Picchiava la madre per costringerla a mendicare, condannata 60enne del Lido

Martedì 3 Marzo 2020 di Gianluca Amadori
Il tribunale di Venezia
LIDO - Due anni e due mesi di reclusione per aver maltrattato per lungo tempo l’anziana madre, costringendola anche ad andare a chiedere la carità. È la condanna che il giudice per l’udienza preliminare di Venezia, Andrea Battistuzzi, ha inflitto ad una sessantenne del Lido, ritenuta responsabile del reato di maltrattamenti in famiglia. Il sostituto procuratore Andrea Petroni si era battuto per ottenere una pena ancora più severa: due anni e sei mesi. 
Il processo di ieri mattina, alla Cittadella della giustizia di Venezia, è stato celebrato con rito abbreviato, e dunque l’imputata ha potuto usufruire dello sconto di un terzo della pena. Le motivazioni della sentenza saranno depositate nei prossimi giorni.
I primi episodi contestati alla sessantenne risalgono a cinque anni fa, gli ultimi alla primavera dello scorso anno, quando il pm Petroni chiese ed ottenne l’emissione di una misura cautelare a carico della donna, la quale da quel momento non si può più avvicinare all’anziana madre.
SEGNALAZIONI DEI VICINI
A far scattare le indagini, prima dei servizi sociali e poi della procura, sono state alcune segnalazioni pervenute dai vicini di casa dell’anziana, preoccupati dalle grida che sentivano provenire dal suo appartamento, ma anche dei visibili segni delle botte ricevute che, in più occasioni, avevano notato quando l’anziana usciva per fare le spese o per recarsi in farmacia.
L’ottantenne, però, non si è mai rivolta al pronto soccorso per farsi medicare, non ha mai sporto querela contro la figlia e nel corso delle indagini e del processo ha sempre negato di essere stata maltrattata o picchiata dalla figlia, con la quale, peraltro, vorrebbe tornare a vivere.
Le indagini non sono state dunque facili: la polizia ha raccolto le testimonianze dei vicini di casa, dei farmacisti di fiducia e di alcuni conoscenti i quali hanno riferito tutte le circostanze di cui erano a conoscenza, raccontando gli episodi a cui avevano assistito nel corso degli anni. E così, tassello dopo tassello, la procura è riuscita a ricostruire la lunga storia di maltrattamenti in famiglia di cui è stata vittima l’anziana signora. Maltrattamenti che ieri il giudice ha ritenuto provati.
LA DIFESA
L’imputata si è difesa respingendo ogni addebito e cercando di valorizzare la versione fornita dalla stessa madre, che ha sempre continuato a negare ogni tipo di maltrattamento, così come di essere stata costretta a mendicare su disposizione della figlia. In realtà, nel corso delle indagini, l’anziana si è in qualche modo contraddetta: in un’occasione si recò alla polizia chiedendo il rilascio di una dichiarazione nella quale fosse specificato che lei non si era recata a sporgere querela nei confronti della figlia: «Altrimenti quando ritorno a casa le prendo», spiegò agli agenti. Circostanza che, assieme agli altri elementi raccolti dagli investigatori, ha convinto il giudice dell’effettiva esistenza di botte e maltrattamenti. La sentenza potrà essere impugnata in appello.
Ultimo aggiornamento: 08:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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