Un disegno della figlia per Marco Zennaro: «Papà resisti» Foto

Venerdì 11 Giugno 2021 di Nicola Munaro
Un disegno della figlia per Marco Zennaro: «Papà resisti» Foto

Il primo passo era stato all’insegna con la visita in Sudan, nella capitale Khartoum, del responsabile della Farnesina per gli Italiani all’Estero, Luigi Vignali ancora due settimane fa. Adesso, con la matassa che invece di sbrogliarsi si fa ancora più intricata, c’è la prima, vera, presa di posizione netta da parte del governo italiano sulla vicenda di Marco Zennaro, il quarantaseienne imprenditore veneziano, detenuto a Khartoum dall’1 aprile in una cella del commissariato di polizia della capitale del Sudan, uno stanzone senza ombra, con una quarantina di altri detenuti e una temperatura di 50 gradi.
Una stasi infinita vissuta da Zennaro che, però, ha mosso l’Esecutivo. Ieri è arrivata la mossa ufficiale dell’Italia con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che ha incaricato l’ambasciatore italiano a Khartoum, Gianluigi Vassallo, di presentare una «ferma protesta alle massime autorità sudanesi» mentre lo stesso Vignali convocava a Roma l’incaricato d’affari sudanese. A preoccupare Roma sono le «segnalazioni di un peggioramento delle condizioni di detenzione» del connazionale, ha fatto sapere il ministero degli Esteri in una dura nota in cui parla di «inaccettabili condizioni» di reclusione, chiedendo che Zennaro possa «al più presto essere trasferito agli arresti domiciliari in albergo».
La detenzione di Zennaro prima al commissariato, poi in carcere e ora di nuovo in commissariato, è una situazione difficilissima per cui l'ambasciatore italiano Vassallo ha protestato con le autorità sudanesi evidenziando l'esigenza di «garantire il pieno rispetto dei diritti umani del detenuto». Non solo. Vassallo, sottolinea la Farnesina, ha anche ribadito «l'aspettativa da parte italiana di una rapida ed equa soluzione della vicenda giudiziaria e della controversia commerciale che ne è all'origine, che consenta di definire quanto prima la posizione del signor Zennaro». In parallelo al pressing dell'ambasciatore è scattata la convocazione alla Farnesina dell'incaricato d'Affari sudanese da parte di Vignali.
«È un passo importante» nella direzione della «risoluzione del caso» o di «una condizione migliorativa» ha commentato all'Adnkronos il fratello di Marco Zennaro, Alvise che auspica che «ci si renda conto della gravità della situazione a tutti i livelli» e si migliori la situazione in termini di struttura detentiva e «va fatta chiarezza sulle accuse. Temo per lui».

LO SCONFORTO
Ed è una situazione al di là di ogni immaginazione quella che vive il quarantaseienne nella cella del commissariato e che lo stesso Zennaro descrive nelle comunicazioni con il padre e l'avvocato. «Non riesco a stare qui ancora a lungo, è una tortura sto posto. Siamo ancora in 40 sotto terra con gente che sputa e piscia ovunque, nemmeno i maiali - scrive l'imprenditore detenuto - È un forno, sono 55 gradi qui e uno stanzone senza ombra. Giuro che sto impazzendo, ci lascio la pelle qui. Non resisto ancora tanto».
Una preoccupazione messa su un foglio anche dalle figlie dell'imprenditore: «Mio papà è molto simpatico, si trova amici anche solo dopo una chiacchierata e ha viaggiato molto - scrive una delle figlie in una lettera - Adesso è in Sudan da due mesi, è in commissariato della polizia a 42 gradi.

Spero che torni presto. Papà ti devo dire solo una cosa - si chiude la lettera - qualsiasi cosa ti succeda ricordati di non mollare mai e di ricordarti che tutti quanti ti sosteniamo». Mentre l'altra figlia ha disegnato lo struggente ritorno del padre a casa dopo la prigionia.



L'UDIENZA
Intanto a Khartoum c'è attesa per domenica quando l'imprenditore tornerà di fronte al giudice per chiedere i domiciliari in hotel a fronte della garanzia da 700mila euro chiesta nella causa aperta contro Zennaro dalla società ShiekAldien.Una cifra che Abdallah Esa Yousif Ahmed, membro delle milizie sudanesi pretende per poter chiudere la controversia e rilasciare il quantaseienne veneziano. La questione è legata a una fornitura di trasformatori elettrici realizzati dalla società di Zennaro che, secondo gli acquirenti, non risponderebbero ai parametri dell'atto di vendita .Per il sito Focus on Africa, specializzato in questioni africane, Zennaro poi rischierebbe il rinvio a giudizio in un procedimento per un'altra causa presentata da una seconda società di Dubai. La prima causa, per la quale era stato arrestato a l'1 aprile è stata archiviata.

Ultimo aggiornamento: 13:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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