VENEZIA - La reazione era attesa e, puntualmente, è arrivata. La politica si è mobilitata in massa per il caso di Marco Zennaro, il 46enne imprenditore veneziano detenuto in una cella del commissariato di Khartoum (Sudan) dal 1. aprile con l'accusa di una presunta frode commerciale. Non poteva mancare la presa di posizione del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro: «Deve essere immediatamente rilasciato - ha scritto il primo cittadino in un post su Twitter - una situazione inaccettabile per cui chiedo un intervento immediato di Luigi Di Maio». Quella di Brugnaro è una delle tante reazioni registrate ieri: dal Consiglio comunale alla Regione fino a parlamentari e ministri. Nicola Pellicani, deputato del Pd, è stato il primo a sollevare la questione, ancora diverse settimane fa, al ministro Luigi Di Maio e alla sua vice Marina Sereni.
E intanto, il procuratore generale di Khartoum ha fatto sapere all'avvocato della famiglia Zennaro che oggi deciderà sul ricorso di Marco: se, cioè, proseguire con la detenzione in commissariato o se rilasciarlo. La discussione del ricorso viene puntualmente fissata e poi rinviata da settimane, la speranza è che questa possa essere veramente la volta buona.
Gli appelli della politica per Marco, intanto, arrivano da tutto l'arco costituzionale. «Marco Zennaro è stato studente nella scuola di ingegneria dell'Università di Padova - spiega il portavoce dell'opposizione in Consiglio regionale, Arturo Lorenzoni - auspico che la Farnesina dia assoluta priorità alla gestione del suo rimpatrio». Il capogruppo della Liga Veneta per Salvini Giuseppe Pan ha presentato una mozione in consiglio regionale: «Marco sta subendo una prigionia disumana, va riportato a casa al più presto».
Raffaele Speranzon, (Fdi) sul tema ha scritto una lettera al premier Draghi «perché si prenda carico personalmente della vicenda di Zennaro». Si uniscono i consiglieri regionali del Pd: «Sono due gli aspetti che preoccupano: le continue richieste di denaro e i riferimenti al caso di Giulio Regeni utilizzati come intimidazione». L'eurodeputato leghista Gianantonio Da Re chiede l'intervento dell'Europa: «L'Unione europea dovrebbe esprimersi rapidamente e chiaramente a condanna delle autorità sudanesi responsabili di una grave violazione dei diritti umani».