Lucio Quarantotto, cantautore geniale e sfortunato

Martedì 28 Maggio 2019 di Alberto Toso Fei
Lucio Quarantotto, cantautore geniale e sfortunato
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Ogni volta che si sente cantare alla radio Con te partirò (resa celebre dall'interpretazione di Andrea Bocelli), si ascolta probabilmente senza saperlo una canzone composta da un veneziano, Lucio Quarantotto; ve ne sono, di sue, interpretate anche da Caterina Caselli e prodotte da Franco Battiato, ma di questo cantautore mestrino tanto geniale quanto schivo e sfortunato che fu scoperto da Fabrizio De André e a sua volta fu scopritore di una grande cantante italiana si sa veramente poco, complice la sua resistenza a comparire in pubblico e in televisione.
Eppure il suo percorso fu di tutto rispetto, con tre begli album in otto anni: Di mattina molto presto, del 1982, con la collaborazione alle musiche di Piercarlo D'Amato che poi gli rimase a fianco per trent'anni, vinse la targa Tenco come migliore opera prima; la sua voce tagliente e feroce con i testi scavati fino all'osso, sempre detti-cantati con magica lentezza come si legge da uno scritto di Roberto Roversi risuona poi in Ehi là del 1986 e L'ultima nuvola sui cieli d'Italia uscito nel 1990. Alla fine degli anni Ottanta nacquero dal genio di Quarantotto alcune canzoni prodotte da Franco Battiato (Viaggiando verso Jesolo, Tripoli, Pulito e Come le onde, ma anche I templi indù, che inserì in una raccolta della sua etichetta) e cantate da Caterina Caselli(E se questa fosse l'ultima).

La Caselli lo accolse nella sua casa discografica come autore, mettendolo a scrivere fra gli altri per Andrea Bocelli (Canto della terra e Qualcosa più dell'Oro, oltre alla celebrata Con te partirò scritte assieme a un altro suo collaboratore storico, Francesco Sartori) e Filippa Giordano, per la quale fu coautore di Amarti sì, presentato al Festival di Sanremo nel 2002. Furono scritte anche due canzoni per Fiorella Mannoia, rimaste in un cassetto.
Nato il 29 aprile 1957, l'esordio nel mondo della musica di Lucio Quarantotto (o Lucio 48, come si firmò nei primi due album) fu a dir poco rocambolesco: registrò alcune canzoni a casa, su una audiocassetta che poi letteralmente lanciò a un addetto del servizio d'ordine di Fabrizio de André a margine di un concerto. Qualche tempo dopo, alle quattro di notte, il telefono di casa Quarantotto squillò, buttando tutti giù dal letto: Sono Fabrizio De André, c'è Lucio?; e gli chiese una registrazione migliore per poterlo aiutare. Quelle tracce furono raccolte e prodotte da Piercarlo D'Amato e Francesco Sartori.

Qualche anno più tardi Lucio era già diventato 48: un cugino gli telefonò per sottoporgli una ragazza di 17 anni, di Monfalcone, figlia di amici. Lei si presentò con una videocassetta di provini che lo impressionarono. Fu mandata alla Caselli, e pochi giorni più tardi era già sotto contratto. Era Elisa Toffoli, destinata a diventare solamente Elisa.
Malgrado il sostegno della critica Lucio Quarantotto non ebbe sempre quello del pubblico, anche a causa di un carattere spigolosissimo che gli fece scrivere canzoni bellissime, dolorose e vitali, ma lo fece anche sentire a disagio nelle esibizioni dal vivo, complice forse una gamba malata a causa di una poliomielite giovanile, che finì per incidere nel rapporto con se stesso. Le esibizioni divennero sempre meno, soprattutto dopo quella del concerto del primo maggio 1990, quando la Caselli lo porto con sé sul palco e lui la lasciò cantare quasi da sola, evidentemente infastidito dalla situazione.

Voce poco carezzevole (tendeva a gettare il sale sulla torta, diceva lui stesso), scrisse testi visionari e un po' fuori dal tempo, come in fondo fu lui: Io sono un suonatore che ormai non sa più cosa vuol dire musica canta in Di mattina molto presto e nemmeno un suonatore e nemmeno dire e nemmeno volere e nemmeno sapere e nemmeno cosa e ormai quasi quasi nemmeno dormire. Io sono un suonatore.
Una fatica di vivere che alla fine ebbe il sopravvento: il 31 luglio 2012, a 55 anni, Lucio Quarantotto aprì la finestra del suo appartamento al sesto piano, a Mestre, e si lasciò scivolare fuori. La lavorazione del suo quarto album, già registrato in studio e in fase di pre-produzione, si interruppe con la sua morte.
Alberto Toso Fei
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