Zennaro bloccato in Sudan, sentenza il 5 ottobre. A Ca' Loredan lo striscione «Marco libero»

Venerdì 24 Settembre 2021 di Nicola Munaro
Marco Zennaro in Sudan

VENEZIA - Prossima udienza il 5 ottobre, quando sembra essere prevista la sentenza, fino ad allora non cambierà nulla nella situazione di Marco Zennaro, sempre in attesa che si sblocchi il processo civile a suo carico, ultima zavorra al rientro a Venezia dopo che per due volte il tribunale penale di Kartum lo ha assolto da ogni accusa. 

In tribunale

Ma a differenza di quanto accaduto negli ultimi due mesi - dove i rinvii si sono susseguiti senza alcuna ragione - l'udienza di ieri è stata celebrata, seppur si è risolta in questioni tecniche. Davanti al giudice civile, gli avvocati di Zennaro hanno presentato una memoria difensiva con il tentativo di smontare le accuse mosse dal miliziano che imputa all'imprenditore veneziano di avergli fornito dei trasformatori non funzionanti.

La memoria è stata acquisita dal tribunale civile di Kartum che, sempre ieri, ha inserito nel fascicolo anche le due sentenze della sezione penale con le quali si riconosceva come Marco Zennaro non fosse colpevole di nulla. Ma il fatto che sia pendente su di lui un nuovo processo - seppur civile - lo tiene bloccato nello stato africano.

Dietro le quinte

La partita però è doppia perché in via privata c'è una trattativa tra le parti. Il miliziano sudanese che con le sue accuse tiene in ostaggio il quarantaseienne veneziano ha proposto che un risarcimento da 700 mila euro è considerato congruo e, incassato, potrà ritirare la causa. Una cifra che la famiglia Zennaro ritiene fuori gioco. 

I soldi a garanzia

Anche perché gli Zennaro hanno già messo sul piatto una garanzia da 800mila euro per lasciare che la causa intentata da una società di Dubai che accusava la ZennaroTrafo di non aver spedito delle forniture di trasformatori elettrici già pagati, prosegua anche senza la presenza dell'imputato. A trattenere Marco è la mancata garanzia sulla causa presentata dal miliziano Abdallah Esa Yousif Ahamed, zio di Mohamed Hamdan Dagalo detto Hemeti, il generale sudanese entrato nel governo di transizione. Il militare denuncia di aver ricevuto (non come cliente diretto) una partita di trasformatori difettati. Servono 975mila euro per poterlo liberare, al minimo 700 mila, come da richiesta privata. Ad aprile, però, Zennaro ne aveva già versati 400mila come cauzione.  La famiglia chiede che quei soldi li anticipi il Governo, solo a garanzia durante il processo: se ci sarà da pagare gli Zennaro si sono detti pronti a ipotecare il capannone della loro ditta.

«Marco Libero» a Cà Loredan

Intanto "Marco Libero!" è la scritta che appare sullo striscione apposto questa mattina, venerdì 24 settembre, sulla facciata di Cà Loredan, sede del Comune di Venezia. Un gesto simbolico da parte dell'amministrazione comunale, che ha accolto la richiesta della famiglia per sostenere l'immediata liberazione di Marco Zennaro. Lo scorso 17 giugno il consiglio comunale aveva approvato all'unanimità una mozione per esprimere solidarietà alla famiglia e supportare il sindaco a sollecitare il Governo al fine di portare avanti gli interventi diplomatici per ottenere l'immediato rientro in Italia dell'imprenditore. Anche durante la Regata Storica è stato fatto  un omaggio a Marco Zennaro, da sempre legato alla voga. Le barche hanno messo a prua un fiocco verde.

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