Marco, liutaio dalle mani d'oro: produce chitarre richieste in tutto il mondo

Domenica 24 Novembre 2019 di Vittorio Pierobon
Marco, liutaio dalle mani d'oro: produce chitarre richieste in tutto il mondo
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Il tempo d'attesa è di due anni e mezzo. Se ordini oggi una chitarra, devi passare a ritirarla a maggio-giugno del 2022. Marco Maguolo, professione liutaio, non ha bisogno di pubblicità, semmai deve respingere le richieste: «Spesso dirotto potenziali clienti verso altri colleghi». La sua bottega di artigiano è in periferia di Mestre a Favaro. Un laboratorio piccolo, tanto ci deve stare solo lui. Non ha collaboratori: «È un lavoro totalmente mio, avrei difficoltà a delegare. Lo so, è difficile da capire, ma solo quello che esce dalle mie mani è come vorrei. Non è presunzione, ma la chitarra è una parte dentro di me che si materializza». Verrebbe da dire che ogni pezzo è come un figlio. Sarà un caso ma la gestazione arriva attorno agli 8-9 mesi. E questo spiega la produzione limitata e i lunghi tempi d'attesa. Marco, 43 anni, ma ne dimostra un po' di meno, è un'eccellenza italiana: mani d'oro, tecnica sopraffina, erede di un'antica tradizione veneziana che si era persa nel secolo scorso.
PEZZI INTERNAZIONALI
Le sue chitarre ormai viaggiano per il mondo: Giappone, Corea, Messico, Perù, Stati Uniti e mezza Europa. Ma cos'hanno di speciale? Perché un musicista è disposto ad attendere così tanto pur di averla? «Il suono di una chitarra artigianale non si può comparare con quello di uno strumento fatto con tecniche industriali. Io cerco di personalizzare le chitarre adeguandole alle caratteristiche, fisiche e artistiche, di chi dovrà adoperarle. Per un musicista si tratta di un prolungamento del suo corpo, una specie di protesi con la quale dovrà trascorrere molte ore al giorno». Racconta e si appassiona, si vede che questo non è un lavoro («In gioventù ho fatto l'operaio a Porto Marghera e ho capito cosa vuol dire lavorare in fabbrica»), ma una passione. «Io adoro lavorare il legno, quando scolpisco un pezzo di cedrella odorosa e lo intaglio con lo scalpello per realizzare un manico sembra che l'utensile scivoli sulla materia. Plasmare il legno, con il calore e l'umidità, sentire il suono dell'acqua che frigge sul ferro caldo e vedere come si piega e assume la forma che desidero, è un'esperienza molto fisica, un'emozione. Il mio lavoro è bellissimo, non mi farà mai diventare ricco di soldi, però mi dona un'altra ricchezza che non ha prezzo: la libertà e la gioia di produrre qualcosa che dà felicità agli altri». Non diventerà mai ricco, come dice lui, perché si fa pagare poco. «Il modello base costa sui 3.300 euro, potrei chiedere molto di più, ma mi sono imposto la regola di aumentare di soli 100 euro all'anno. Ero partito da 1500 euro. I guadagni ci sarebbero ugualmente, sono le tasse che ti distruggono. Un autentico salasso per chi, come me, fattura tutto e non fa neanche un euro di nero. Poi sento di colleghi che si dicono artisti e non si curano della contabilità. La differenza è questa: gli artigiani pagano tutto, gli artisti hanno la testa altrove, non si abbassano a fare le ricevute. A volte mi viene il dubbio che abbiano ragione loro In realtà io mi sento profondamente italiano e ritengo giusto pagare le tasse, però vorrei che lo Stato capisse che per un artigiano essere in regola ha dei costi molto pesanti».
LE ORIGINI NEL CUORE
Oltre che italiano Maguolo è orgoglioso di essere veneziano, anche se ora risiede a Martellago, comune della cintura urbana. «Venezia è magica e io ho voluto in qualche modo racchiuderla anche nella mia chitarra. Da alcuni anni produco un modello di gamma superiore, chiamato Ducale, che è pieno di riferimenti alla città lagunare: la rosetta, il foro sulla cassa, è impreziosito con una miniatura delle bifore di Palazzo Ducale, il bordino perimetrale della chitarra richiama le gondole, una parte del manico assomiglia alla bauta. E, tanto per restare in tema, le corde - l'unica parte che non realizzo io manualmente - le acquisto da una ditta di Marghera che si chiama Dogal». La Ducale è uno strumento che ha raggiunto un livello di perfezione acustica elevatissimo e, nonostante il prezzo sfiori i 5mila euro, è la più richiesta. In laboratorio ce n'è solo un esemplare in partenza per la Corea. Maguolo non ha scorte di magazzino, quello che produce vende, anzi ha già venduto. I clienti ordinano e aspettano pazientemente, seguendo le varie fasi di crescita via Whatsapp. Alcuni, se non sono troppo lontani, tornano a provarla, c'è persino chi si ferma per alcuni giorni in laboratorio. Nella soffitta c'è una sorta di foresteria per gli ospiti più esigenti, che vogliono fare la conoscenza con lo strumento che avranno fra molti mesi.
ARTISTA APPASSIONATO
«Il mio è un lavoro lento - racconta il liutaio - ogni fase ha i suoi ritmi. Il legno deve riposare, adattarsi alle forme. Non si può bere un buon vino subito dopo la vendemmia. Così è anche per la chitarra. In genere ne lavoro quattro alla volta per ottimizzare i tempi. Meglio non contare le ore effettive dedicate a ogni pezzo. Pensi solo alla verniciatura, va fatta a mano con batuffoli di cotone e ripetuta più volte in giorni diversi. Movimenti lenti e regolari, è un po' la firma del liutaio. Io uso solo gommalacca». Al profano gommalacca può far pensare ad un prodotto chimico, ci pensa Maguolo a chiarire: «È una vernice naturale che si ricava dalle secrezioni della femmina di un insetto che si trova solo in India e Thailandia. È un preparato fantastico, che forma una lamella quasi priva di spessore, ma forte come una guaina. Accarezzare una chitarra verniciata in gommalacca e una con preparato poliuretanico fa capire la differenza abissale. E anche il suono cambia».
Sfumature che fanno la differenza e hanno consacrato Maguolo nel Gotha dei liutai. In Italia sono una cinquantina, quello di Mestre sta diventando una star. Una rivista specializzata giapponese gli ha recentemente dedicato un articolo, una Ducale è in esposizione al Conservatorio di Bruxelles, dagli States gli chiedono di raddoppiare la produzione, ma lui frena. «Mi fa piacere venire apprezzato nel mondo, però non intendo cambiare ritmi. Ho due figlie piccole e genitori anziani, devo dedicare del tempo anche a loro, se la mia famiglia ha bisogno io ci sono sempre. È questa la mia ricchezza». Non cerca la gloria, ma un sogno c'è. «Vorrei presentare la mia Ducale al sindaco Brugnaro. In fondo, nel mio piccolo, sono un ambasciatore dell'arte artigiana veneziana».
Vittorio Pierobon
(vittorio.pierobon@libero.it)
Ultimo aggiornamento: 25 Novembre, 12:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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