Zahra e la fuga da Kabul: «Lotto per la libertà delle donne, ma non vedo l'ora di tornare in Afghanistan»

Domenica 12 Settembre 2021 di Filomena Spolaor
Zahra Amadi
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MESTRE -  All'inizio Zahra Amadi non aveva intenzione di venire a Venezia. «Era la mia famiglia che insisteva nel raggiungerla, ma io desideravo restare a Kabul a fare il mio percorso, pur con la presenza dei talebani. Sto controllando ogni sera per vedere se riesco a trovare un biglietto per tornare indietro, ma quando parlo con la mia coscienza dico no, se torno ora là sarò una come tante altre, e non potrò essere efficace come quello che potrei essere qui».

DOVERE MORALE
Il suo dovere adesso è quello di continuare a essere imprenditrice e attivista per la difesa dei diritti umani, mantenere la voce di altre donne che stanno protestando, che sono chiuse dentro casa come prigioniere, essere la loro portavoce. La storia di Zahra Ahmadi è quella di tante donne afghane costrette a fuggire dal loro paese all'arrivo dei talebani, un'esperienza che ieri ha condiviso al Festival della Politica, dopo essere giunta in Italia lo scorso 19 agosto, grazie a una maratona di solidarietà nata dall'appello lanciato dal fratello Ahmed (veneziano d'adozione, fondatore dell'Orient Experience che attraverso i propri ristoranti etnici aiuta l'inserimento professionale dei rifugiati afghani in Italia).

A Kabul Zahra è un'imprenditrice di 32 anni, e mentre tutta la sua famiglia ha lasciato il paese nei primi anni 2000 per trasferirsi a Venezia, lei ha trascorso diversi anni in Iran per poi tornare nella sua città natale. Lì ha preso in gestione un ristornate francese, che aveva già subito due attentati kamikaze, e lo ha riqualificato. «Ho cercato racconta Zahra di farlo diventare un punto di riferimento per le donne, una sorta di hub con un cinema, una biblioteca interna. Ho creato una rete di arte, cultura e diritti per le donne attive». Con i risparmi messi da parte progettava di aprire entro la fine del 2021 il suo secondo locale. Ma a Kabul, al di fuori dell'attività imprenditoriale, grazie ad alcune amiche, Zahra aiutava le bambine di strada. «Soprattutto alle mendicanti - spiega - insegnavamo dei mestieri. Invece di chiedere l'elemosina, vendevano penne e quaderni». Verso l'estate la situazione in Afghanistan inizia a farsi tesa, Zahra si oppone alla presa di Kabul da parte dei talebani e scende in piazza a manifestare. «Purtroppo la guerra - afferma - ha lasciato tante donne vedove, che ora si trovano con un nucleo familiare, disoccupate a casa, disperate, la fatica a trovare un pezzo di pane».


TESTIMONIANZA
Ieri sera sul palco del Festival della Politica, in piazza Ferretto, Zahra ha raccontato le paure, le speranze e la reale condizione delle donne afghane nell'incontro dal titolo Afghanistan: un popolo in trappola, insieme a Piero Fassino, presidente onorario del Centro studi di politica Internazionale e il direttore de L'Espresso Marco Damilano. Un approfondimento a vent'anni esatti dall'attentato alle Torri Gemelle.
«Dopo tutti questi anni - ha detto Zahra - non siamo riusciti a risolvere il problema del terrorismo. Voglio ricordare le mamme, sorelle, figlie di quella società che giorno dopo giorno sanguinavano. Dopo venti anni morire in Afghanistan è diventata un'abitudine».
Zahra è stata accolta al Festival della Politica dalla presidente dei deputati del Pd Debora Serracchiani. Oltre 50 appuntamenti da giovedì hanno animato la decima edizione del Festival della Politica, che si chiude oggi - 12 settembre - con un bilancio positivo. «Eventi finalmente in presenza - dichiara Nicola Pelliccani, organizzatore - prenotati, quasi tutti completi, e nel rispetto delle regole anti-covid. Il tema Il potere delle donne mi è sembrato centrato: non tanto un dibattito sulla parità di genere, ma sull'importanza delle donne come motore di cambiamento e innovazione».

Ultimo aggiornamento: 17:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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