Voleva far saltare in aria il ponte ​di Rialto: ora può tornare libero

Sabato 7 Luglio 2018 di Gianluca Amadori
Voleva far saltare in aria il ponte di Rialto: ora può tornare libero
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VENEZIA - Sconto di pena per il più giovane dei kosovari arrestati nel marzo del 2017 con l'accusa di aver costituito a Venezia una cellula affiliata all'Isis che, secondo la Digos, stava progettando un attentato a Rialto. La Corte d'Appello lagunare ha ridotto a tre anni e quattro mesi di reclusione la condanna inflitta in primo grado, con rito abbreviato, dal Tribunale per i minorenni (quattro anni e otto mesi), accogliendo il ricorso presentato dal difensore dell'imputato, l'avvocato Luigi Quintarelli. Il legale ieri si è dichiarato soddisfatto dell'esito del processo, annunciando che non è intenzionato a proporre ricorso per Cassazione.
 
LA POSSIBILITÀ
Il ragazzo, diciassettenne al momento dell'arresto, per il momento resta in carcere: dopo il passaggio in giudicato della sentenza, spetterà al giudice dell'esecuzione il compito di valutare se debba restare detenuto, oppure se gli possa essere concessa una pena alternativa, in modo da favorire il suo percorso di reinserimento sociale. Trattandosi di un minorenne viene omesso ogni particolare che possa renderlo riconoscibile. In primo grado al giovane era stata inflitta una delle condanne più pesanti, inferiore di pochi mesi soltanto a quella comminata, nel processo parallelo, al maggiorenne ritenuto l'ideologo del gruppo, il ventottenne Arjan Babaj (cinque anni di carcere). 

GLI ALTRI IMPUTATI
Agli altri due imputati maggiorenni, il ventisettenne Dake Haziraj e il venticinquenne Fisnik Bekaj, il giudice per l'udienza preliminare Massimo Vicinanza ha invece inflitto quattro anni di carcere ciascuno. Anche loro hanno usufruito dello sconto di un terzo dovuto alla scelta del rito abbreviato, il che vuol dire che, per arrivare ai cinque anni di Babaj, il gup è partito da una pena base di sette anni e mezzo, mentre per il minorenne la pena base definita in primo grado era di ben otto anni di carcere.

Stando a quanto emerso dalle intercettazioni telefoniche e ambientali raccolte durante le indagini, fu proprio il minorenne a pronunciare la frase che spinse gli inquirenti ad accelerare gli arresti: «Con Venezia guadagni subito il Paradiso per quanti monafik (ipocriti) ci sono qua. Ad avere una bomba... a Rialto».

Nella sentenza a carico del diciassettenne, il Tribunale per i minorenni scrive che i quattro giovani kosovari non erano un gruppo di connazionali accomunati dalla condivisione di principi religiosi e ideologici, «ma compartecipi di una vera e propria struttura organizzativa con finalità e metodi terroristici». La cellula di matrice islamica composta dagli imputati, sostengono i giudici, «aveva raggiunto una capacità organizzativa di tale complessità da creare un concreto pericolo per la collettività avendo gli associati personalità, addestramento e disponibilità di supporti logistici (armi e contatti con esponenti dello Stato islamico) tali da essere in grado di sostenere il progetto ideologico jihadista con attività concrete».

Nei prossimi giorni dovrebbero essere depositate le motivazioni della sentenza di primo grado, emessa lo scorso aprile dal gup Vicinanza a carico dei tre maggiorenni che, a loro volta, potranno presentare ricorso in appello.
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