Brugnaro: «Draghi, una rivoluzione. Penso a un nuovo movimento civico aperto ai delusi dal Pd»

Sabato 20 Febbraio 2021 di Davide Scalzotto
Luigi Brugnaro. sindaco di Venezia
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VENEZIA - Stessi dossier sul “caso Venezia”, ennesimo cambio di scena. Ma questa volta con prospettive diverse. Anche per il suo movimento fucsia: «Ora le premesse gettate da Mario Draghi fanno ben sperare», dice Luigi Brugnaro. Il sindaco di Venezia non ha mai mollato il rapporto con Roma, nemmeno quando la “questione veneziana” è stata relegata nella cartellina “promesse”, nemmeno davanti al gelo con certi ministri. Ora, con un nuovo premier, un nuovo governo, scenari di rilancio, Brugnaro si spinge anche oltre alle consuete richieste per la città, parla di progetto politico, di un allargamento del modello Venezia della sua lista civica. Sindaco, andiamo con ordine. Renzi, Gentiloni, Conte 1 e 2. E la questione Venezia è ancora insoluta, non fosse che nel frattempo sono passate sopra alla città un'acqua alta devastante e una pandemia. Stanco di ripetere sempre le stesse cose, di chiedere la Legge speciale, le bonifiche, la soluzione per le grandi navi, il rilancio del porto e via discorrendo?

«Tutt'altro, pienamente motivato.

Solo che due domande me le faccio. Ad esempio, un recovery plan c'è già stato se andiamo a vedere: hanno impegnato 150 miliardi sulle generazioni future per ristori, casse integrazioni, interventi di ogni tipo. Bene, quanti soldi sono stati spesi per le casse integrazioni e i ristori? 70-80 miliardi? E gli altri? Come sono stati spesi, dove sono andati? È legittimo chiederselo no?».

E lei che risposte si dà? «Che ci sono state tante promesse e pochi fatti. I problemi sono rimasti. Ma mica per niente eh? Non lo dico da ora. Venezia ne è l'esempio. Prendiamo i marginamenti per Porto Marghera. L'ex ministro dell'ambiente Enrico Costa ci aveva detto che il provvedimento per stanziare 157 milioni era firmato. Che fine ha fatto? Qualcuno vuole prendersi la briga di andare a vedere nei cassetti del ministero se c'è questa firma? Con Paola De Micheli, ex ministro alle infrastrutture, nell'ultimo Comitatone a gennaio ci eravamo lasciati con la promessa che avrebbe indicato a breve la soluzione per gli attracchi delle grandi navi. Sparìa, scomparsa. Non ho più saputo niente».

Qualcosa Venezia però ha portato a casa. «Sì, i soldi che avevamo sottoscritto nel Patto con Renzi, quelli siamo andati a prenderceli, li abbiamo chiesti e voluti. Poi è stato il disastro».

Motivo? «Incapacità di gestire, di fare accadere le cose. Questione di competenza. E pensare che con Conte avevo anche un buon rapporto, non sono mai stato contro il governo, Ma certi ministri sono stati inadeguati. Ma mica solo con me eh, non ho visto grandi fatti portati a termine».

Ora però... «Ora è diverso. Ho grande fiducia in Mario Draghi e nella sua squadra, ha scelto persone competenti nei ruoli chiave. Il presidente Mattarella ha dimostrato grande lucidità e capacità. Guardate, a me non piace l'espressione governo dei migliori. Che vuol dire? Migliori rispetto a cosa? Io credo nelle competenze, nella capacità di portare a termine un progetto ciascuno con il proprio talento. Da chi comanda a scendere, è un gioco di squadra che vince, quando ciascuno sa fare al meglio il suo e lavora su un obiettivo comune. Dobbiamo partire da qui, anche a Venezia: siamo sulla stessa barca e c'è un remo per chiunque abbia voglia di remare».

Ormai le priorità di Venezia non le diciamo nemmeno più... «Le conoscono, a Roma le sanno. Ma siamo noi i primi a dover essere uniti. Da altre parti fanno valere la pressione di interi territori compatti, noi abbiamo il vizio sempre di frenarci da soli. La spinta deve partire da noi. Abbiamo progetti ambiziosi».

Lei parlava di obiettivo comune. Qual è quello di Venezia? «Abbiamo una città da far ripartire, che più di altre ha sofferto la pandemia dal punto di viste economico. In quale altra città si può sperimentare in pieno la filosofia del NextcGeneration Eu, il programma europeo di investimenti che il governo è chiamato a programmare? Quale altra città può offrire scenari di riconversione così innovativi come Venezia?».

Senta, il governo Draghi ha anche rivoluzionato lo scenario politico, sconquassando partiti, ridisegnando alleanza, alcune magari solo temporanee. Lei e altri sindaci, governatori di Regioni, siete in prima linea nel rapporto con i cittadini. Pensa che questa classe politica di amministratori locali possa avere un ruolo nuovo in questo quadro? «Sì, lo credo. I cittadini vengono a bussare alle nostre porte per avere risposte, noi siamo chiamati a darle. L'idea di federalismo spesso viene interpretata male, ma è esattamente questo. Ci sono ottimi amministratori locali, anche di schieramenti opposti, che dialogano superando le divisioni. Questa è anche la lezione che ha voluto dare Draghi: unità per ricostruire. E prima di parlare bisogna dimostrare di avere fatto. Una rivoluzione, se ci pensiamo».

Ma vede spazi di manovra? «Penso di poter portare l'esperienza della nostra civica di Venezia, allargandola per farla diventare un vero movimento civico di ambito più ampio, aperto a tutti. Io mi sento affine alla proposta politica di centrodestra, ma non vuol dire, è una mia scelta. Credo che ci sia spazio per partire proprio dalla capacità di dare disposte ai cittadini. Io so che si sono tantissime persone che vorrebbero impegnarsi ma fanno fatica a inquadrarsi di qua o di là, penso a tutta quella parte del Pd ad esempio che è a disagio con l'alleanza con i 5Stelle».

Questo è il suo obiettivo? «Il mio primo obiettivo è sconfiggere il partito del rancore, del no a prescindere. C'è spazio per un movimento civico, per ricostituire il senso di partecipazione, anche attraverso internet, perché no, con nuove piattaforme social».

Ultimo aggiornamento: 10:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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