VENEZIA - È entrata in vigore da una settimana la riforma della giustizia penale voluta dalla ministra Marta Cartabia, e i primi effetti si vedono già. Dal 31 dicembre numerosi delitti contro la persona e contro il patrimonio puniti con pena edittale detentiva non superiore nel minimo a due anni sono diventati perseguibili unicamente a querela della persona offesa e non più d'ufficio, con il risultato che l'altra notte, a Jesolo, la polizia non ha potuto arrestare i responsabili del furto messo a segno in un hotel, chiuso per ferie, nonostante fossero stati fermati con il bottino in mano: il titolare della struttura, infatti, non era presente e non ha potuto sporgere querela, facendo venir meno il presupposto per l'arresto in flagranza.
IMPROCEDIBILITÀ
LADRI A PIEDE LIBERO
L'effetto visibile fin da subito riguarda la possibilità di arresto, come stanno verificando in questi giorni i magistrati di turno in Procura. In mancanza di querela presentata nell'immediatezza, infatti, i ladri devono essere lasciati in libertà: niente processi per direttissima (i più rapidi) e indagini svolte a piede libero, con tempi ben più lunghi. Cambia anche la possibilità di arresti effettuati da privati: le guardie giurate nei supermercati o gruppi come i Cittadini non distratti che, a Venezia, fermano i borseggiatori: senza querela nell'immediatezza (i turisti stranieri di solito non la fanno) la loro azione rischia di essere considerata illegittima.
Resta procedibile d'ufficio soltanto il furto in appartamento, considerato più grave. Negli altri casi la querela è necessaria, ma non sempre è possibile chiederla nell'immediatezza alla parte offesa, che può essere non rintracciabile: basta pensare ai casi di furti nelle autovetture parcheggiate per strada.
PENE SOSTITUTIVE
La riforma Cartabia ha introdotto anche numerose altre novità, tra cui le pene sostitutive al carcere per condanne entro i 4 anni: pena pecuniaria per condanne fino a un anno, lavoro di pubblica utilità fino a tre anni e detenzione domiciliare o semilibertà fino a quattro anni. Di rilevante impatto è anche la riparazione del danno, che prevede la mediazione tra l'autore del reato e la vittima «secondo la logica della riconciliazione e ricomposizione del conflitto che le è propria». Riparazione può essere simbolica dichiarazioni o scuse formali - o materiale: risarcimento o impegno per «elidere o attenuare le conseguenze dannose o pericolose del reato».
Molte delle novità piacciono agli avvocati, soprattutto in relazione alle pene sostitutive al carcere, come spiega la presidente dell'Ordine di Venezia, Federica Santinon, la quale valuta positivamente l'effetto deflattivo dell'incremento del numero di reati procedibili a querela di parte: «Il ruolo degli avvocati sarà rafforzato», spiega.
Più critici i magistrati. «Questa legge rischia di lasciare esposte le vittime di reato - spiega Francesca Zancan, della Giunta Veneta dell'Anm - Alcune potrebbero non avere il coraggio di denunciare in quanto si trovano in stato di soggezione o hanno subìto pressioni o minacce».
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