Figli uccisi, le mamme insultate
dal “pirata” agli arresti domiciliari

Sabato 26 Ottobre 2019 di Davide De Bortoli
Eleonora Frasson e Leonardo Girardi, deceduti con altri due amici nell’incidente di tre mesi fa
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Quell’uomo è la causa del loro più grande dolore: hanno perso i loro figli a causa di una sua manovra azzardata al volante. E anche se probabilmente non le aveva riconosciute, la rabbia è aumentata a dismisura quando si sono sentite ricoprire di insulti da lui solo per essere andate a prelevare dei contanti dal bancomat vicino a casa sua. 
La tensione resta alta a Musile. Pochi giorni fa, lo scorso 14 ottobre, ricorrevano tre mesi dall’incidente stradale di Jesolo che ha causato la morte di Eleonora Frasson, assieme al fidanzato Leonardo Girardi, e gli amici Riccardo Laugeni e Giovanni Mattiuzzo. Impossibile lenire un dolore così grande, ancora vivo nelle famiglie delle vittime e in tutta la comunità di Musile. Ma al dramma nei giorni scorsi si è aggiunto uno scontro verbale in pubblico tra due mamme delle vittime e il 27enne romeno, accusato di omicidio stradale e sottoposto agli arresti domiciliari. 
IL RACCONTO Letizia Bellese, madre di Eleonora Frasson, spiega di essere ancora sconvolta dall’accaduto. «Ero uscita nel pomeriggio con Milena Smaniotto, madre di Leonardo – spiega - ci siamo recate alla filiale di una banca per fare delle commissioni. Stavo aspettando all’esterno per usare il bancomat poiché c’erano cinque persone in attesa. Entrambe abbiamo notato che da una delle abitazioni vicine c’era qualcuno che ci stava fotografando. Purtroppo sappiamo chi abita in quel posto, come molti musilensi. Era sul terrazzo e usava il telefono con tutta probabilità per fotografare o riprenderci». Difficile mantenere la calma in certi momenti. «Ho chiesto cosa stesse facendo e in risposta lui ha alzato la voce parlando in romeno. Non ho capito cosa dicesse ma il tono era minaccioso, anche dal suo volto si capiva che era molto arrabbiato. Non capisco il romeno ma intendeva farsi sentire, non era un tono normale». Bellese era sconcertata. «Gli ho detto: “Cosa vuoi da me?” A quel punto è rientrato in casa e io sono tornata in auto – continua – ma è uscita la sua compagna gridando che è ora di finirla perché ci sono auto che passano vicino alla loro abitazione suonando il clacson di sera e di notte. E lei è stanca di essere molestata”». «Mi ha incolpato di una cosa che non ho mai fatto – continua la donna -. Non ho mai suonato il suo campanello, né infastidito con il clacson. Anzi ora ho un po’ di timore nel passare in quella zona e andare in banca, se uso il bancomat di certo non sono là per vedere lui. A quel punto la madre di Leonardo ha risposto alla fidanzata, per qualche minuto hanno continuato a gridare. Ero molto agitata. Forse non si è reso conto di chi ero. Al suo posto però mi sarei nascosta, non avrei avuto il coraggio di farmi vedere, invece mi sono sentita insultata». L’avvocato Rodolfo Marigonda che difende il 27enne romeno spiega che «il suo cliente e la fidanzata hanno paura. Ci sono delle persone, forse per un malcelato senso di giustizia, che suonano spesso il clacson sotto la loro abitazione». 
Ultimo aggiornamento: 20:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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