Jesolo, stuprò 15enne in spiaggia, condanna con sconto a Mohamed

Mercoledì 28 Agosto 2019 di Nicola Munaro
Mohamed Gueye e la spiaggia dove ebbe il rapporto sessuale con la minorenne
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VENEZIA - La notte tra il 24 e il 25 agosto 2018 Mohamed Gueye, 26 anni, senegalese, veniva arrestato in un ostello a Mestre. Era il mostro che tutti stavano cercando, il violentatore di una quindicenne triestina stuprata sul litorale di Jesolo nelle prime ore del 23 agosto di un anno fa. Ieri Mohamed Gueye per quel rapporto sessuale, che lui ha sempre ammesso, ma che per il pubblico ministero di Venezia Massimo Michelozzi è in realtà una violenza sessuale, è stato condannato a 3 anni e 4 mesi di carcere. Più 5mila euro di provvisionale alla famiglia della vittima (difesa dall'avvocato Angela Filippi, che potrà anche dare vita ad una causa civile) e il via libera al Comune di Jesolo, rappresentato dal legale Massimo Ferrazzo, per una causa civile dove chiedere un risarcimento per il danno d'immagine subito.
 

Lo stupro e poi l'arresto di Gueye avevano infatti scatenato la Bestia, l'apparato social del (quasi ex) ministro dell'Interno Matto Salvini, che in un post su Facebook si era sfogato: «È stato arrestato questa notte dalla Polizia di Venezia (che ringrazio!) Mohamed Gueye, IMMIGRATO senegalese irregolare, accusato di avere STUPRATO a Jesolo una ragazza di 15 ANNI. Dopo diversi precedenti penali era già stato in passato condannato (inutilmente) a lasciare l'Italia, ma avendo avuto una bambina da una donna italiana (che brava persona...) questo verme NON può essere espulso. ROBA DA MATTI! Con il #DecretoSicurezza, se un clandestino stupra, ruba, uccide o spaccia, se ne torna a casa subito, senza se e senza ma».
IL PROCESSO
Accuse che Mohamed Gueye - detto Mario data la somiglianza al calciatore del Brescia Mario Balotelli - ha sempre respinto: «Di cose sbagliate ne ho fatte nella vita, ma questa no. Ho la vita rovinata», ha detto ieri prima che il giudice Maria Luisa Materia entrasse in camera di consiglio. Davanti a lei l'accusa, il pm Michelozzi, e la difesa, gli avvocati Jacopo Stefani e Barbara Camerin, avevano battagliato sul racconto dei fatti di quella sera di un anno fa e, soprattutto la difesa, sulla credibilità del racconto della quindicenne, in vacanza a Jesolo con la famiglia. A chiusura della requisitoria, la pubblica accusa aveva chiesto la condanna del ventiseienne senegalese a 6 anni e 6 mesi. Per il pm infatti la quindicenne era credibile nella sua ricostruzione: la conoscenza al di fuori della discoteca con Gueye, la sua richiesta di seguirlo in una zona appartata del litorale jesolano e lì violentarla per diversi minuti con dei rapporti sessuali completi. A testimoniarlo per il pm ci sarebbero stati lo sconvolgimento emotivo della ragazzina e la presenza della sabbia sul corpo. Oltre ad un referto medico che parlava di un graffio al braccio e di un rapporto sessuale completo.
LE RIPRESE E IL DNA
Ed è da qui che la difesa è partita, depositando anche una memoria scritta sul tavolo del giudice Materia in cui tentare di smontare il racconto della ragazzina, puntando sul profilo fragile della giovane e sul fatto che lo stesso Mohamed Gueye aveva ammesso il rapporto sessuale su una sdraio e sulla sabbia di Jesolo. Ma ripetendo fin dall'udienza di convalida del fermo che non c'era stata nessuna violenza. Che la ragazzina, insomma, era consenziente.
Per corroborare la loro tesi, i difensori (che hanno già annunciato appello, ma dopo aver letto le motivazioni della sentenza, tra 90 giorni) hanno proiettato in aula le riprese delle videocamere di sicurezza interna del Gasoline di Jesolo, in cui si vedono i due ballare assieme, e degli occhi bionici puntati verso la spiaggia: è qui che i due sono immortalati mentre si allontanano abbracciati, mano nella mano. C'è poi, ha sostenuto la difesa, l'esito delle consulenze biologiche sul Dna che non combacia con il racconto dei fatti così come denunciato dalla quindicenne. In più gli stessi filmati avrebbero testimoniato la presenza di altre persone incontrate dalla quindicenne e da Gueye nella loro passeggiata dal Gasoline alla spiaggia: persone a cui l'adolescente avrebbe potuto chiedere aiuto se si fosse sentita in pericolo.
IL RACCONTO
Versione ben diversa da quella fornita dalla ragazza e alla base della tesi della procura. L'ipotesi accusatoria è stata sposata anche dal giudice Materia, nonostante la riduzione della condanna rispetto alle richieste di pena avanzate dalla procura che si è vista però riconoscere l'impianto accusatorio. «Siamo soddisfatti e lo è anche la famiglia della ragazzina», ha commentato la parte civile.
In vacanza con i genitori, la sera del 22 agosto era andata in discoteca assieme a degli amici più grandi, che l'avevano cercata per tutta la notte. Alle 5 del mattino successivo era rientrata dalla spiaggia sconvolta e in lacrime. Alla polizia aveva raccontato di essere stata attirata con una scusa (un accendino da cercare) da quell'uomo appena conosciuto in un locale e di essere stata poi costretta, con delle minacce, a seguirlo in spiaggia. Dov'era stata violentata finché non era poi riuscita a scappare e denunciare lo stupro per cui due giorni dopo Gueye sarebbe finito in carcere. E ieri condannato.
Nicola Munaro
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Ultimo aggiornamento: 15:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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