Brugnaro: «L'Agenzia per la laguna è un esproprio di Venezia»

Sabato 15 Agosto 2020 di Tiziano Graziottin
Luigi Brugnaro sindaco di Venezia
Dice di essere “deluso”, ma parole ed espressioni lo raccontano invece arrabbiato, e molto. 
Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, a proposito dell’Agenzia per la laguna istituita dal Governo col Decreto Agosto parla di “blitz ferragostano maturato nelle stanze romane” ed etichetta come “traditori” i parlamentari veneziani che hanno consentito lo “scippo” alla città (copyright del deputato leghista Alex Bazzaro) delle competenze su Mose, acque lagunari, canali interni. Brugnaro pesa le parole ma i concetti sono pesantissimi: l’articolo 95 del decreto che istituisce l’Agenzia («infilato come un panino in un provvedimento di tutt’altra natura») e liquida il Consorzio Venezia Nuova viene bollato come un’operazione dei “furbetti” che hanno accolto sì la richiesta dell’accorpamento delle competenze ma per portare ogni livello decisionale nella Capitale. «Eppure - osserva - i romani nulla capiscono di laguna, lo hanno dimostrato mille volte, basta pensare al caos sui fanghi che blocca lo scavo dei canali portuali».
L’Agenzia per Venezia è stata presentata dai parlamentari del centrosinistra come segnale di grande attenzione alla città. 
«Non so con che faccia... È un commissariamento a tutti gli effetti, una romanizzazione della laguna. Incredibile, ogni scelta in capo a un’Agenzia lontana in ogni senso da Venezia, con decisioni e nomine che saranno prese “sentiti la Regione e il sindaco”. Neanche “d’intesa”...veramente offensivo. Burocrati e tecnici romani chiamati a decidere su aspetti di cui nulla sanno, col risultato che si andrà di rinvio in rinvio, come sulle grandi navi. La verità è che Andrea Martella - che aveva presentato un progetto di legge per dare i poteri del Magistrato alle acque alla città metropolitana - e gli altri parlamentari veneziani del Pd hanno tradito la città: parlano, parlano, poi questi sono i risultati. Porteranno la responsabilità della svendita di Venezia».
Tutto da buttare nel progetto di questa agenzia?
«Il concetto della centralizzazione delle competenze è sacrosanto, ma se poi mi porti via tutto... Tra l’altro deve essere chiaro che nella fase del Mose post Consorzio sono centrali tre questioni: 1) nessun lavoratore va lasciato indietro; 2) le imprese che hanno fatto i lavori vanno pagate tutte e celermente, prima che falliscano; 3) l’opera va finita tutta col massimo impegno sulla mitigazione ambientale, da Chioggia a Cavallino, da Pellestrina a Marghera. Un aspetto positivo c’è, e voglio sottolinearlo: per il trasporto pubblico locale in laguna - grazie alla modifica di una norma del codice di navigazione - saranno possibili le motorizzazioni elettriche e a idrogeno di navi e motonavi. Su questo abbiamo spinto molto».
Per il resto, operazione indigeribile?
«Totalmente. Pensi che in questo momento si potrebbe interpretare che nemmeno i canali della città sono di competenza del Comune, come se un sindaco di terraferma non potesse più gestire le sue strade... Ha ragione Bazzaro, è uno scippo, un esproprio, chiamatelo come volete. Ora si capirà perché ho fatto un asse con Zaia, perché ritengo che l’autonomia del Veneto sia fondamentale per il futuro di questa regione, con all’interno l’autonomia della Città metropolitana di Venezia. Noi ci mettiamo la faccia e i cittadini ci giudicano sulla base delle nostre scelte, invece qualcuno vuole decidere sopra la testa del Veneto e di Venezia senza nemmeno risponderne».
E sull’impostazione complessiva del Decreto Agosto che valutazione politica fa?
«Prima di tutto voglio riconoscere che più in generale il presidente del Consiglio Conte è stato di parola rispetto all’accordo dopo l’incontro-scontro con i sindaci delle Città metropolitane del 29 maggio. In quell’occasione - quando chiesi 3 miliardi per i nostri Comuni - mi ero molto scaldato, e chiedo scusa al premier per i toni da parte mia un po’ accesi. Nella sostanza riconosco che sul piano degli aiuti è stato dato seguito agli impegni, anche se mancano ancora parte delle risorse promesse a Venezia. Però sull’impostazione del Decreto Agosto ho enormi perplessità».
Quali sono secondo lei gli elementi di debolezza del provvedimento?
«Manca un’idea di sviluppo. È stato apprezzabile lo sforzo “difensivo” di questi mesi di dare un aiuto alle famiglie che non ce la fanno, ai lavoratori in difficoltà. Grazie anche al nostro contributo con un dossier molto puntale che abbiamo inviato al Governo è stato posto rimedio a degli errori di valutazione e la filiera del turismo ad esempio ha avuto qualche tutela in più di quanto inizialmente previsto. Però non si può continuare a pensare solo alla sussistenza! Il governo ascolti le categorie economiche, giochi anche in attacco e punti davvero sulla ripresa del motore del paese e quindi sulle imprese con misure specifiche come la detassazione degli utili reinvestiti nelle aziende, per dirne una. Il presidente Conte in Europa è stato bravo, ha negoziato bene, ma quei soldi devono servire per far ripartire il Paese. Facciamo debiti che pagheranno le prossime generazioni, avrà un senso solo se le risorse che investiamo diventano anche produttive e se l’economia italiana si rimette in piedi sul serio».
 
Ultimo aggiornamento: 11:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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