Talento e passione, Lino Toffolo e «...quello strambo come te»

Lunedì 8 Maggio 2017 di Alberto Toso Fei
Lino Toffolo visto da Matteo Bergamelli
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Il talento c'è sempre stato, la passione non è mai venuta meno. Per questo Lino Toffolo (1934-2016) ha avuto fino all'ultimo un foltissimo gruppo di estimatori. Per questo e per un altro motivo fondamentale: non tradendo mai se stesso, non ha tradito mai Venezia. E i veneziani lo hanno ricambiato con un grande amore, che ha portato prestissimo all'intitolazione di un ponte e di un teatro nella sua Murano, a meno di un anno dalla sua scomparsa.

Figlio di un maestro vetraio, cominciò poco più che ventenne a recitare a teatro e a comporre canzoni in lingua veneziana, finché fu notato da due produttori Rai che gli proposero di partecipare a una trasmissione radiofonica regionale allora molto ascoltata: El Listòn, con Sergio Cesca.
Una seconda svolta arrivò nel 1963, quando fece la comparsa in uno spot pubblicitario con Alberto Lupo, che lo notò e gli disse: Perché non vieni a Milano? Al Derby c'è uno che è strambo come te, che devi conoscere. Lo strambo che si esibiva nel noto locale milanese era Enzo Jannacci (ma in quel periodo vi erano anche Bruno Lauzi e Franco Nebbia, e poi arriveranno Cochi e Renato), col quale Lino Toffolo strinse un legame fortissimo, destinato a durare per sempre.
Nel frattempo lui si era già sposato con Carla Ongaro, che gli darà tre figli: Paolo, Luisa e Anna. Forse è questo, forse è l'amore viscerale per la laguna (oppure le due cose assieme) che spingono l'attore veneziano a non abbandonare mai la sua Venezia, se non per brevi periodi.
Sebbene lontano dai grossi centri di produzione di Roma e Milano, il successo gli arride in ogni campo: in quello musicale, dove alterna la composizione di canzoni in lingua veneziana come Na brombola impissada o Gastu mai pensà (canzone d'amore che colpisce Jannacci al punto da tradurla in italiano e inserirla come Hai pensato mai nel suo album Vengo anch'io. No, tu no) fino al successo universale con Johnny Bassotto, sigla di un programma domenicale scritta da Bruno Lauzi e Pippo Caruso.
Ma anche nel cinema, dove partecipa a film di Pasquale Festa Campanile, Mario Monicelli (Brancaleone alle crociate), Adriano Celentano (Yuppi du), Dino Risi (Telefoni bianchi), Pier Francesco Pingitore e molti altri. La televisione gli dona ugualmente una grande notorietà: vi compare assieme a Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Alighiero Noschese, Paolo Villaggio, Cochi e Renato, Mara Venier. Per alcuni anni lavora come conduttore in alcuni giochi a quiz televisivi.
Ma di fatto non abbandonerà mai il suo primo amore, il teatro. Nel 1993 torna a calcare le scene, interpretando Sior Tonin Bonagrazia di Carlo Goldoni, spingendosi poi a sperimentare l'operetta e finendo per divenire voce recitante in Pierino e il lupo di Sergei Prokofiev, Histoire du soldat di Igor Stravinski (di cui cura anche la regia) e Peer Gynt di Edvard Grieg. È lui stesso autore di alcune commedie, tra cui Gelati caldi, Fisimat e Lei chi è. Nel 2006 realizza un suo film, Nuvole di vetro, girato interamente in lingua veneta.
Per Il Gazzettino, fino all'ultimo, ha curato la rubrica settimanale DomenicaLino. È morto per un infarto nel maggio del 2016 mentre stava in famiglia, a Murano, dove aveva scelto di rimanere per sempre: amato, immediato, portatore di una apparente semplicità che nascondeva una profondità inconsueta e di una passione che non ha mai tradito.
Alberto Toso Fei
Ultimo aggiornamento: 9 Maggio, 11:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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