Legge speciale, in 36 anni Venezia è costata 2.7 miliardi. Crollo dei fondi per la salvaguardia

Mercoledì 22 Giugno 2022 di Roberta Brunetti
Legge speciale, in 36 anni Venezia è costata 2.7 miliardi. Crollo dei fondi per la salvaguardia

VENEZIA -  I finanziamenti di Legge speciale, dal 1985 in poi, hanno portato a Venezia 2 miliardi e 751 milioni destinati alle varie opere di salvaguardia in città e laguna. Un fiume di denaro che è continuato a scorrere costante fino al 2003, quando sono iniziati i lavori del Mose, con gli ulteriori 5 miliardi e 900 milioni assegnati per la realizzazione della grande opera.

A quel punto, però, mentre i cantieri alle bocche di porto procedevano con le note alterne vicende, il fiume dei finanziamenti di Legge speciale per la salvaguardia lagunare si è ridotto a un rigagnolo: appena 163 i milioni assegnati dal 2003 in poi, sul totale complessivo dei 2 miliardi e 751 milioni in 36 anni. Numeri che ricostruiscono la storia della salvaguardia, portati ieri in commissione Ambiente della Camera dalla capo dipartimento del Ministero delle Infrastrutture, Ilaria Bramezza. Un'altra delle audizioni che rientrano in quella indagine parlamentare avviata dalla commissione che si sta occupando delle nuove proposte di legge speciale.


IL TAVOLO TECNICO
Bramezza ha presentato una relazione in risposta ad un questionario predisposto, passando in rassegna tanti temi che fanno riferimento alle Infrastrutture: dal Mose alle grandi navi. «Questo mi consente di mettere in evidenza tutto ciò che il mio ministero sta facendo per la città di Venezia» ha esordito, ricordando il piano di interventi «a breve, medio e lungo termine» presentato a suo tempo dal ministro Enrico Giovannini, con il relativo «tavolo tecnico per Venezia» che ha messo insieme le varie competenze. «A quasi un anno dall'inizio dei lavori, molti traguardi sono stati raggiunti» ha rivendicato Bramezza, citando in particolare il Mose con il salvataggio del Consorzio Venezia Nuova dalla crisi, il via alla manutenzione delle paratoie («Entro giugno firmeremo il 51esimo atto aggiuntivo per la manutenzione di tre delle quattro schiere, mentre per quella di Treporti i lavori inizieranno a luglio»), l'approvazione del cronoprogramma («Lavori finiti alle barriere entro il 31 dicembre 2023, ma per le altre opere di salvaguardia del sistema Mose, come il Piano Europa, i tempi sono più lunghi»).
CANTIERI E SOLDI
Sulla ripresa a rilento dei lavori alle bocche di porto, con le richieste di adeguamento prezzi da parte delle imprese, rispondendo alle domande dell'onorevole Nicola Pellicani, Bramezza ha tranquillizzato: «I lavori stanno ripartendo. Le varie direzione lavori stanno completando gli ordini di servizio. Gli operai stanno tornando in cantiere». Quanto ai prezzi «per i lavori pubblici c'è il decreto 50 e le compensazioni. Sono vari i fondi ad hoc». Insomma non dovrebbero esserci problemi.


35 ANNI DI FINANZIAMENTI
Ma sono stati i numeri storici a colpire. Anche questi richiesti dal questionario e illustrati ai commissari dall'ingegner Francesco Sorrentino, memoria storica del Provveditorato, attuale provveditore vicario in attesa dell'arrivo del neonominato Tommaso Colabufo. Ebbene, per il Magistrato alle acque, poi Provveditorato, sono transitati 2 miliardi, 751 milioni di Legge speciale dal 1985 a fine 2021. Di questi solo 168 dal 2003, avvio dei lavori del Mose, che è stato finanziato con un'altra legge per un totale di circa 5 milardi e 900 milioni. Sorrentino ha anche illustrato l'elenco degli interventi finanziati con i 2 miliardi e 751 milioni: dalla progettazione del Mose (195 milioni), ai rialzi delle insule (908), alla difesa delle mareggiare (350), al recupero morfologico delle isole (520), alle bonifiche (415)...
«Dati che avevo chiesto apposta per avere un quadro complessivo e fare un bilancio - ha commentato Pellicani - Balza agli occhi questo cambio di passo sulla salvaguardia diffusa dopo il 2003. Dati che mostrano la necessità di un ripensamento della Legge speciale: non dovrà più essere solo finanziaria. Dovrà prevedere risorse, ma anche norme che riconoscano la specificità di Venezia: sulla residenza, il moto ondoso, il lavoro...».


IL PUNTO SU SAN MARCO
Ieri Bramezza ha fatto il punto anche sui lavori per San Marco. Dopo l'intervento da 4 milioni per il nartece, c'è quello in corso da 5,2 milioni per la barriera in vetro attorno alla Basilica («Siamo al 30 per cento dei lavori, la fine resta fissata per il 30 settembre»), nonché quello da 47,5 milioni per la messa in sicurezza dell'intera insula di San Marco. «Abbiamo sviluppato il primo stralcio da 11,5 milioni. I lavori sono di imminente avvio».


IL FRONTE DEL PORTO
Altro capitolo delicato, quello del Porto con le sue difficoltà. Bramezza ha confermato il ricorso in Consiglio di Stato, presentato dall'Autorità portuale, contro la sentenza del Tar che ha rimesso in pista il progetto Duferco sull'offshore. Illustrando il decreto della settimana scorsa sull'Autorità della laguna, ha sottolineato che autorizza anche il «commissario-presidente dell'Autorità portuale a realizzare un ulteriore attracco a Chioggia», nonché «a usare in caso di necessità le banchine di Trieste e Monfalcone». Pellicani a chiesto chiarimenti anche sulla conca di navigazione di Malamocco, ancora da riparare e poco funzionale. «Era stata progettata quando non c'erano navi così grandi - ha ammesso la capo dipartimento - Abbiamo fatto un tavolo di approfondimento. Faremo delle prove di passaggio delle navi per valutare gli interventi migliori da mettere in atto».

 

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