Cercasi personale in azienda, l'imprenditore: «Anche pagando di più non si trova, vogliono lavorare da casa. Dire no al lavoro è immorale»

Mercoledì 26 Aprile 2023 di Tomaso Borzomì
Cercasi personale in azienda, l'imprenditore: «Anche pagando di più non si trova, vogliono lavorare da casa. Dire no al lavoro è immorale»

VENEZIA - ROVIGO - Nonostante l’incremento di contratti attivati, il quadro non è roseo per Massimo Zanon, presidente della Camera di Commercio Venezia Rovigo e di Confcommercio Unione Metropolitana di Venezia e Rovigo. La spiegazione del rappresentante delle categorie sta nel fatto che, al di là dei dati, il fatto che manchino le professionalità rimane centrale per il mercato del lavoro. «Oggi non si trovano neanche figure professionali “semplici”, per mille motivi, non è che ci sia una singola o facile motivazione. È vero che l’offerta per scegliere tra tanti settori c’è, ma manca la specializzazione», chiarisce Zanon.

Cercasi personale

Un problema di non facile soluzione, che trova le radici in vari campi: «Sulla piazza c’è bisogno di maggiore disponibilità rispetto a quello che si trova ora.

Dal punto di vista dell’impresa non cambia niente, perché mancano le nascite e se si andrà avanti così, per i prossimi dieci anni non avremo altre risorse. Mancano i contingenti stranieri, perché i migranti sono pochi. Chiaro che però non possano essere quelli che arrivano con i barconi a risolvere il problema, ma servono flussi regolari». Insomma, dal punto di vista di chi il lavoro lo offre i dati non sono sufficienti a rallegrare, perché lo spaccato della realtà attuale non è sereno: «La gente oggi vuole lavorare da casa, vuole scegliere gli orari, sono questi i motivi per cui domanda e offerta non si incrociano e la cosa è straordinariamente difficile da spiegare».

Per Zanon non è neanche un problema economico: «Anche pagando di più non si trova la figura professionale, la battaglia si innesca quando si trova una persona capace, dove il prezzo si può anche alzare, ma serve proprio un cambio alla base, cioè qualcuno che si metta nel circuito e dimostri di saper fare. E questo discorso vale a più livelli, perché non si trovano nemmeno ingegneri, architetti, professionisti di questo calibro. Posso arrivare a capire il non desiderio di lavare piatti, mestiere vecchio, ma la motivazione è che ci si sporca. Così, lo stesso, avviene nelle officine, dagli artigiani, che hanno contratti di lavoro con garanzie precise». Zanon ne fa anche una questione etica, per cui rifiutare il lavoro è una sorta di “mancanza di rispetto” verso la collettività: «Non lavorare è un insulto a sé stessi, ma anche alla comunità. Potendo lavorare, siccome facciamo parte di un sistema in cui si riceve e bisogna dare, non possiamo esser fermi in una nuvola tossica che porta a un inquinamento del problema». Infine, il rammarico riguarda l’eterogeneità della domanda di lavoro: «Fosse solo qualche mestiere ad esser rifiutato, potrei capirlo, ma riguarda tanti settori, la sanità, l’agricoltura, l’artigianato, il commercio, il turismo, l’industria. Oggi non c’è un comparto dove ci sia abbondanza rispetto alle richieste».

Ultimo aggiornamento: 28 Aprile, 11:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci