Ora i baby migranti lavorano all'ostello: gli scatti della buona integrazione

Domenica 6 Ottobre 2019 di Melody Fusaro
L'ostello Anda dove lavorano alcuni stranieri arrivati come minori non accompagnati
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Arrivati in Italia e registrati dal Comune di Venezia come “minori stranieri non accompagnati”, non hanno perso tempo e sono riusciti a ripartire e a rifarsi una vita. Gli scatti esposti all’ostello Anda di Mestre raccontano proprio la volontà di questi adolescenti, ma anche la loro “fortuna”: quella di aver incontrato una città, delle famiglie, delle associazioni e dei datori di lavoro pronti a offrire nuove opportunità e a non lasciarli soli. È per esempio il caso di Yummy: è sua la foto “copertina” della mostra “Dream but don’t sleep” (inaugurata ieri e aperta al pubblico fino al 30 ottobre). È una ragazza che lavora per noi, si occupa delle colazioni» racconta Giulia Fogarollo, manager di Anda. Molti degli scatti della fotografa Marta Buso riguardano proprio i ragazzi con le divise del loro ostello o dell’hotel Plaza, che fa parte dello stesso gruppo. Se dal Comune hanno scelto proprio l’Anda come luogo ideale per la mostra è perché da anni il gruppo assume i giovani non accompagnati proposti dai servizi.

 
«Fanno di tutto, lavorano al bar, in cucina, preparano i pasti, organizzano gli eventi. Spesso iniziano come tirocinanti e stagisti ma poi continuano e li assumiamo» spiega la manager. Omar, anche lui protagonista di alcuni scatti, è arrivato con un tirocinio in cucina e non ha più voluto lasciare quel lavoro. Ora ha un contratto a tempo determinato e lavora sia per Soul kitchen che per l’ostello. «Questo è un luogo fatto dalle persone e il nostro punto di forza è lo staff. E Mercy, Omar, Yummy e tutti gli altri si integrano perfettamente. Lavorano sodo e poi, come tutti noi, hanno anche voglia di fermarsi un po’ e stare in compagnia dei colleghi». «Noi non facciamo troppe domande, non indaghiamo nelle loro storie - conclude - Li vedo sorridere, sembrano felici e sono sempre molto disponibili e di buona volontà. Spesso quando arrivano da noi conosco  anche già molto bene l’italiano, segno che sono affiancati bene dal Comune e dalle famiglie. Nel frattempo diventano maggiorenni e sono pronti a farsi una vita». La mostra, organizzata in occasione della settima edizione di "Dritti sui diritti" (la manifestazione dedicati a bambini e adolescenti promossa dall’Assessorato alla Coesione sociale, in collaborazione con le tante realtà del territorio che si occupano di età evolutiva) ritrae una decina dei duecento ragazzi che ogni anno vengono presi in carico dal Comune, tutti tra i 15 e i 17 anni. Le fotografie li ritraggono nel luogo di lavoro (tanti per esempio gli scatti in altre attività della città, come NaturaSì e la gelateria MiVè di via Carducci) ma anche mentre fanno sport a livello agonistico o semplicemente in un contesto domestico, mentre si godono la compagnia delle famiglie che hanno scelto di ospitarli o comunque di occuparsi di loro, aiutandoli negli studi, portandoli a mangiare una pizza o al mare.Per l’inaugurazione è stato organizzato un dibattito, moderato dalla giornalista Claudia Fornasier, tra l’antropologa Lucia De Marchi, che ha scritto “A piccoli passi”, un libro dedicato proprio a questo argomento, e Gianfranco Bettin, presidente della municipalità di Marghera, in veste di sociologo ed esperto di politica e inclusione. De Marchi ha descritto un fenomeno, quelli dei “minori non o mal accompagnati” in evoluzione, per provenienza ma anche per sistema di accoglienza. «A fare la differenza sono le città - ha commentato Bettin - Ci sono Comuni in cui la risposta è fumo negli occhi, in cui non viene fatto un vero percorso di presa in carico, di costruzione di forme di garanzia e tutela. Ma non è il caso di Venezia: la nostra città fa la differenza in positivo».
Ultimo aggiornamento: 7 Ottobre, 08:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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