Jesolo, centro Cri blindato: 50 agenti giorno e notte, ancora urla e tensioni con i migranti

Sabato 1 Agosto 2020 di Giuseppe Babbo
Il centro Croce Rossa di Jesolo blindato dagli agenti
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JESOLO La sede della Croce rossa è ancora blindata. Giorno e notte, almeno una cinquantina di uomini delle forze dell’ordine, presidiano il centro migranti di Jesolo per impedire che qualcuno dei richiedenti asilo possa uscire e violare la quarantena e le disposizioni di sicurezza imposte per evitare nuovi focolai. Nonostante il dispositivo di controllo, però, non si può escludere che in queste ore, qualcuno degli ospiti possa aver superato il presidio di polizia e carabinieri, approfittando di qualche momento di confusione o tensione.

 LA QUESTIONE SANITARIA Un momento difficile su più fronti, dunque.
Perché da un lato c’è la questione sanitaria, che ha assoluta priorità data la situazione di emergenza. Dall’altro, c’è anche da tenere in considerazione il fattore sicurezza, perché covid e migranti non sono le uniche grane di cui dovrebbero occuparsi le forze di polizia. «Da una settimana a Jesolo se qualcuno chiama il 113 non trova una volante disponibile, tutte le forze sono state concentrate davanti alla sede della Croce rossa - attacca il segretario provinciale del sindacato di polizia Siulp, Diego Brentani - non è possibile che tutti i poliziotti siano costretti a fare la guardia alla spiaggia per 24 ore al giorno. Non è questo il modo di lavorare, la tensione è arrivata alle stelle». Anche perché, di fatto, dal ministero quest’anno rinforzi non ne sono arrivati. «Nemmeno un uomo in più, senza contare - continua Brentani - che per noi non ci sono neanche i soldi per pagare i cinturoni. La questione migranti è al limite - prosegue - da Lampedusa i colleghi ci dicono che gli hub stanno esplodendo, presto verranno redistribuiti ovunque. Come faremo a contenerli? In questi giorni per la questura di Marghera ne sono già passati una cinquantina di nuovi, con che forze possiamo gestire questa nuova ondata?» Intanto la giornata di ieri nella struttura di via Levantina è stata ancora una volta all’insegna delle tensioni e delle proteste. A metterle in atto una decina di richiedenti asilo nigeriani che per gran parte della giornata hanno protestato e chiesto di uscire. Dopo le proteste di giovedì mattina i migranti avevano inscenato una manifestazione anche in serata, chiedendo per l’ennesima volta di lasciare il centro. A respingerli le forze dell’ordine schierate in tenuta antisommossa. E il copione si è ripetuto ieri. Ad accendere la miccia è stato l’arrivo al centro dei tecnici del Dipartimento di prevenzione dell’Ulss 4 che doveva sottoporre i richiedenti asilo a un nuovo tampone, il quarto per alcuni. Ma il gruppo ha raggiunto l’ingresso principale opponendosi al test. A vigilare, ancora una volta agenti della polizia, guardia di finanzia e i soldati dell’esercito che hanno presidiato l’intera area. Sul cancello i manifestanti hanno esposto due striscioni di protesta, ribadendo di voler uscire e di non aver il Covid. Ed è stato a questo punto che è nato un lungo tira e molla per cercare di convincere il gruppo a effettuare l’esame. In prima linea per seguire l’evolversi della situazione, anche il direttore generale dell’Ulss 4 Carlo Bramezza. Il risultato è stato raggiunto dopo quasi 4 ore di trattativa, quando il personale sanitario ha effettuato il test direttamente nel parco del centro nel tentativo di stemperare gli animi. In base all’esito degli esami, che sarà disponibile nelle prossime ore, verrà deciso se i profughi potranno uscire: se tutti saranno negativi ci potrà essere la possibilità di uscire, nel caso contrario, come da prassi, tutti dovranno continuare la quarantena. In questo contesto i momenti di tensione sono proseguiti anche nel pomeriggio, con il solito gruppo intento a urlare «aiuto» e a chiedere di uscire nella recinzione a ridosso della colonia comunale. «Per poter uscire dal centro – spiega il sindaco Valerio Zoggia – è indispensabile che queste persone siano tutte negative, con i 4 positivi riscontrati a metà quarantena tutto è ripartito da zero. Questa vicenda conferma la difficoltà nel gestire i migranti in questa struttura, sappiamo che è difficile individuare altre aree ma è opportuno svuotare la Croce rossa il prima possibile». 
Ultimo aggiornamento: 10:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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