Sparatoria a Jesolo, il 28enne tunisino: «Mi sono difeso perché aggredito»

Martedì 13 Settembre 2022 di Gianluca Amadori
Sparatoria a Jesolo, il 28enne tunisino: «Mi sono difeso perché aggredito»

JESOLO - Si è avvalso della facoltà di non rispondere Absi Jassine, il ventottenne di nazionalità tunisina accusato di tentato omicidio e detenzione abusiva dell'arma con cui, la sera dello scorso 26 luglio, è stato ferito un suo connazionale all'interno di un bar di via Verdi, a Jesolo.
Di fronte al giudice per le indagini preliminari di Venezia, Benedetta Vitolo, il giovane indagato ha rilasciato soltanto alcune dichiarazioni spontanee: ha mostrato il braccio sinistro evidenziando le ferite ricevute e spiegando di essersi semplicemente difeso dopo essere stato aggredito.

Quanto alla pistola, non era sua: a perderla sarebbe stato uno degli aggressori. Il suo legale, l'avvocato Marco Borella, ha dichiarato che il suo assistito è disponibile a rendere un più ampio interrogatorio di fronte al magistrato che sta coordinando le indagini, il pm Christian Del Turco.

RICORSO AL RIESAME

Nel frattempo, il difensore ha presentato ricorso di fronte al Tribunale del riesame, chiedendo l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare in base alla quale il ventottenne è finito in carcere, in quanto non è stata subito tradotta in tunisino. Dopo la cattura in Francia e il trasferimento a Venezia, l'interrogatorio di legge è stato rinviato di qualche giorno proprio per consentire la traduzione degli atti giudiziari. La Procura sostiene che, essendo Absi Jassine scappato all'estero, nessuno poteva sapere quale lingua conosce e parla. La difesa replica evidenziando che uno dei testimoni ascoltati dagli inquirenti aveva spiegato, nel corso delle indagini, che il giovane non capisce l'italiano. Venerdì saranno i giudici a decidere se la procedura è stata rispettata.

LE INDAGINI

Secondo la Squadra Mobile, Absi Jassine era arrivato in Italia per mettere a segno una vendetta ai danni di un presunto traditore e poi si è dato alla fuga. Al giudice, invece, il giovane tunisino ha spiegato che si trovava a Jesolo per prepararsi a una gara di kick-boxing. Secondo il suo legale chi ha aggredito il suo assistito lo avrebbe erroneamente scambiato per suo fratello. Non ha chiarito i motivi dell'aggressione: secondo gli investigatori si tratterebbe di questioni di droga.
La sera del 26 luglio, al Crazy cocktails Mojito's bar di via Verdi a Jesolo, sono stati esplosi cinque colpi di pistola, uno dei quali ha raggiunto un connazionale di Absi Jassine, ferendolo in modo fortunatamente non grave. La vittima è stata ricoverata all'ospedale a Mestre e quindi interrogata dalla polizia, alla quale ha fornito la propria ricostruzione dei fatti. Al momento della sparatoria nel locale erano presenti una sessantina di persone e il bilancio poteva essere ben peggiore. Decisive sono state le telecamere di sicurezza, grazie alle quali la caccia all'uomo è potuta iniziare subito: gli investigatori hanno ricostruito la fuga in auto di Absi Jassine: prima fino a Ventimiglia, da solo; poi con un'altra persona a Parigi, dove è stato bloccato a metà agosto, mentre stava cercando di salire su un volo che avrebbe dovuto portarlo in Tunisia.

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