La cordata jesolana esce allo scoperto: «Un hotel alla Cri? Sì e con soldi puliti»

Lunedì 20 Luglio 2020 di Giuseppe Babbo
La sede della Croce Rossa a Jesolo
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JESOLO «Siamo interessati a realizzare un importante villaggio turistico, per farlo chiederemo dei finanziamenti alle banche: i soldi necessari per l’investimento saranno tutti tracciabili». Le parole, pesate una ad una fino in fondo, sono quelle di Amorino De Zotti, ex presidente dell’Apt di Jesolo, ma soprattutto imprenditore e noto albergatore. In questa veste ha deciso di svelare le proprie carte, spiegando di essere uno degli operatori pronti a investire nell’area della Croce rossa, un immobile fronte mare e immerso nel verde. E i riferimenti sono tutti a quanto detto ieri dal prefetto Vittorio Zappalorto proprio sul futuro della Cri litoranea, spiegando di essere a conoscenza dell’esistenza di una cordata di imprenditori che vorrebbe acquisire l’area per realizzare dei nuovi hotel, ma soprattutto assicurando che se in questa zona sorgeranno delle nuove strutture ricettive, sarà cura della stessa Prefettura accertare la provenienza dei finanziamenti con cui verranno realizzati.
 
CENTRO WELLNESS
Di fatto un avvertimento per chi vorrà investire, ma anche la conferma di come il dibattito sul destino della Croce rossa, dopo la scoperta del focolaio con i 42 migranti positivi, sia ampiamente aperto. Del resto stiamo parlando di un’area in cui da tempo si parla di vari interventi turistici, su tutti la realizzazione di un grande centro wellness, la cui realizzazione sarebbe possibile grazie agli strumenti urbanistici in dotazione al Comune che identificano una vocazione turistica per questa zona. E da questi presupposti Amorino De Zotti ha voluto difendere progetto e investimento: «Ho letto attentamente le dichiarazioni del prefetto – spiega l’albergatore –, soprattutto la parte legata alla cordata di investitori: tra quelle persone c’è anche il sottoscritto, ma non vedo quale sia il problema. Il nostro progetto è quello di acquisire l’area e costruire un villaggio turistico, moderno e rispettoso del contesto. Si tratta di un progetto in grado di caratterizzare ulteriormente l’offerta turistica della nostra città, con un villaggio fronte mare circondato da un parco verde. Per Jesolo si tratta di un intervento unico e, per realizzarlo, accederemo a dei finanziamenti attraverso le banche, pagando quindi degli interessi passivi. Se il progetto verrà tradotto in pratica i soldi saranno tutti tracciabili e, se il prefetto vorrà accertarne la provenienza, non sarà certo un problema. Non cerchiamo speculazioni, cerchiamo solo di realizzare un investimento per rilanciare l’offerta turistica locale: è in momenti difficili come quello che stiamo vivendo che bisogna pensare a realizzare qualcosa di nuovo». 
«CRI INCOMPATIBILE»
Ad essere ribadita, poi, è anche la difficile convivenza tra richiedenti asilo e una città turistica balneare. «Il prefetto Zappalorto dice che molti operatori vorrebbero la Croce rossa chiusa – aggiunge De Zotti –. È vero, io sono tra questi e in città non sono di certo l’unico. Siamo convinti che per una città turistica come la nostra, la situazione creatasi non sia il massimo: rischiamo un pesante danno d’immagine e, purtroppo, le disdette sono già arrivate. I migranti risultati positivi sono stati trasferiti, ma non basta: è ora di prendere una decisione definitiva sul futuro di questa struttura. Noi siamo convinti che una presenza di questo tipo non sia compatibile con le esigenze della nostra città». 
L’ultimo riferimento è poi un invito a fare chiarezza su quanto accaduto nei giorni scorsi all’interno della stessa Cri: «Gli ospiti della Croce rossa – conclude De Zotti – non hanno alcuna colpa su quanto successo, ma il numero di contagi che si è sviluppato nella struttura è alto: è necessario chiarire ogni le responsabilità e che tipo di controlli e azioni sono stati attuati per cercare di contenere la diffusione del virus».
 
Ultimo aggiornamento: 08:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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