Julyan Stone ai saluti: «Cara Reyer, sei casa mia, ci rivedremo» Un ricordo per tutti i compagni

Sabato 25 Giugno 2022 di Giacomo,Garbisa
Julyan Stone

«Spero col cuore che la Reyer possa continuare a vincere. Questa per me è casa, tornerò. Siate sempre positivi, nei prossimi anni potranno esserci alti e bassi ma dovete sempre credere nel progetto. Vi voglio bene e vi ringrazio per il tempo passato assieme. Ci vedremo presto».
Julyan Stone non è mai stato un giocatore né un uomo scontato, i sei anni a Venezia lo hanno fatto entrare nella storia della Reyer e nel cuore delle persone che lo hanno conosciuto. E pure nel salutare compagni, società, tifosi e città, Stone ha saputo toccare le corde più intime: tutti da guardare i 18' sul canale Youtube della Reyer nei quali il jolly della Virginia si è congedato dalla sua seconda casa. Quinto di sempre come presenze nella storia del club (270 partite), primo per assist (796) e rimbalzi (1446), Julyan Stone saluta con due scudetti e una coppa Italia.

«Quando sono arrivato ero giovane (estate 2014, 25 anni ndr), mi tornano in mente i ricordi, la grande intesa con Phil Goss e quanto ci è voluto per arrivare a questo punto». Immediate le immagini di gara5 dei quarti playoff 2014-2015 contro Cantù nella battaglia del Taliercio. «Abbiamo rischiato, ricordo Ron Artest pronto ad uccidermi e tutti a proteggermi. Renzo (Colombini) provò a saltargli addosso per aiutarmi, ma il coach lo fermò e gli impedì di prendere un tecnico. Ricordo i veterani Jarrius Jackson, Goss, Viggiano, Spencer Nelson, Ortner, Ress, tanti mi presero sotto la loro ala ripetendomi di giocare a modo mio. Guardandoli ho pensato «Questa squadra è unita» e ho capito che gestendo il mio talento potevo aiutarli».

LE SFIDE
Stagione 2016-2017, semifinale con Avellino vinta 4-2 verso il tricolore.
«Fu meravigliosa, giocammo da loro gara3 e gara4 in un clima così ostile che i tifosi ci aggredirono. In quella serie ha fatto la differenza il cuore. Forse è stata la serie più importante di sempre. Lo scudetto? La più grande esperienza dopo la nascita di mio figlio». Le immagini del padre David («L'unico motivo per cui me ne sono andato» ricordando il ritorno negli Stati Uniti nel 2015), del figlio che a Venezia è cresciuto, dei compagni alcuni entratigli nel cuore: Marquez Haynes e Michael Bramos. E per loro Stone versa lacrime.
«Con Quez eravamo compagni di stanza e sappiamo entrambi quanto ha contato il gruppo.

Lui era la mia mano destra, il mio custode. Con Mike sono andato in battaglia, mi ha supportato in tutto. Mi diceva di essere sempre Julyan Stone fuori e dentro dal campo. Qualsiasi cosa succeda so di poter contare su di lui. E' stata la mia polizza assicurativa, mi mancherà perché non troverò più nessuno così».

Un pensiero Stone lo ha per tutti.
«A Tonut voglio un bene da morire, solo il cielo è il suo limite. Con Daye, Watt e De Nicolao continueremo a sentirci tantissimo. Mazzola, il mio vicino di casa, mi ha spronato e mi è stato vicino nel bene e nel male. A Cerella auguro di continuare a sbocciare e crescere». E poi la triade: «Con Luigi Brugnaro questo progetto continuerà a crescere sempre di più. Con Federico Casarin ho avuto alti e bassi ma siamo rimasti fedeli ai nostri obiettivi, gli sono grato di avermi fatto vincere a Venezia. Walter De Raffaele sa cosa provo. Quello che siamo stati assieme non potrà mai essere riprodotto. Non ci sarà altro coach che qui potrà fare ciò che ha fatto lui. Quando avrà terminato il lavoro, costruitegli una statua».
Giacomo Garbisa
 

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