MARGHERA - Adesso - e si è già cominciato, anche se non sarà facile - bisogna chiudere tutto per impedire altre devastazioni. Ma bisogna anche capire chi sono quei ragazzi, alcuni dei quali appena adolescenti, che hanno distrutto l'ex cinema multisala di Marghera. E, visto che si tratterebbe perlopiù di minorenni, "agganciarli" per tentare di ricostruire un rapporto con loro, le loro famiglie, la scuola e le associazioni del territorio. E, assieme al tentativo di ridare un futuro ad complesso di cemento e vetro tra il Leroy Merlin e la Nave de Vero, è questa forse la sfida più difficile.
«NON SONO BABY GANG»
«Stiamo parlando di un gruppetto di ragazzini, non siamo di fronte a situazioni già viste nei decenni scorsi - commenta Simone Venturini, assessore alla Coesione sociale -.
«CI SONO DELLE FOTO»
«Sono ancora senza parole dopo quello che ho visto lì dentro - interviene Teodoro Marolo, presidente della Municipalità di Marghera che nei giorni scorsi è stato in sopralluogo con l'assessora alla Sicurezza urbana Elisabetta Pesce -. Per Marghera questo posto poteva essere un punto di aggregazione con la Nave de Vero e Notorious, l'ex gestore, aveva prospettato due milioni di investimento prima di chiudere per i costi troppo elevati. I proprietari hanno delle foto dei vandali: si tratta di ragazzini, ma in una si vede anche un diciottenne che carica alcuni altoparlanti rubati dalle sale su un'auto. In un'altra si vedono due ragazzi che spaccano i vetri... Ora stanno completando di installare griglie metalliche su tutte le aperture, che sono tantissime, ma temo che non basteranno. Murare tutto? Impossibile. Qui bisogna lavorare per intercettare la fascia d'età tra i 16 e i 22 anni, offrire loro prospettive per restare nei giusti percorsi, e non è semplice».
"INCUBATORI DI DEGRADO"
«Ovviamente, teppisti, violenti e balordi, quando identificati vanno puniti, ma si è arrivati a questo perché ci sono ragazzi un po' sbandati nella vita che avevano trasformato quel luogo abbandonato in una specie di sala giochi, in uno spazio di aggregazione selvaggia dove "ci vai, ci ritorni e non ti succede niente" - è l'analisi di Gianfranco Bettin, sociologo e consigliere comunale -. É il luogo stesso che trasmette abbandono e degrado, e che ti incoraggia a procedere sulla cattiva strada. Magari sono ragazzi che vanno due o tre ore alla Nave de Vero a guardare le vetrine, senza potersi permettere di comprare qualcosa, e poi per frustrazione o per voglia protagonismo distorto chiudono la giornata in quel luogo rimasto abbandonato». Bettin definisce questi spazi come "incubatori di comportamenti sbagliati". «Che siamo bande strutturate o semplici gruppi informali - riprende - bisogna progettare una nuova strategia tra loro, le famiglie, la scuola e le realtà associative. Bisogna andare ad incontrarli, senza aspettare che facciano idiozie come queste nell'ex multisala, con educatori formati e in numero adeguato, capaci di seguirli e di ricostruire relazione complessiva, il tutto con spazi, strutture e progetti che indirizzino la loro personalità, senza più lasciarli allo stato brado in spazi bradi. Su questo tema strategia urbanistica e strategia socio-educativa vanno di pari passo».
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