Venezia-Helsinki: Matteo in fuga dal Veneto per poter studiare i buchi neri (ed essere pagato per farlo)

Martedì 31 Luglio 2018 di Angela Pederiva
Marco Berton
9
L'uomo delle stelle è un ragazzone con la testa necessariamente tra le nuvole, ma i piedi ben piantati per terra. «Studio i buchi neri al centro delle galassie: sto cercando di capire come si formano e come si accendono», racconta Marco Berton, ricercatore con casa a Campalto, diploma al liceo Giordano Bruno di Mestre, laurea più dottorato all'Università di Padova. E un biglietto aereo per giovedì 2 agosto: Venezia-Helsinki, al momento sola andata «anche se un giorno mi piacerebbe poter tornare», confida il 32enne nell'imminenza di diventare a tutti gli effetti (e suo malgrado) un cervello in fuga.

 
ALL'OSSERVATORIO
Chi l'ha conosciuto venerdì sera all'Osservatorio Astronomico di Asiago, in occasione dell'eclissi rossa, descrive un incontro indimenticabile: «Ci ha fatto vedere la Luna, Giove, i pianeti, la Iss che è passata visibilissima sulla nostra testa. Ma poi, stringendosi nelle spalle, ci ha detto: Me ne devo andare dall'Italia. Questo è un professore che ci perdiamo». Berton annuisce: «Non vado via a muso duro, con l'ateneo sono in buoni rapporti. Il problema è che non avrei mai voluto partire, ma di fatto sono obbligato a spostarmi all'estero, se voglio continuare a fare il lavoro che sognavo da bambino. Tutta colpa di Piero Angela...». Anni e anni a guardare i documentari in televisione. Quindi la decisione, «a quel punto inevitabile», di iscriversi ad Astronomia. Tre anni per la magistrale, due per la specialistica, 110 e lode. «Poi ho avuto un attimo di dubbio ricorda perché avevo la possibilità di andare a fare il dottorato in Australia. Ma trasferirmi a ventimila chilometri di distanza avrebbe voluto dire cambiare vita, quindi ho accantonato l'idea. Per un attimo ho pensato piuttosto di insegnare a scuola, ma la burocrazia di accesso mi è sembrata molto più complessa dei nuclei galattici attivi... Così ho preferito dedicarmi a quelli, attraverso il dottorato di ricerca a Padova, cominciando ad indagare la fase di vita delle galassie in cui il loro nucleo si accende. C'è una grande quantità di gas e di plasma che si concentra vicino al buco nero. Il gas cadendo verso il buco nero viene riscaldato ed emette una grande quantità di radiazione. Perciò si tratta di alcuni tra gli oggetti più brillanti dell'universo e questo mi affascina molto».

LE NOTTI
È un tema che incanta pure i partecipanti alle sue conferenze, come quella al Planetario di Padova, quando Marco ha illustrato «Lo zoo delle galassie: cosa succede quando stelle e gas danzano attorno a un buco nero?». Era la scorsa primavera e Berton stava ancora svolgendo il post-dottorato iniziato nel 2016: «Due anni di ricerca, con un assegno di 1.450 euro al mese. Eravamo in otto nel gruppo, con un budget annuo di 6.000 euro per tutti: troppo pochi per pagarci le attività e gli strumenti. Ad un certo punto mi serviva un computer più potente, per analizzare i dati nuovi che avevo raccolto. Ma ho dovuto scegliere: o quello, o una conferenza. E siccome per noi è fondamentale partecipare ai meeting, altrimenti non possiamo far conoscere i risultati dei nostri studi, ho finito per pagarmi il pc di tasca mia». I fondi sono terminati il 31 maggio e da allora il 32enne ha continuato a lavorare gratis. «La ricerca non può essere interrotta sottolinea e se non facciamo pubblicazioni, siamo morti. Così sono andato avanti lo stesso, anche su e giù da Asiago, dove in questi anni ho trascorso più di 200 notti al telescopio. D'estate va anche bene, cominci alle 22 e finisci alle 3, ma d'inverno si inizia alle 16 e si prosegue fino alle 8 della mattina dopo. Nel frattempo, però, il gruppo si è sfaldato: il professore sta per andare in pensione, un collega ha trovato un posto a Lisbona, un'altra è in maternità, altri due stanno finendo il dottorato, un altro ancora si è arreso e ha trovato un impiego in quello che chiamiamo il mondo reale... Gli anni sono passati e le certezze non sono arrivate. A questo punto mi sono visto costretto a riprendere in considerazione l'idea di espatriare: la passione non può bastare».

IN SCANDINAVIA
Tramite una collega scandinava, Berton ha conosciuto il Finca with Eso, cioè il Finnish centre for astronomy che gestisce la partecipazione finlandese nello European southern observatory, l'ente europeo che gestisce i telescopi nell'emisfero meridionale. «Ho sottoposto il mio progetto di ricerca rivela insieme ad altri cinquanta candidati. C'erano due posizioni aperte e una l'ho ottenuta io. Il mio posto di lavoro sarà al Metsähovi Radio Observatory: un contratto di tre anni, a 3.450 euro al mese, con una dotazione annua di ulteriori 5.000 per le spese ma soltanto per me e con la tutela di malattia e ferie, condizioni impensabili in Italia. Comincio il 1° settembre, ma ho già trovato un appartamento, per cui dopodomani ho il volo. Sto passando questi giorni con parenti e amici, dicono che vogliono vedermi per l'ultima volta... Ma a tutti sto facendo presente che la Finlandia è relativamente vicina, che siamo sempre dentro l'Unione Europea, che il roaming è stato abolito». Marco sembra ripeterlo un po' anche a se stesso, quasi per darsi coraggio. O forse no, l'ha già trovato: «A me piacerebbe tornare, ma vedremo nel 2021 se vorrò davvero farlo. Mi dispiace, perché l'Italia potrebbe contare su tante belle teste, penso ad esempio alla recente scoperta dell'acqua salata su Marte: conosco uno dei co-autori, ha fatto anche lui il dottorato a Padova e poi è andato a lavorare alla Nasa. Ma senza fondi, non si fa ricerca. Spero che in futuro la tendenza possa invertirsi, anche per consentire ai ricercatori di farsi una famiglia». 
Ultimo aggiornamento: 2 Agosto, 09:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci