Manuele, inno alla disabilità in musica per aiutare Telethon

Mercoledì 22 Luglio 2020 di Vittorio Pierobon
Manuele, inno alla disabilità in musica per aiutare Telethon
Un inno alla disabilità, scritto e suonato da persone diversamente abili che, con i soldi ricavati dalla vendita dei cd e dai diritti connessi, contribuirà a finanziare la ricerca di Telethon. L'idea (ambiziosa) è di Manuele Maestri, vulcanico musicista di Mestre, che ha scoperto da alcuni anni le potenzialità musicali dei portatori di handicap, nonostante le difficoltà che queste persone incontrano, quando tentano di utilizzare uno strumento musicale normale. Il testo dell'inno verrà scelto da una giuria di esperti presieduta da Mogol, l'arrangiamento sarà curato dal maestro Danilo Minotti, direttore d'orchestra spesso sul palco di Sanremo, la musica verrà suonata da quattro disabili assieme a Danilo Rea, Stefano Pisetta, Giovanni Boscariol e lo stesso Minotti. Tutti musicisti di alto livello che in carriera hanno accompagnato le esibizioni di mostri sacri come Mina, Gino Paoli, Claudio Baglioni, Gianni Morandi, Laura Pausini e molti altri. Il nome del cantante che interpreterà il brano per il momento è top secret, ma sarà sicuramente un big della musica pop italiana. La proclamazione del vincitore è prevista per il 3 dicembre, giornata mondiale della disabilità.


LA CONVERSIONE
«La lampadina si è accesa - racconta Manuele, 31 anni, una laurea in arrangiamento e composizione, con alle spalle una carriera da bassista, anche accompagnando big del pop - quando mi è capitato di suonare assieme ad una signora che aveva due figli disabili. I ragazzi volevano provare a strimpellare, ma non ce la facevano. Impossibile suonare una chitarra se muovi male le mani, o maneggiare un flauto senza l'uso degli arti superiori. Da quel momento la mia vita è cambiata, ho cominciato a smanettare in internet alla ricerca di strumenti accessibili anche a chi non ha le nostre stesse capacità motorie o mentali. Questi strumenti esistono, ormai la tecnologia può abbattere ogni barriera. Certo sono costosi. In breve tempo, grazie al finanziamento dei miei genitori, ho acquistato 7-8 strumenti adattati alle diverse abilità di chi li dovrà suonare».
Si tratta di apparecchi complessi che spesso funzionano con sensori, ultrasuoni e puntatori ottici. Tecnologia sofistica e prestazioni eccezionali. Basta un battito di ciglia, un respiro o un movimento del capo per produrre note musicali. «È meraviglioso sentire quale qualità di musica riescono a suonare questi ragazzi (ma tra i miei allievi ci sono anche molti adulti). Alcuni di questi apprendisti musicisti hanno proprio del talento, ma finora non erano riusciti ad esprimerlo». Quella di Manuele è stata una conversione sulla via di Damasco. Ha abbandonato la carriera di bassista e si è dedicato all'insegnamento della musica ai disabili.
L'INSEGNAMENTO
«Attenzione, la mia non è musicoterapia: non ho le competenze per farlo. Io la chiamo educazione musicale inclusiva e mi rivolgo a tutte le persone con gravi limitazioni motorie, visive o mentali. L'esperienza musicale, che sia il semplice ascolto, la composizione, o l'esecuzione di un brano, è un'inesauribile fonte di piacere, oltre ad essere una modalità di comunicazione universale». All'inizio non è stato semplice superare una prevenzione piuttosto diffusa. La risposta più frequente, che Maestri si sentiva dare, quando proponeva il suo metodo, era: «È impossibile, non possono farcela». Invece in molti ce l'hanno fatta. Manuele ha tempestato di telefonate le associazioni che si occupano dei disabili, offrendosi di portare a domicilio la sua strumentazione. Carica in macchina chitarre, batteria, sintetizzatori, armonica, flauto, microfoni ad ultrasuoni, mouse play, puntatore ottico e gira l'Italia tenendo lezioni collettive. Veri e propri corsi con cadenza periodica.
«Ma ogni lezione fa storia a sé - spiega con entusiasmo - ci sono sempre problemi diversi da affrontare, da quelli musicali, a quelli tecnici a quelli psicologici. I miei sono studenti appassionati e molto volonterosi, orgogliosi del percorso che hanno intrapreso, però vanno rispettati i loro tempi». Le lezioni sono anche occasione di aggregazione perché Manuele, dopo i primi insegnamenti, cerca di creare delle piccole band, affidando ad ognuno lo strumento più congeniale. «Riusciamo a suonare pezzi importanti. Ognuno ha il suo spartito con la propria parte. Anche gli spartiti sono adattati alle capacità dei musicisti, a volte scritti in braille, altre con differenziazioni cromatiche che facilitano la lettura. Ma i risultati sono davvero buoni. Ascoltare per credere».
IL PROGETTO
Il progetto di realizzare l'inno alla disabilità è nato durante la quarantena, imposta dal Coronavirus. Manuele ha dovuto sospendere ogni tipo di attività, e tuttora è fermo per ovvi motivi di sicurezza. I suoi sono allievi particolarmente fragili. Ma lui non è tipo da stare fermo. Assieme al maestro Danilo Minotti, suo relatore di laurea, ha messo a punto il piano e steso il bando per bandire il concorso per scegliere il testo di quella che, nei suoi intendimenti, dovrebbe diventare la canzone dell'orgoglio disabile. «Vogliamo che il testo sia scritto dai disabili, perché chi vive quotidianamente questa realtà sulla sua pelle, sicuramente può trovare le parole più adatte per descrivere ciò che si prova».
Il difficile è stato convincere Telethon a sostenere l'iniziativa, una trattativa durata mesi. «Ma alla fine mi hanno dato l'ok e sul bando c'è anche il loro logo. Molto più semplice con il maestro Mogol: è bastata una telefonata del professor Minotti ed ha accettato. Un vero signore». Anche la band dei disabili che suonerà assieme ai musicisti professionisti, è già stata individuata: Stefano Minozzi e Klaivert Taka di Bolzano e Mahdi Slika e Francesco Ostellari di Padova. Avranno la soddisfazione di incidere il loro primo cd.
Manuele Maestri è sicuro del successo dell'iniziativa: «Ci sono tutti i presupposti per fare centro. Il livello dei musicisti che suoneranno è alto, il testo con l'aiuto di Mogol, che avrà facoltà, come previsto dal bando, di fare eventuali ritocchi, sarà sicuramente toccante e il sostegno di Telethon è una garanzia. Essere disabili non vuol dire essere diversi. È una condizione in cui chiunque di noi potrebbe ritrovarsi. Uno stato che non deve suscitare compassione, ma rispetto e condivisione. Le barriere - fisiche e mentali - vanno abbattute. Anche una canzonetta può aiutare a raggiungere questo scopo».
Vittorio Pierobon
(vittorio.pierobon@libero.it)
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Ultimo aggiornamento: 10:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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