Congresso Lega, la regola: "Uno non vale uno". Bufera sui delegati

Domenica 28 Maggio 2023 di Alda Vanzan
Roberto Marcato

"Uno vale uno" era la regola del Movimento 5 Stelle. "Uno non vale uno" è invece la nuova regola della Liga-Lega del Veneto. E su questa (inattesa) novità, nel Carroccio è esploso un putiferio che rischia di rinviare ulteriormente la data del congresso regionale. Data che, ancora, non c'è. Tutto inizia ieri mattina. Ore 10, riunione online del direttorio veneto convocato dal commissario Alberto Stefani. Si tratta di un organismo ristretto, i 5 padri fondatori Luca Zaia, Lorenzo Fontana, Roberto Marcato, Nicola Finco, Erika Stefani, più l'amministratore Massimo Bitonci e il commissario Alberto Stefani. È quest'ultimo a presentare il regolamento congressuale: la bozza è arrivata dal comitato federale di via Bellerio, ma ogni regione può apportare delle modifiche. I paletti proposti da Stefani sono due. Primo: zero incompatibilità, chiunque si può candidare a segretario regionale, basta che raccolga 60 firme.

Secondo: il peso elettorale dei delegati eletti e dei delegati di diritto va differenziato, i primi conteranno per il 95% e i secondi per il 5%

Apriti cielo.

Neanche un'ora di discussione, scontro totale, rinvio della seduta.


NUMERI E NOMI
La Lega in Veneto ha circa 4.200 militanti. Nei sette congressi provinciali svoltisi lo scorso inverno sono stati eletti, oltre ai sette segretari, anche 420 delegati. Sono quelli che voteranno al congresso regionale e sceglieranno il nuovo vertice del partito e cioè un segretario e i dodici componenti del direttivo. Ma oltre ai 420 delegati eletti, ci sono anche i delegati di diritto. Si tratta di una sessantina di persone. Sono i sindaci dei Comuni capoluogo (1, Treviso), i presidenti di Provincia (2, Rovigo e Treviso), i consiglieri regionali (41, compresi il governatore e gli assessori), i parlamentari (13), gli europarlamentari (4). In tutto un sessantina di persone che pensavano di valere come gli altri e che ieri invece hanno scoperto di contare meno: i 420 delegati eletti avranno un peso elettorale pari al 95%, i delegati di diritto solo del 5%. I maligni dicono che con questo diverso peso elettorale due dei tre candidati in pectore - Roberto Marcato e Franco Manzato - sarebbero svantaggiati rispetto ad Alberto Stefani. Altri dicono che i delegati di diritto sono dei privilegiati ed è giusto che sia data più voce ai militanti. Altri ancora fanno presente che una modifica di questo genere non può essere portata in discussione senza nessuna anticipazione. Morale: la proposta di Stefani ha avuto l'effetto di un fulmine a ciel sereno, la riunione si è arenata.


LE IPOTESI
Come uscirne? Ieri sera, in attesa di una nuova convocazione del direttorio, circolavano due ipotesi di mediazione. La prima: istituire i delegati istituzionali, cioè i 60 delegati di diritto dovrebbero votare dei propri rappresentanti al congresso e lasciare che siano loro a votare il segretario. La seconda ipotesi è di imitare la Lombardia: lì non ci sono i delegati, a votare è tutta la base, cioè tutti i militanti. Il Veneto potrebbe fare lo stesso: il segretario sarebbe eletto non da 480 persone (i 420 delegati eletti e i 60 di diritto), ma da 4.200. E quando ci sarebbe il congresso? Ecco, non si sa. E non è detto che il federale di via Bellerio previsto lunedì indichi una data.

Ultimo aggiornamento: 17:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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