Torri fantasma a Jesolo, l'ora del giudizio: alla sbarra l'imprenditore Bordin e la moglie

Martedì 1 Marzo 2022 di Giuseppe Babbo
Il progetto delle due torri jesolane

JESOLO - Torri di legno e condominio Greenery, arriva il rinvio a giudizio per l’imprenditore trevigiano Fabio Bordin, la moglie Sonia Miatton e un agente immobiliare jesolano. Nuovo capitolo nella vicenda degli appartamenti e palazzi fantasma di Jesolo.

Si tratta della decisione comunicata dal Gip nell’udienza dello scorso 22 febbraio, durante la quale di fatto è stata accolta la richiesta di opposizione all’archiviazione presentata da una famiglia di Mestre, assistita dall’avvocato Marina Guarinoni. La stessa famiglia che aveva versato tra caparre e acconti circa 200mila euro per acquistare un appartamento all’interno della Cross Lam Tower, la torre di legno che doveva sorgere alla spalle di piazza Trieste, progetto mai realizzato come quello della Greenery, la palazzina che doveva essere costruita dietro a piazza Drago.

 Il sogno dell’acquisto di un appartamento al mare per la coppia mestrina si è trasformato nel peggiore degli incubi. Da ciò la denuncia per truffa, fino alla decisione del Gip della scorsa settimana. Già fissata anche la data della prima udienza, che si terrà il prossimo 14 giugno. In questo modo inizierà il processo con il quale gli acquirenti faranno di tutto per cercare di recuperare le somme investite. 
Da registrare, in ogni caso, che lo scorso autunno, per una querela dello stesso tipo, presentata da un’altra cliente che voleva acquistare un appartamento nella stessa abitazione, il giudice aveva invece disposto l’archiviazione per la coppia e per lo stesso agente immobiliare, escludendo il reato di truffa. Questa vicenda rappresenta un vero buco nero nell’edilizia jesolana. Il primo progetto delle torri di legno era stato presentato, con tanto di convegno pubblico, nell’ottobre 2018. Sulla carta il progetto sembrava destinato a diventare un fiore all’occhiello per la città, trattandosi - a parole - di un grande intervento della cosiddetta “bio-edilizia”.

Addirittura con i suoi 14 piani, la Cross Lam Tower avrebbe dovuto essere l’edificio in legno più alto d’Europa con elevate standard di efficienza energetica. Ventotto gli appartamenti che dovevano essere realizzati. E ancora parcheggi interrati e una piscina, con consegna inizialmente prevista per l’estate 2019. Tutto però è rimasto inesorabilmente sulla carta. E lo stesso è accaduto per l’altra palazzina, la Greenery che doveva sorgere a ridosso di piazza Drago, una palazzina di 12 appartamenti divisi su 4 piani, mai realizzata. Ma con i lavori mai realizzati, i compratori si sono rivolti alla magistratura con conseguenti indagini e accertamenti delle forze dell’ordine, secondo le quali il “buco” potrebbe ammontare a circa 1,5 milioni tra caparre e acconti versati con almeno 15 persone truffate tra i due progetti. Un numero che per gli inquirenti potrebbe però essere ben più alto, anche del doppio: alcune querele presentate, infatti, non sono valide perché presentate a termini scaduti, mentre per altri casi è probabile che qualcuno non abbia sporto denuncia in quanto potrebbe aver investito nell’affare proventi “in nero”, non potendo così uscire allo scoperto per non rischiare di essere denunciato per evasione fiscale.

Altri, infine, avrebbero rinunciato ad avviare azioni di recupero dei propri crediti, perché sfiduciati. Da ricordare, inoltre, che giusto un anno fa, i militari della Guardia di Finanza, avevano dato esecuzione al sequestro preventivo di disponibilità finanziarie e beni fino a 730mila euro nei confronti di due società operanti nel settore immobiliare con sede in provincia di Treviso e Padova, collegate ai due coniugi, recuperando in quell’occasione però solo pochi “spiccioli”. 

Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 10:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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