominciare a fare industria senza ostacoli burocratici, sarebbe in grado di aprire la strada a molti altri. 
 

LE PRODUZIONI
Il Bangladesh non è uno dei maggiori paesi dell’Asia meridionale in cui il settore dell’automotive sia sviluppato, però ha dei marchi automobilistici, tra i quali tre più importanti: uno è Sobari, che è di proprietà di Tata Motors, il colosso multinazionale indiano, e per ora produce un furgone compatto, conveniente e abbastanza spazioso per soddisfare le esigenze della popolazione; poi c’è Mishuk, un produttore di risciò elettrici realizzati in moltissime varianti; e infine c’è Agate, un’azienda automobilistica che opera in tutta l’Eurasia e non costruisce auto ma vende veicoli di lusso, fornendo anche servizi di assistenza post vendita. A seguire, in Bangladesh operano altre aziende automobilistiche che stanno crescendo in questi anni e altre che operano, in genere, nell’automotive producendo parti di vetture, per la maggior parte di categoria medio bassa operando in un paese povero in via di sviluppo. Difficile che all’investimento a Venezia sia interessata l’indiana Tata perché, essendo una multinazionale, ha altri canali per prendere contatti con un Paese straniero o un Comune, ma le altre potrebbero essere tutte candidate, anche perché a quanto pare la proposta portata in laguna dal console generale non è una boutade tanto per vedere come va, ma un piano molto articolato, indice di una conoscenza approfondita del territorio e delle sue potenzialità.
 

Ultimo aggiornamento: 12 Novembre, 10:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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