«Togliete il manifesto col lato B, è sessista», «L'ha ideato una donna, quale offesa?»

Domenica 22 Luglio 2018 di Fabrizio Cibin
«Togliete il manifesto col lato B, è sessista», «L'ha ideato una donna, quale offesa?»

JESOLO - Spiaggia, mare, ragazza, auto: lei inginocchiata di spalle, in costume, con in evidenza il "lato B". Nel mezzo lo slogan Ricarica il futuro, con a seguire il nome dell'azienda che produce le colonnine per auto elettriche (Colosso group di San Donà di Piave). E' diventato lo spot dello scontro, o meglio, come l'ha definito il gruppo che si sta battendo per quelle che considera pubblicità sessiste, del conflitto di culture. I tabelloni  sono affissi soprattutto a Jesolo («Il mio mercato è rivolto soprattutto alle strutture ricettive»; spiegail titolare, Angelo Colosso) e in generale nel Sandonatese. E da altrettanto tempo è iniziata la battaglia social da parte del gruppo La pubblicità sessista offende tutti, nato sette anni fa su Facebook e fondato da Annamaria Arlotta, di Roma, che oggi conta 11mila seguaci, 2mila di questi uomini. «Evitiamo subito il concetto che dà scandalo: qua nessuno è una suora di clausura. Il problema è l'uso dell'immagine e lo slogan con il doppio senso. In ogni parte d'Italia è tutto un doppio senso e le donne diventano tutto, dalle caramelle ai prodotti anti muffa. Il problema è l'uso della sessualizzazione per attirare l'attenzione».
Il concetto di Annamaria è chiaro. Ed è ancora più chiaro nella lettera che hanno postato sul social e che poi hanno inviato a Il Gazzettino per divulgare ancora di più il pensiero. «Il nostro gruppo si batte contro la pubblicità sessista in difesa della dignità della donna e non per una questione di moralismo, non siamo puritane. Il nostro movimento vuole assicurare dignità sia alla donna che alla professione pubblicitaria».
Della stessa opinione non è il signor Angelo Colosso, naturalmente. Lui che viene considerato come un pioniere nel mercato del mercato libero dell'energia e che ha poi fondato la Colosso Group. Le proteste le aveva già viste, proprio su Facebook, e la prima reazione è stata quella di una risata e di una battuta («Forse sono invidiose. E comunque ho visto i commenti anche di donne che dicevano di non trovarci nulla di male»). Poi si fa più serio e analizza la cosa. «È una pubblicità fatta in spiaggia (dov'è il mio mercato) e al mare non si va certo vestiti. Vendo colonnine per le auto del futuro e le donne sono sempre in anticipo sui tempi: sono loro che spronano per l'ecologia. Io l'ho vista positiva. Di cosa stiamo parlando? Non è offensiva e neanche volgare».
Ammette anche che «è chiaro che dovevo attirare l'attenzione in qualche maniera e fare in modo che si vedesse il poster in mezzo a mille altri», ma precisa che «non c'era nessuna intenzione di sfruttare la donna a fini commerciali o di offendere le donne, anzi. Si vuole vedere il male su una cosa in cui non c'è». E rivela. «Questa pubblicità sa chi l'ha pensata? Una donna. Quando me l'ha prospettata ho risposto: geniale. Quindi, di cosa state parlando?».
«Comunque non soffermatevi al sedere, fate vedere che siete intelligenti e che non vi soffermate su cose futili e banali». Ma Annamaria non molla il colpo. «Da molte aziende rispondono proprio che hanno un'attività al femminile; come se, se una donna risponde in un modo, allora tutte sono così. Questo è l'effetto che fa la pubblicità, con immagine stereotipata e omologata delle donne che invece sono tutte diverse, ognuna con la propria testa. Anche molti uomini sono stufi di essere valutati da trogloditi cui basta un corpo femminile per attirare l'attenzione».
Fabrizio Cibin
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Ultimo aggiornamento: 23 Luglio, 15:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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