VENEZIA - Il presidente della Corte d'appello che va a fare l'applicato per garantire il funzionamento del Tribunale del riesame, rimasto senza giudici.
Mancano i giudici al Riesame, il presidente della Corte d'appello va in udienza
«In pratica il presidente si è autoapplicato - spiega il presidente del Tribunale, Salvatore Laganà - Un provvedimento che mostra la grande disponibilità del presidente Citterio che ha ritenuto di applicare se stesso e altri tre colleghi della Corte d'appello. Non posso che ringraziarlo per questo. In 42 anni di magistratura è un fatto inedito». L'interessato precisa che il suo gesto è anche una «sollecitazione a contribuire». «Dovrebbe essere un segnale concreto dell'esigenza di solidarietà tra tutti gli uffici del distretto. La funzione del riesame, tra l'altro, è distrettuale» annota Citterio. Solidarietà indispensabile per arrivare a fine novembre, quando al riesame sono attesi tre giudici di nuova nomina, che riporteranno un po' di normalità nell'organizzazione dell'ufficio. Da settembre a fine novembre, poi, sono stati applicati giudici dai Tribunali di primo grado di Treviso, Padova, Vicenza e Verona. Restava il problema di luglio, prima della pausa estiva. Mese evidentemente più difficile da coprire, forse per il clima già vacanziero. Ed ecco l'impegno-esempio dei giudici della Corte d'appello, presidente in testa.
Un caso che ripropone la drammatica carenza di giudici sofferta dal Tribunale di Venezia. «Problema grave, abbiamo sempre 15 giudici in meno - calcola Laganà - siamo 50, quindi un 30% in meno. Non è uno scherzo». Insieme al riesame, l'altro ufficio in grave affanno è quello del giudice per le indagini preliminari. Ma anche monocratico e collegio patiscono buchi d'organico. E se per il riesame i tre nuovi magistrati in arrivo a novembre dovrebbero garantire una normalizzazione, per il gip l'attesa potrebbe essere ben più lunga. Carenze che stanno mettendo in sofferenza il funzionamento stessa della macchina della giustizia. Ormai sono garantite le urgenze, legate agli arresti in flagranza, e poco altro. Indagini più complesse, che richiedono l'intervento del gip per eventuali ordinanze di custodia, rischiano di restare bloccate. Una sorta di imbuto per la stessa attività della Procura. In aula, poi, i processi si trascinano di rinvio in rinvio.
Sullo sfondo c'è la scarsa attrattiva degli uffici giudiziari lagunari, legata anche alla particolarità di Venezia. «È una città scomoda - ammette Citterio - questo contribuisce a rendere la sede un po' meno appetibile. Peccato, perché un'esperienza in una sede distrettuale come Venezia, che tratta reati particolari, arricchisce. E i nostri uffici sono all'avanguardia nella speranza».