Il gatto senza la volpe, così la banda dei mestrini non è riuscita a crescere

Giovedì 2 Dicembre 2021 di Maurizio Dianese
Mala del brenta, gli ultimi arresti

MESTRE - Il gatto è tornato in cella perché la volpe lo ha mollato. Il gatto è Gilberto Boatto, detto Lolli, il capo del clan dei mestrini, la fazione più ricca, più organizzata e più feroce della banda del Brenta di Felice Maniero, quella che dagli anni 80 controlla il business milionario del Tronchetto. La volpe è Giovanni Paja Paggiarin.

I due hanno lavorato insieme per una vita, ma i loro destini si sono divisi dall'omicidio dei fratelli Rizzi in poi. Boatto è finito all'ergastolo, Paggiarin no, ed è l'unico dei mestrini - il nome deriva dal fatto che erano gli unici veneziani che abitavano in Terraferma - che non è stato coinvolto in quell'omicidio. Boatto è rimasto senza il becco di un quattrino perché la moglie ha pensato bene di prosciugargli le tasche subito dopo essere stata investita dallo stesso Lolli della responsabilità di tenere in piedi la banda finché lui era in galera. Paggiarin invece ha amministrato bene i suoi averi e quando è stato scarcerato ma ha fatto pochissimi anni dentro - si è tenuto fuori dai giri pericolosi e soprattutto dagli ex della banda dei mestrini.


Che in origine era molto ben assortita. C'erano i due cervelli, Boatto e Paggiarin, poi c'era la cattiveria fatta uomo e cioè Paolo Tenderini, il killer ovvero Paolo Pattarello e il compagnone Gino Causin, adatto ad ogni ruolo e dunque a nessun ruolo. Questi cinque mestrini hanno dettato legge nello spaccio in Terraferma per tutti gli anni 80 e 90, mentre si specializzavano nella gestione del business del turismo al Tronchetto, la gallina dalle uova d'oro, che poi è il motivo vero che innesca la guerra tra i mestrini e i fratelli Rizzi. E bisogna ripartire da lì e cioè dai primi anni 90 per capire chi è Gilberto Boatto detto Lolli, il capo della ricostituita banda che voleva rinverdire i fasti della banda Maniero nonostante gli acciacchi della vecchiaia e trent'anni di galera.


Ex soldato della Legione straniera, Lolli è un personaggio scaltro, abile, di poche parole. Uno che pensa, che ragiona, che non si lascia mai prendere dalla rabbia. Uno tranquillo, un gatto insomma. Esattamente il contrario del suo figlioccio, Loris Trabujo che invece è un fanfarone, uno che si vanta, che parla troppo, che crede di essere più furbo di tutti. Lolli è talmente ragionante che a suo tempo aveva fatto l'impossibile per trovare un accordo con i fratelli Rizzi. Peccato che i due fratelli giudecchini invece volessero farlo fuori. Tant'è che gli avevano dato appuntamento alle Fondamenta Nuove per chiarirsi e si erano presentati con le pistole munite di silenziatore. Lolli aveva capito. E così i fratelli Rizzi erano stati ammazzati e la pace era tornata al Tronchetto dove Lolli e Paja avevano continuato a far soldi grazie al business del turismo saldamente nelle mani di Otello Novello detto il Cocco cinese.


Poi a gennaio 1995 però era arrivato il pentimento di Maniero e le sue rivelazioni avevano portato Lolli all'ergastolo per l'omicidio dei Rizzi. Quindi la moglie che lo lascia in braghe di tela e lui che trova l'unica àncora di salvezza dalla disperazione in Loris Trabujo. Ed è con lui che Boatto cerca di rimettere in piedi la banda dei mestrini - e anche se vien da pensare ai Blues Brothers bisogna dire che di poesia in questa storia non ce n'è proprio.


Il primo al quale si rivolge ovviamente è proprio Paggiarin. Il quale invece non ne vuol sapere. Alla fine l'unico della vecchia guardia in libertà e disponibile - siamo nel 2017 - è Paolo Pattarello visto che Gino Causin è ancora dentro sempre per l'ergastolo Rizzi e Paolo Tenderini fa notoriamente per conto suo e in più è un pentito. E così Boatto si mette in caccia e contatta tutti. Capisce di aver bisogno o di un gesto eclatante far fuori Maniero o di un uomo di spicco. Il terno al lotto sarebbe riuscire a cooptare Antonio Mario Pandolfo il cui carisma e la cui statura criminale sarebbero stati sufficienti a ridare smalto alla banda. Un tentativo pare che sia stato fatto ma Pandolfo nega qualsiasi contatto con Boatto e Pattarello e in ogni caso, anche ci fosse stato, non ha sortito alcun effetto.


Senza Pandolfo e senza Paggiarin, il gatto è costretto ad accontentarsi di Loris Trabujo, che è il suo esatto opposto sia come carattere che come profilo criminale. Tra i due si instaura un rapporto di figliolanza e di sudditanza, Loris Trabujo che la mattina va a far colazione al bar Cartagine di via Brenta Vecchia, a Mestre, e subito dopo va a riferire a Boatto, che in via Brenta Vecchia ci abita quando è in permesso premio. E Boatto investe in Trabujo, come si capisce dalle intercettazioni che vedono costantemente il gatto nelle vesti di Padrino che insegna a Trabujo come va il mondo. Il problema è che il mondo non è più quello di trent'anni fa e nessuno tra quelli che aveva attorno, men che meno Loris Trabujo, aveva il coraggio di dirglielo.

Ultimo aggiornamento: 17:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci