Ivonne, il mago dei telescopi, con la licenza di quinta elementare

Giovedì 4 Ottobre 2018 di Vittorio Pierobon
Ivonne, il mago dei telescopi, con la licenza di quinta elementare
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Il capanno, di pochi metri quadrati, si trova in un anonimo cortile, fuori da uno dei tanti capannoni emblema del Nordest produttivo. È chiuso con un semplice lucchetto, all'interno sembra di essere in una base della Nasa. Con un tasto si aziona il comando che apre la cupola, con un altro bottone un telescopio si alza e punta verso il cielo. È un'immagine surreale: in una stradina di Jesolo Paese, c'è un osservatorio spaziale assolutamente sconosciuto. «L'ho costruito tutto da solo, comprando i pezzi nelle bancarelle dell'usato», racconta con la massima semplicità Ivonne (ma per tutti è più semplicemente Ivone) Montino, 76 anni, meccanico, titolare di un'officina specializzata in torniture e fresature. E, quando dice tutto da solo, intende davvero tutto, dalla più piccola vite alle lenti con precisione al decimillesimo di millimetro. Costruisce, o meglio riproduce tutto nella sua officina. Non c'è pezzo di motore che lui non sappia ricostruire identico all'originale.

L'AUTODIDATTA
Un mago, una sorta di Archimede, a cui si rivolgono le più grandi case automobilistiche per far ripartire le auto storiche, prive di alcune componenti del motore. Ivone fa tutto da solo. Ingegnere? Fisico? Astronomo? Tecnico informatico? «Ma cosa - si schernisce divertito - io ho studiato fino alla quinta elementare, poi ho cominciato a lavorare con mio padre in officina. Mi piaceva molto adoperare il tornio e la fresa, c'è qualcosa di creativo. Tutto quello che so l'ho imparato da solo. Ho cominciato con due libri di astronomia di mio fratello Pierluigi, che frequentava il liceo scientifico. Lui non li ha mai aperti, io li ho divorati, ero affascinato dalla scoperta dell'universo. Da quel momento ho capito che volevo studiare le stelle e per questo ho deciso di costruire il telescopio con le mie mani. Per scrutare il cielo». Per la cronaca, il fratello che non ha mai aperto i libri di astronomia opera nel settore farmacologico ed è uno stimato professionista, Ivone con la quinta elementare ha in officina tre telescopi del valore di centinaia di migliaia di euro fatti in casa. Come se fosse un gigantesco Lego.
L'INCREDIBILE STORIA
Incredibile, lecito avere dei dubbi. Come ha fatto? «La mia fortuna è stata la caduta del Muro di Berlino - spiega seriamente Montino - Con il crollo dell'impero sovietico sono stati saccheggiati gli arsenali militari e i centri spaziali. Materiale fantastico di alto pregio è finito al mercato nero o più semplicemente nelle bancarelle ai mercatini dell'usato. Dalle armi atomiche agli strumenti più sofisticati». Si muove tra i banconi dell'officina, dove in un disordinato ordine, lui tiene tutta la sua attrezzatura.
Apre un armadietto e tira fuori un paio di vetuste cassette di legno. «Guardi - dice con gli occhi che brillano - questi sono strumenti di misurazione formidabili. Pezzi di vetro che vanno dai 50 centimetri al millesimo di millimetro. Sono campioni che consentono di ottenere qualsiasi misura intermedia. Li facevano con un vetro super resistente soprattutto indeformabile. Ma questo è solo un esempio, i russi erano molto più avanti di quanto si credesse. Questa scatola magica vale migliaia di euro. Io l'ho comprata in un mercatino per 10-20mila lire. Nessuno sapeva a cosa servisse». Più parla, più si infervora. Non vorrebbe raccontare, perché è schivo. Non ha mai cercato la pubblicità.
IL FIGLIO CAMPIONE
«Non deve scrivere di me, ma di mio figlio Samuele, lui è un fuoriclasse». È un'altra storia, ugualmente particolare. Samuele, è sempre stato un campione di windsurf a livello nazionale. Pochi anni fa ha smesso per motivi anagrafici, ma il richiamo della passione è stato più forte e quest'anno ha deciso di ricominciare. A 47 anni si è presentato, con pochissimo allenamento, ai campionati italiani a Porto Liscia Coluccia in Sardegna e ha vinto il titolo assoluto. Ora punta al mondiale del 2019. «Lui è il vero genio della famiglia - insiste il padre - anche in officina è più bravo di me». Due stili diversi, Samuele è più artista, papà Ivone più pratico, temprato dalla vita.
GLI ESORDI
Ha cominciato come ragazzo di bottega, dopo il miliare in Aeronautica. Suo padre lavorava nell'azienda agricola Piave Isonzo dell'armatore genovese Arnaldo Bennati, il mitico presidente del Grande Venezia calcio. Montino senior era una sorta di factotum di fiducia. Bennati sapeva che voleva sistemare il figlio e un giorno gli disse: «In porto a Venezia c'è una mia nave in disarmo. Va a bordo e prendi tutti gli attrezzi che ti servono per l'officina per Ivone».
Così è nata nel 1950 l'Officina meccanica Montino, giunta alla terza generazione. I clienti sono cambiati, ora Ivone si occupa di Ferrari, Maserati, Bugatti, Alfa Romeo. Solo modelli storici, fuori produzione. Lui non vuole avere a che fare con motori con centraline elettroniche computerizzate. Preferisce i vecchi pistoni. Dategli un catorcio e lo trasforma in una fuoriserie. Una volta un carrozziere di Padova gli chiese aiuto: aveva una vecchia vettura di un collezionista inglese, ma non riusciva a trovare il numero di telaio e soprattutto a capire che macchina fosse. «Il vecchio telaio era stato rivestito - racconta Ivone - per renderla più moderna. Io ho capito che bisognava spogliarla per scoprire che macchina era. Ho tolto tutto il rivestimento e ho trovato il numero di telaio: era l'Alfa Romeo con cui Tazio Nuvolari aveva vinto all'isola di Mann, che si credeva fosse andata distrutta. Il valore di quella vettura è passato da poche decine di migliaia di euro a un milione e 200mila. Sto ancora aspettando un grazie».
LA GRANDE DOTE
La grande abilità di Montino sta nel ricostruire i pezzi mancanti, ormai fuori produzione: carburatore, spinterogeno, compressore, cambio. Lui ricostruisce tutto. Pezzi unici. Chissà quanto si fa pagare? «Macchè, lavoro ad ore più il costo della materia prima. Ho scoperto che i ricchi fanno fatica a pagare». Sfoglia un album di foto e mostra decine di auto storiche passate per la sua officina. O meglio rimesse in moto da lui. Tra i proprietari ci sono grandi nomi dell'imprenditoria italiana. Lui chiede il totale riserbo. «È gente che non ama far sapere queste cose».
Forse avrebbe potuto diventare molto più ricco, avrebbe potuto far fruttare meglio il suo talento. «Non mi interessano i soldi - taglia corto - voglio fare quello che mi piace». E lo dice accarezzando un altro telescopio, più piccolo, ma più potente. «Con questo si arriva a milioni di anni luce. Io alla notte dormo molto poco, passo ore a guardare le stelle e a fotografarle. Mi perdo a pensare a quanto è grande l'universo. Milioni, miliardi di stelle. E io dovrei sentirmi importante, perché sono capace di usare il tornio?» Schiaccia un bottone e la cupola dell'osservatorio si chiude. L'officina torna anonima.
 
Ultimo aggiornamento: 16 Ottobre, 12:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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